Mediaset: ultimo atto, 30/7 Berlusconi in Cassazione

ROMA  – Il rischio prescrizione ha fatto galoppare, in Cassazione, la fissazione dell’udienza per il processo Mediaset nel quale l’ex premier Silvio Berlusconi ha riportato in appello la condanna a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a cinque di interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria che lo estrometterebbe dal Senato. La Suprema Corte, infatti, avvertita dagli uffici giudiziari milanesi che per uno dei due reati contestati al ‘Cav’ hanno calcolato la mannaia della prescrizione per agosto, è corsa ai ripari e ha fissato al 30 luglio, tra venti giorni, le lancette del verdetto che più mette in ansia l’ex premier, con ripercussioni sul Pdl, già in fibrillazione, e sul governo.

L’accelerazione impressa a una tabella di marcia che, sulla carta, avrebbe potuto protrarsi anche fino ai primi mesi del 2014 – passano circa otto mesi dall’arrivo di un ricorso penale in Cassazione all’udienza – si è fatta sentire, negativamente, anche sugli affari della famiglia Berlusconi. Il titolo Mediaset è stato sospeso per eccesso di ribasso e ha chiuso, a Piazza Affari, con un crollo del 3,56%.

– Sono esterrefatto dalla fretta con la quale la Cassazione ha fissato l’udienza – ha esclamato appena appresa la notizia del ‘timing’ il professor Franco Coppi, il ‘principe’ dei penalisti sul quale l’ex premier ha scommesso il tutto per tutto nell’ultimo atto del processo Mediaset che lo vede imputato insieme all’egiziano Frank Agrama e agli ex manager Mediaset Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano -. In questo modo si comprimono i diritti della difesa: è una data che ci cade tra capo e collo – ha detto ancora Coppi – e ora dovremo fare in 20 giorni quello che pensavamo di fare con maggior respiro. Ci batteremo comunque per ottenere l’annullamento con rinvio della sentenz.

Per l’altro legale del ‘Cav’, Nicolò Ghedini, questa fissazione lampo “davanti alla sezione feriale, dopo un tempo eccezionalmente breve dalla conclusione del processo d’appello avvenuta lo scorso otto maggio, non ha precedenti, se non in casi rarissimi con imputati detenuti”. Tesi respinte dal leader dell’Anm Rodolfo Sabelli che si dice “molto sorpreso da queste polemiche sulla Cassazione che si è limitata ad applicare quanto previsto dalla legge: nei confronti di Berlusconi non c’è stato alcun trattamento di sfavore per il quale meravigliarsi o scandalizzarsi”.

Dalla Suprema Corte, fonti autorevoli spiegano che “l’ufficio giudiziario di Milano si è comportato come si comportano gli uffici diligenti, ossia segnalando l’imminenza della prescrizione di uno dei reati addebitati. E non ha alcuna importanza se c’è un altro reato che si prescrive nel 2014, perché il dovere del magistrato è quello di evitare ogni prescrizione, non solo quella che cade per ultima”. Per quanto riguarda l’iter del ricorso di Berlusconi, le stesse fonti spiegano che “è la legge del 1969 sulla sospensione delle udienze dal 25 luglio al 15 settembre, per consentire agli avvocati di andare in ferie, a stabilire che le uniche udienze che si devono celebrare sono quelle con detenuti per i quali è prossima la scadenza dei termini di custodia e quelle per le quali, nel periodo di sospensione, maturerebbe la prescrizione di uno o più reati”. Dalle stanze dei ‘bottoni’ del Palazzaccio concludono, dunque, che con la vicenda Mediaset “si è solo seguita la prassi che impone al magistrato il dovere di evitare tutte le prescrizioni, anche perché la pena è diversa nel caso in cui un reato si prescriva anche se un altro rimane ‘attivo'”.

Il Pdl fa quadrato
Tenetevi pronti a tutto. A questo punto io non garantisco piÚ nulla. E’ dura la reazione a caldo di Silvio Berlusconi che non contiene piÚ la rabbia con i parlamentari che lo cercando al telefono per manifestargli vicinanza dopo la decisione della Cassazione di calendarizzare per il 30 luglio l’udienza per il processo Mediaset.. Notizia che di fatto rompe ogni schema che dava non prima dell’autunno il pronunciamento della Suprema Corte.

