Vertice Italia – Venezuela: tra ottimismo e perplessità

CARACAS – Nonostante il vertice bilaterale tra Italia e Venezuela – avvenuto il 17 giugno scorso – non abbia avuto il risalto che probabilmente gli sarebbe spettato nel Belpaese, all’interno della nostra collettività l’evento politico è stato oggetto di dibattiti ed è stato seguito con estrema attenzione.

Abbiamo raccolto le impressioni e gli stati d’animo suscitati dall’evento tra alcuni eccellenti membri della nostra comunità – cercando di raggiungere quante più voci possibili – poiché è indubbio che gli argomenti trattati ci riguardino molto da vicino.

I temi sui quali ci siamo confrontati ruotano attorno agli accordi di massima relativi ad un nuovo impulso alla sinergia economica tra i nostri due paesi, al ruolo della nostra collettività – ricordiamo le belle parole spese dal Ministro degli Esteri Bonino, che ha elogiato il ruolo da noi svolto nella storia e nel presente della vita venezuelana – e ancora alla circostanze riguardo l’incontro tra i due capi di stato che mancava da quasi dieci anni.

Con il sempre disponibile Segretario Generale della Camera di Commercio Jean Pietro Cattabriga abbiamo amabilmente interloquito rispetto alla programmata nuova collaborazione in ambito economico. Il Dott. Cattabriga si è mostrato favorevolmente colpito all’idea dello sviluppo di distretti industriali nel territorio venezuelano, seppur abbia ricordato l’attuazione non semplice, vista la “differenza di vedute tra Italia e Venezuela e la diversa filosofia economica dei due paesi”, per questo la strada per la loro realizzazione non appare completamente in discesa.

-L’Italia e gli italiani avrebbero molto da insegnare in questo campo – ci ha spiegato – ma le stesse cooperative non sono viste come in Italia.

Tuttavia ha tenuto a sottolineare come alcuni benefici importanti già siano stati portati dall’organizzazione delle cooperative in alcune zone del Venezuela: “c’è molto da fare, ma molto già si sta facendo. Per esempio a Maracay, esiste un distretto dei mobili che vanta un discreto successo a livello di produttività. Allo stesso modo nel Sud, nel settore ferroviario, relativamente al progetto a lungo termine a cui Chavez diede impulso e portato avanti in collaborazione con grandi aziende italiane come Impregilo; ancora nella stessa zona le coltivazioni agricole, specialmente di pomodori, potrebbero essere sviluppate in maniera analoga, con grossi vantaggi per le piccole aziende”.

Secondo l’espero Presidente, però, il problema vero riguarda “la politica dei finanziamenti, dato che il governo italiano cerca fondi in loco, al contrario di Spagna, Portogallo o Cina”.

Riguardo invece il ruolo ricoperto dalla collettività italo-venezuelana, il Dott. Cattabriga ha sottolineato che effettivamente un cambiamento c’è stato: “All’epoca dei pionieri c’era tutto da fare, anche se oggi sicuramente c’è una notevolissima rappresentanza di nuovi imprenditori italo-venezuelani, che con le loro risorse continuano il lavoro degli avi e senza dubbio proseguiranno”.

Abbiamo chiesto un parere anche al Presidente del Centro Italo Venezuelano di Caracas Pietro Caschetta, che come suo solito ci ha risposto molto apertamente riguardo al ruolo che la nostra comunità italiana ha svolto e continua a svolgere in questo paese: “La nostra è una funzione importante e lo sarà ancora più, basti pensare all’accordo di amicizia sottoscritto l’anno scorso tra Italia e Venezuela nel contesto dell’Assemblea Venezuelana, con l’appoggio del Presidente della Commissione per la Politica Interna, il deputato Elvis Amoroso.

È per questo motivo che il Presidente Caschetta afferma che “tra i due paesi intercorre un legame di reciproco rispetto, sia per le attività culturali sul piano sociale, sia per il nostro apporto nello sviluppo economico del Venezuela, soprattutto dal punto di vista della tecnologia industriale, delle costruzioni civili e del commercio bilaterale”.

-Il dialogo ed il rispetto vanno ricercati sempre – precisa con lungimiranza – a prescindere dalle individuali e normali divergenze di carattere politico, poiché il nostro è un contributo bidirezionale.

Ha giudicato quindi l’incontro in modo molto positivo, nella convinzione che continui nel “sostenere importante e costante alle istituzioni, perciò dobbiamo essere solidali con il collettivo e ricercare quel che unisce i nostri due paesi – ciò che veramente è rilevante – perché in questa prospettiva la nostra collettività è legata allo stesso modo al Venezuela e all’Italia, per questo non possiamo sentirci svincolati da nessuno dei due paesi e porteremo avanti con tutta la forza possibile questo legame di continuità”.

Abbiamo inoltre interpellato l’attento Angelo Crincoli, membro di vecchia data di Cavenit e oggi parte della Giunta Direttiva.  In proposito ha confermato che “la cooperazione tra Italia e Venezuela c’è sempre stata ed in questo senso il nuovo accordo sembra assolutamente positivo, specialmente se si tradurrà in una maggiore apertura del mercato che rappresenti un punto di partenza per nuove partnership nei settori delle infrastrutture, dell’agroalimentare, della tecnologia e della siderurgica”.

-Naturalmente dipende dalla volontà di dare continuità effettiva e di concretizzare questa sinergia – ha puntualizzato – noi italo-venezuelani siamo sempre stati all’avanguardia nello sviluppo del nostro paese d’adozione sia come risorse economiche che dal punto di vista del lavoro, sempre pronti a fare il primo passo e ancora oggi stiamo scrivendo una pagina importante nello sviluppo sociale ed economico.

L’ex Presidente del CIV di Caracas Mario Chiavaroli – gentilissimo nel dedicarci il suo tempo nonostante si trovasse fuori città – ha invece mostrato un certo scetticismo riguardo le reali ragioni che hanno spinto i vertici del governo venezuelano a recarsi in visita politica nel nostro paese. Secondo il Dott. Chiavaroli infatti l’Italia è stato il primo paese ad essere visitato per ragioni congiunturali, vista la “contemporaneità dell’incontro con Papa Francesco e il ricevimento con consegna dell’annesso premio per i traguardi raggiunti in materia di politiche alimentari presso la Fao a Roma”. In questo senso “gli accordi in ambito commerciale” sarebbero stati una “conseguenza delle circostanze”.

Raggiunto telefonicamente, Michele Coletta – esperto membro del CGIE di Maracaibo – ci ha fornito un’interessante analisi del ruolo che svolge la collettività italiana nel mondo: “Forte, ma potrebbe esserlo molto di più se esistesse una politica di stato che infondesse in tutti gli italiani all’estero, non solo in Venezuela, un desiderio di aiutare l’Italia in questa epoca di bisogno poiché c’è innanzitutto l’opportunità per farlo e secondo poi perché ne guadagnerebbe l’italianità nel mondo.

-Se la Germania o la Spagna –conclude il Dott. Coletta – avessero 60 milioni di concittadini sparsi nel mondo, oggi costituirebbero un punto di riferimento a livello globale, molto italiani all’estero invece pensano solo a benefici materiali come il passaporto o la pensione sociale, impedendo un maggiore sviluppo del nostro paese d’origine”.

Lorenzo Di Muro