Alta tensione Pdl-Pd. Il premier rassicura: “Rispetto dei patti”

ROMA  – La scarpa non l’ha battuta sul tavolo di Bruxelles ma la tentazione di farlo su quello di Roma di certo l’ha avuta: una trasferta defatigante quella di Enrico Letta che impegnato sul fronte caldo dell’Europa, ha dovuto anche destreggiarsi con le grane ‘domestiche’ tenendo sotto controllo la nuova fibrillazione scoppiata tra Pdl e Pd sul fronte giustizia.

Telefoni roventi nelle ultime ore sull’asse Roma-Bruxelles a seguito di quello che i Democrat, sospettosi, hanno interpretato come subdolo tentativo (da parte del Pdl) di utilizzare il ddl riforme come cavallo di Troia per piegare le gambe all’autonomia degli invisi magistrati. Una mossa che ha rinfocolato lo scontro tra Pd e Pdl e che le rassicurazioni giunte da Gaetano Quagliariello (‘le toghe resteranno fuori dalle modifiche costituzionali’) non hanno fatto rientrare.

Ma Letta ha avuto gioco facile ad agganciarsi alle parole del ministro delle Riforme per dire che la polemica era rientrata dopo il chiarimento di Quagliariello. D’altra parte quello che conta per il premier è che, al di la’ delle tensioni (fisiologiche per le larghe intese) resti però, un punto fermo, ossia il sostegno di Berlusconi al suo esecutivo.

Ed è esattamente la rassicurazione che il Cav ha dato pure ieri e anche a nome di ”tutto il Pdl” (”un sostegno convinto e leale”, ha detto). Però Berlusconi riagganciandosi alle sentenze che lo riguardano (”grottesca” ha definito quella del processo Ruby) ha anche detto che la giustizia ha bisogno di una ”profonda riforma”.

Per Enrico Letta era comunque urgente ristabilire al più presto la tregua con i ‘falchi’ del Pdl per non ingenerare pericolose controreazioni, specie dopo l’altolà dei duri del Pd come Matteo Orfini (‘se il Pdl ci prova sulla giustizia il governo cade’), ma anche di Guglielmo Epifani (‘il provvedimento sulla giustizia muore prima di nascere perchè non siamo d’accordo’).

Ma la grana resta tra i piedi del premier perchè poi anche lo stesso Quagliariello (e anche Schifani) ha detto che se si apportano modifiche al ruolo del capo dello Stato è giocoforza andare a toccare aspetti che riguardano la giustizia e la magistratura. Anche da qui la probabile ritorsione del Pdl che ha scaricato la sua irritazione sul vertice europeo: mentre Letta decantava i ”successi’ di Bruxelles, dal centrodestra è salito un coro di generale scontento, come fosse partito un ordine di scuderia. E parallelamente è proseguito il consueto martellamento sulle misure relative all’Iva e all’Imu, con Renato Brunetta che sempre più barricadero e minaccioso ha alzato la posta e ha anche lanciato una nuova sfida sui debiti della P.A alle imprese (40 miliardi).

– Siano pagati tutti entro il 2013 (anzichè spalmarli sul 2014) – ha detto.

Ma Letta questa volta ha alzato la voce:

– Se il fuoco amico lo considero uno stimolo a fare meglio’ – ha detto – e saranno rispettati i patti su Iva e Imu, ma sia chiaro una volta per tutte che io non sfascio i conti”.

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