L’ex capo del governo a differenza delle volte precedenti sceglie di trincerarsi dietro l’assoluto silenzio evitando anche di replicare con una nota scritta e lasciando solo ai suoi legali e all’interno Pdl, ministri compresi, di alzare gli scudi a sua difesa. Berlusconi sceglie di disertare la riunione del gruppo dei deputati  e quella odierna con i senatori anche se l’input dato ai suoi é quello di preparare una dura controffensiva. Spetterá dunque ai gruppi a cui prenderà parte tutta la delegazione governativa, Alfano in testa, decidere cosa fare.

Il Cavaliere sulla questione sarebbe stato abbastanza netto: Ho sempre detto che il governo non c’entra nulla con le mie vicende giudiziarie – è il ragionamento – ma non possono continuare ad essere vittima di un tiro al bersaglio. E’ chiaro che la decisione di appoggiare un governo di larghe intese e dare stabilità al Paese non è servita a nulla visto che il disegno di certa magistratura continua ad essere quello di eliminarmi.

Piuttosto che stare a guardare dunque l’ex capo del governo avrebbe accarezzato l’ipotesi, caldeggiata con forza dall’ala dura del partito, di tornare alle urne. Un’idea pero’ che poi a freddo lo stesso Berlusconi ritiene irrealizzabile per diversi motivi: l’incubo di Matteo Renzi come sfidante ed il rischio di un divario troppo grande da recuperare, la possibilità poi che il Pd crei una maggioranza alternativa (magari con sel e grillini) impedendo lo scioglimento delle Camere. A questo si aggiunge poi il semestre europeo a guida italiana.

Alla riunione del gruppo invece si discute di cosa fare. L’idea che serpeggia è quella di organizzare una grande manifestazione a difesa del Cavaliere e contemporaneamente mettere in guardia l’esecutivo chiedendo che si riapra in fretta e furia il dossier giustizia che al momento era stato accantonato, mettendo in chiaro che da ora in poi ogni provvedimento avrà vita dura alle Camere.

Che la situazione rischi di precipitare lo si era subito intuito dalle dichiarazioni di Franco Coppi, avvocato dell’ex capo del governo che mai aveva rilasciato commento sulle vicende vicende giudiziarie del Cavaliere.

Il vice premier Alfano, dal canto suo, si augura che ”la stessa celerità” la giustizia la metta in pratica ”con chi è meno famoso”. Il coordinatore Sandro Bondi avverte: ‘

– Se il disegno è quello di eliminarlo allora si farà resistenza non violenta.Duro anche Luca D’Alessandro, segretario della commissione Difesa che non esita a bollare come ”Aberrante” il ”ticket mediatico-giudiziario che ha portato la procura di Milano ad esercitare pressioni a mezzo stampa presso la Cassazione, e che oggi ha spinto quest’ultima a fissare a tempo di record la data dell’udienza sul processo Mediaset”.

Una vicenda lunga 12 anni
Ecco le tappe principali della vicenda dell’inchiesta sui diritti tv Mediaset:

25 GIUGNO 2001: con le perquisizioni della Guardia di Finanza negli uffici di Mediaset a Cologno Monzese viene resa nota l’esistenza dell’inchiesta appena avviata.

19 FEBBRAIO 2005: I pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo notificano agli indagati, 14 in tutto, l’avviso di chiusura indagini.

26 APRILE 2005: I pm chiedono il rinvio a giudizio per 14 imputati tra cui Berlusconi, Confalonieri, Agrama e Del Bue.

28 OTTOBRE 2005: comincia udienza preliminare

7 LUGLIO 2006: il gup Fabio Paparella manda a processo 12 persone, tra cui Berlusconi, e proscioglie Candia Camaggi, ex dirigente di Fininvest Service di Lugano, e Giorgio Vanoni, già dirigente Fininvest.

21 NOVEMBRE 2006: Comincia il Processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale.

25 FEBBRAIO 2008: il processo si ferma fino al 21 aprile per le elezioni.

26 SETTEMBRE 2008: il processo viene sospeso dal Tribunale che ha accolto l’eccezione di leggittimità costituzionale del Lodo Alfano sollevata dai pm.

