Boston, una città dove gli italiani hanno fatto storia

BOSTON – Mark Twain, in una occasione, scrisse: “A New York chiedono quanto denaro hai? A Filadelfia chiedono: chi sono i tuoi genitori? A Boston chiedono: quanto sai?”. Ecco, non ci poteva essere una descrizione migliore di una città, Boston, in cui di cultura e di arte é impregnata anche l’aria che si respira. L’ambiente bohème é di casa non solo nelle università, nei centri culturali o nei circoli intellettuali ma anche nei “pub” e nei locali più popolari, come ad esempio Starbuck.

Boston, considerata dai più la capitale del New England, fu fondata da alcuni coloni giunti dall’Inghilterra nel 1630. Da allora, é sempre stata al centro dei più importanti avvenimenti della storia dell’indipendenza americana. Basta ricordare il “Massacro di Boston”, accaduto nei pressi dell'”Old State House”, il 15 marzo del 1770. Questo, affermerebbe più tardi John Adam, il secondo presidente degli Stati Uniti, fu la scintilla che accese la fiamma della ribellione contro il dominio inglese nelle 13 colonie americane. O l'”Assedio di Boston”, che si concluse con l’entrata trionfale di Washington nella città. Era il 17 marzo del 1776, una data importante: i ribelli entravano per la prima volta in un territorio libero da inglesi in armi.

Boston, oggi, é una metropoli tranquilla, la ventunesima in numero di abitanti; una metropoli borghese e, per certi versi anche provinciale, in cui si é riusciti a conciliare la storia – come ad esempio l'”Old State House” dal cui balcone venne letta la “Dichiarazione d’Indipendenza” ai bostoniani, e che è conservato come un piccolo gioiello – con l’uragano della modernità, con le sue superstrade e i grattacieli del “Financial District”. Boston, con i suoi giardini e i suoi spaziosi marciapiedi, é anche una città a misura d’uomo.

Se la modernità é una delle principali caratteristiche della città, visto che dal 1957 ad essa furono immolati interi quartieri, distrutti e ricostruiti seguendo canoni avveniristici, la fama di Boston deriva dalle scuole, dalle sue università, dai centri di ricerca, dalle sue cliniche e ospedali.

Non é un caso che la città, oggi, sia considerata l'”Atene” degli States. E’ una reputazione meritata, ben guadagnata. Ed infatti, in essa, e nella sua periferia, sorgono tra i più qualificati centri di ricerca collegati alle più famose università al mondo. L’Università di Boston é tra le prime 5 degli Stati Uniti ed anche la quarta fonte d’impiego della città. Vi sono, poi, le università di Harvard, la più antica degli Stati Uniti; del North Eastern e il mitico Massachusetts Institute  of Technology. Tutti istituti, questi, che hanno sfornato, negli anni, ricercatori premiati col “Nobel”.

Se l’educazione media e superiore rappresentano un punto di riferimento obbligato per qualunque paese che voglia fare dell’eccellenza il punto di partenza e di arrivo; non meno importanti sono gli istituti di ricerca nell’ambito della medicina. Famosi sono il Centro Medico Beth Israel Deaconess e la scuola di medicina di Harvard, solo per menzionarne due.

E’ qui, in questo lembo degli Stati Uniti, che tanti italiani dalla fine dell’800 al secolo scorso, sono approdati in cerca di quel sogno che la Madrepatria gli negava. Alcuni hanno avuto più fortuna di altri, ma tutti con il loro sacrificio, hanno contribuito allo sviluppo economico, sociale, culturale degli Stati Uniti. Insomma, dal lontano 1860, da quando cioè i primi emigranti italiani – in maggioranza abruzzesi e avellinesi – si stabilirono a Orient Height, sono trascorsi tanti, tantissimi anni. Oggi gli italiani di Boston, che secondo il censimento del 2010 rappresentano l’8,3 per cento degli abitanti della città, sono parte integrante di una società proiettata verso il futuro; protagonisti nella costruzione di un mondo migliore.

(Invitiamo alla lettura delle interviste nella sezione Italiani nel Mondo)

Mauro Bafile