No manovra ad ottobre, Ue: speculazioni

BRUXELLES  – Nessuna manovra d’autunno, nessuna nuova richiesta in arrivo da Bruxelles: la Commissione europea smentisce le voci di nuovi interventi per centrare gli obiettivi di finanza pubblica per il 2013 e anche il ministro del Lavoro Enrico Giovannini rassicura sui timori di nuovi sforzi in vista.

– Sono sicuro che il ministro Saccomanni sa tenere sotto controllo i conti, quindi ora non è previsto nulla del genere – spiega.

Ma intanto i conti italiani restano sotto stretta osservazione dell’Europa almeno finché i nodi Imu e Iva non saranno sciolti, e le coperture assicurate. Saltata la cabina di regia di ieri, si guarda all’appuntamento del 18 che in agenda aveva proprio l’Imu. Tutte le ipotesi sono ancora aperte e il Tesoro le sta esaminando a 360 gradi: dall’eliminazione completa dell’imposta sulla prima casa alla sua rimodulazione, il ventaglio delle ipotesi allo studio è ancora molto ampio. C’è anche la cancellazione per quest’anno in vista della nuova ‘tax service’ che dal 2014 dovrebbe comprendere Imu, Tares e le varie imposte locali che gravano sugli immobili.

– Stiamo ancora lavorando a un paniere da definire, cerchiamo una soluzione condivisa – ha detto il vice-ministro all’Economia, Luigi Casero, che ha spiegato come tra le priorità ci sono anche in cuneo fiscale e la detassazione del lavoro. Soluzioni in vista, invece ci sarebbero per il capitolo dell’Iva. Dopo le contestazioni sulla copertura prevista per lo slittamento dell’aumento a ottobre, realizzate con l’aumento dell’acconto Irpef, il Tesoro avrebbe già predisposto un paniere alternativo. Niente nuove tasse, bensì tagli di spesa che però, come da impegni del premier, non toccheranno né scuola né sociale.

Per questo i tempi sono stretti e le verifiche ‘politiche’ saranno fatte in tempo per presentare gli emendamenti al decreto all’esame del Parlamento. Sul nodo delle coperture, comunque, la Commissione Ue aspetta l’Italia al varco: se non saranno convincenti, gli interventi su Imu e Iva potrebbero costare una revisione delle previsioni economiche e portare fuori target il deficit che per il 2013 è al 2,9%, cioé pericolosamente vicino al tetto del 3%. Se si sforasse il parametro di Maastricht infatti, la conseguenza sarebbe facile da prevedere: a maggio si riaprirebbero le porte della procedura da cui siamo appena usciti, come è successo a Malta, che a maggio è tornata sotto procedura dopo soltanto un anno di ‘libertà’ sui conti. Questo perché la libertà sui conti, anche per chi è fuori da procedura, non è affatto totale: c’è il percorso di aggiustamento da rispettare (per l’Italia uno sforzo strutturale dello 0,5%) per rispettare l’obiettivo di medio termine (pareggio di bilancio strutturale) anche detto MTO. E anche se la ‘flessibilità’ Ue recentemente guadagnata ci venisse incontro proprio dandoci più tempo per raggiungere l’MTO, non sarà mai per quest’anno e soprattutto sarà fortemente limitata dalla nuova regola del debito, introdotta dal ‘six pack’: deve scendere di un ventesimo all’anno, pena sanzioni. Secondo i calcoli di Bruxelles, il debito scenderebbe al ritmo giusto se l’Italia facesse il normale aggiustamento strutturale verso l’MTO. Che significa tagliare le spese, o aumentare le entrate, o far risalire la crescita. Il prossimo appuntamento con la Commissione Ue è a ottobre, quando il governo dovrà presentare la bozza di finanziaria 2014, che potrebbe contenere gli altri interventi considerati prioritari per il governo e le parti sociali, come il taglio del cuneo fiscale sul lavoro. E a novembre la Commissione valuterà sia i piani per l’anno prossimo, sia i progressi sul fronte raccomandazioni: e già quella di spostare il peso della tassazione dal lavoro a consumi e proprietà, sembra disattesa.