16 NOVEMBRE 2009: dopo la bocciatura del Lodo Alfano riprende il processo che viene però subito rinviato al 18 gennaio successivo.

19 APRILE 2010: il processo viene ancora sospeso per una questione di legittimità costituzionale della legge sul legittimo impedimento.

28 FEBBRAIO 2011: dopo la bocciatura parziale della legge sul legittimo impedimento il processo riparte.

20 APRILE 2011: Governo solleva il conflitto di attribuzione

5 OTTOBRE 2011: Consulta dichiara ammissibile il conflitto di attribuzione.

18 GIUGNO 2012: La Procura chiede pene comprese tra i 3 anni e i sei anni di carcere per gli imputati. Per Berlusconi una condanna a tre anni e 8 mesi.

22 OTTOBRE: Il tribunale si ritira in camera di consiglio.

26 OTTOBRE: Il tribunale condanna Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione (di cui tre condonati per l’indulto) e manda assolto Fedele Confalonieri. Per Berlusconi anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, condanna non immediatamente esecutiva. Condannati anche Frank Agrama a 3 anni, Daniele Lorenzano a 3 anni e 8 mesi, Gabriella Galetto a 1 anno e 2 mesi. Le altre sei persone finite sotto processo, tra cui il fondatore della Arner Bank Paolo Del Bue e Giorgio Dal Negro sono state assolte per prescrizione o con formula piena.

18 GENNAIO 2013: Davanti alla seconda corte d’Appello di Milano, presidente Alessandra Galli, comincia il processo di secondo grado che viene però fermato due volte dai giudici prima per via della campagna elettorale e poi in attesa della decisione della Cassazione sull’istanza di rimessione (presentata il 15 MARZO) respinta il 6 MAGGIO. In entrambi i casi i giudici non hanno sospeso formalmente il dibattimento ma hanno concesso lunghi rinvii, anche di un mese, dichiarando anche la sospensione della prescrizione.

1 MARZO: L’avvocato generale Laura Bertole’ Viale, rappresentante della pubblica accusa, ha chiesto la conferma delle quattro condanne inflitte in primo grado, tra cui i 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi. In pi+ù ha chiesto una pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione per Fedele Confalonieri e di 3 anni per Marco Colombo e Giorgio dal Negro. Quanto al banchiere Paolo Del Bue, la proposta del pg è stata conferma dell’assoluzione per intervenuta prescrizione e non nel merito come voluto dal suo difensore.

23 APRILE: La Consulta si è riunita in camera di consiglio per decidere sul conflitto di attribuzione sollevato nel marzo del 2010 dalla Presidenza del Consiglio in relazione a un’ordinanza con cui i giudici del Tribunale non avevano concesso il rinvio di un’udienza per un legittimo impedimento fatto valere da Berlusconi. La pronuncia della Corte Costituzionale è attesa per giugno.

8 MAGGIO: I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano confermano la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Con Berlusconi condannati gli allora manager di Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo ”socio occulto”, Frank Agrama (3 anni). Confermata l’assoluzione di Fedele Confalonieri.

19 GIUGNO: La Consulta risolve, dando ragione al Tribunale di Milano, Consulta, il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’ex premier Silvio Berlusconi a comparire nell’udienza del processo Mediaset del primo marzo 2010 in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri non programmato. Secondo la Consulta quel giorno venne meno da parte dell’imputato Presidente il principio della leale collaborazione tra poteri dello Stato.

19 GIUGNO: I difensori di Berlusconi presentano ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado.

1 LUGLIO: Arriva in Cassazione dall’autorità giudiziaria di Milano la segnalazione di imminente prescrizione di una parte dei reati contestati a Silvio Berlusconi.

9 LUGLIO: Il processo viene assegnato alla sezione feriale della Suprema Corte e viene fissata la data dell’udienza: 30 luglio. L’avvocato Coppi si dice ”esterrefatto” per la fretta, il Pdl insorge, il titolo Mediaset perde il 3,56 per cento in borsa.

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