Il coraggio di Malala all’Onu: “I alebani non ci fermeranno”

NEW YORK. – ”Oggi non è il mio giorno, è il giorno di tutti coloro che combattono per i propri diritti”: è una vera standing ovation quella che accoglie la giovane attivista pakistana nella grande sala del Trusteeship Council, al Palazzo di Vetro di New York. Malala, che oggi compie 16 anni, lo scorso ottobre è stata ferita alla testa dai talebani mentre tornava a casa da scuola.

– Ma non mi ridurranno mai al silenzio – assicura con orgoglio.

Arrivata al quartier generale delle Nazioni Unite per il ‘Malala Day’, giornata internazionale istituita in suo onore, la ragazza è stata salutata come una vera e propria eroina da centinaia di giovani, che insieme alle istituzioni dell’Onu le hanno riservato un applauso interminabile. Applausi a ripetizione anche durante il suo toccante discorso, il primo in pubblico da quando i talebani hanno tentato di ucciderla.

– In realtà non so da dove iniziare –  dice Malala, vestita di rosa e con indosso uno scialle di Benazir Bhutto, l’ex premier pakistana assassinata nel 2007, che da sempre ha considerato la sua eroina -. Oggi parlo per tutti coloro che non possono far sentire la propria voce – spiega con voce ferma e decisa -. Mi hanno sparato, hanno sparato alle mie amiche, pensavano che quel proiettile ci avrebbe zittito, ma hanno fallito.

La giovane pakistana è al Palazzo di Vetro per consegnare al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, la petizione per il diritto all’istruzione, da lei lanciata meno di un mese fa e che ha già raccolto 4 milioni di firme. Spiega che ”i talebani hanno paura del potere dell’istruzione e del potere delle donne”.

– Per questo uccidono – afferma -, perchè hanno paura.

Lei però, non vuole parlare di vendetta.

– Io –dice – sono la stessa Malala, le mie ambizioni sono le stesse, i miei sogni sono gli stessi. Non odio nessuno. Sono qui per parlare del diritto all’istruzione per tutti. Anche per i figli e le figlie dei talebani – chiosa – Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. Questa – prosegue – è la compassione che ho imparato da Maometto, Gesù Cristo e Buddha. Questa è la voglia di cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King e Nelson Mandela. Questa è la filosofia della non-violenza che ho imparato da Gandhi e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mia madre e mio padre.

– Malala tu sei la nostra eroina, la nostra grande campionessa, noi siamo con te, tu non sarai mai sola – l’ha quindi salutata il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Anche per lui ”gli estremisti colpendo lei hanno mostrato la cosa che temono di più: una bambina con un libro”.

E’ un compleanno da ricordare quello vissuto dalla giovane attivista, un compleanno vissuto lanciando un appello al mondo intero sul ruolo fondamentale dell’istruzione. E l’importanza di questa giornata è racchiusa nelle parole dell’ex premier britannico Gordon Brown, inviato delle Nazioni Unite per l’istruzione, che tra gli applausi scroscianti dei presenti afferma:

– Ecco la frase che i talebani non avrebbero mai voluto sentire: buon sedicesimo compleanno Malala!.

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