Pd, tutti i big riuniti. Renzi non va e attacca

ROMA – Quattro ministri, i capigruppo, numerosi big. Pesavano le presenze alla riunione dei bersaniani in una sala, al Nazareno, affollatissima come neanche durante le direzioni. Ma pesavano ancora di piu’ le assenze, una su tutte: Matteo Renzi, pur se oggi a Roma, ed i suoi che, nonostante l’invito, hanno preferito non partecipare.

– Non c’è nessun correntone anti-Renzi, lui gioca un po’ a fare la vittima ma secondo me sbaglia a non esserci – gli manda a dire D’Alema.

– Non debbo chiedere il permesso a D’Alema per candidarmi. Invece di passare il pomeriggio a discutere le mosse anti Renzi, si diano loro una mossa –  è la porta in faccia del sindaco.

L’argomento dell’iniziativa non è di poca portata: trovare, al di la’ dei candidati, l’ordine del giorno del congresso autunnale. Perchè, come avverte Dario Franceschini, dopo Berlusconi ”dobbiamo trovare un nuovo collante o non si sta insieme e dobbiamo mescolarci perchè negli ultimi mesi siamo finiti a comunisti e democristiani, neanche più a Ds e Margherita”.

Alla chiamata sul documento ‘Fare il Pd’ hanno risposto in tantissimi: oltre a Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema, Guglielmo Epifani, i ministri Franceschini, Zanonato, Orlando e Carrozza, alcuni viceministri, come Stefano Fassina e i rappresentati di tutte le correnti del Pd, compresi i lettiani Marco Meloni e Alessia Mosca. Dei big mancano, invece, Walter Veltroni, pronto a sostenere il sindaco di Firenze al congresso, Fabrizio Barca, Rosy Bindi (ma ci sono alcuni dei suoi) e Piero Fassino. C’è anche l’unico candidato ufficiale alla guida del Pd Gianni Cuperlo, che va avanti con il sostegno di D’Alema che, a quanto si apprende, ha promosso una cena per convincere indecisi e scettici sulla candidatura dell’ex ds. Un parterre fittissimo che alimenta il sospetto dell’ex rottamatore e dei suoi di una congiura della vecchia maggioranza dem contro di lui. Anche se sono stati i renziani a snobbare l’incontro e l’unico esponente d’area, Giacomo Del Rigo, è in sala, al via della riunione, per errore, ”ho dimenticato la borsa” e se ne va subito. Tutti chiariscono che non e’ riunito, come dice Alfredo D’Attorre, ”un fronte di resistenza per oscurare la popolarità di qualcuno”. Ma il sindaco snobba tutti e torna ad attaccare le correnti:

– Basta con le correnti. Oggi si è riunita una corrente del Pd, cosa del tutto legittima ma è meglio pensare ad altro.

Fronte anti-renziano o meno, è chiaro che ad unire i presenti alla riunione è un’idea precisa sul congresso: la divisione tra il ruolo di segretario e quello di candidato premier, in primis, perchè, afferma Giuseppe Fioroni, ”se facciamo una regola che impedisce a Letta di candidarsi entriamo nel guiness dei primati mondiali”.

Tutti apprezzano la proposta di Epifani di fare prima i congressi locali e poi quelli nazionali, altra mossa che dai renziani viene vista come modo per far vincere il candidato degli iscritti e non delle primarie.

– Ci diano una data, non vorrei che rinviassimo – incalza Renzi.

Ma soprattutto si respira allergia verso l’idea di un leader che conti più del partito.

– I leader – ribadisce Bersani – sono pro tempore, o pensiamo a un partito-protesi del leader, un partito salmeria, un partito bad company?.

Idee comuni che alimentano l’ipotesi di un futuro asse congressuale su un candidato alternativo al sindaco. In realtà i giochi si faranno solo dopo che Renzi deciderà se candidarsi o meno. Perchè è chiaro che se l’area bersaniana non appoggerà mai il sindaco, i lettiani andranno in ordine sparso (ieri mancava Francesco Boccia che nelle ultime settimane ha lavorato per un patto Renzi-Letta), Franceschini valuterà:

– Spero che Epifani incontri Renzi, dal 1996 lo sport è stato logorare il leader ma questo non va fatto con Renzi.