Caso Ablyazov, Alfano: “Il governo non sapeva”

ROMA – I vertici del Governo non sono stati informati della delicata vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayev, moglie del dissidente kazako Ablyazov, e questo rappresenta un fatto gravissimo che non si deve mai più ripetere. Per questo sono state accettate le dimissioni del capo di Gabinetto, Procaccini, e quelle del capo della segreteria del dipartimento, Valeri. E’ questa la linea del Governo che Angelino Alfano ha spiegato al Parlamento – prima al Senato e poi in serata alla Camera – mentre il Pd resta silenzioso e in attesa non nascondendo il forte disagio nel quale sta vivendo le ripercussioni interne di quello che ogni giorno che passa sta diventando sempre più un pasticcio di livello internazionale.

– In queste ore ci preoccupano le molte reazioni a livello europeo di una vicenda che non può essere derubricata ad esclusivo fatto interno –  spiega una fonte governativa dando voce ad alcune perplessità che si stanno materializzando anche a Bruxelles intorno ad una ‘spy story’ che ha ramificazioni in diversi Paesi. A partire dalla Gran Bretagna dove si trova in visita il premier Enrico Letta. Il quale continua a mostrare nervi saldi anche da Londra.

– Non ho dubbi che il governo andrà avanti e supererà questi ostacoli – ha replicato a un giornalista inglese che gli chiedeva se il governo avrebbe retto all’urto progressivo della vicenda kazaka e della eventuale condanna di Silvio Berlusconi.

Se il premier fa sfoggio di ottimismo, nel Pd non si nasconde che si profilano giornate ad altissimo rischio per la maggioranza: il ministro dell’Interno passerà infatti dalle forche caudine della mozione di sfiducia individuale – chiesta sia da Sel che da M5S – solo venerdì prossimo. Quasi tre giorni di fuoco che il Colle osserva dall’alto – per ora silenzioso – ma con grandissima preoccupazione. Anche perchè, mentre il caso Kyenge sembra lentamente riassorbirsi, il Governo è alle prese con la quadratura del cerchio di due provvedimenti decisivi per la vita dell’esecutivo, Imu ed Iva.

In questo terreno friabile si inserisce ancora una volta Matteo Renzi che punge la maggioranza chiedendo che sia proprio il premier a metterci la faccia e a riferire in aula. Il sindaco di Firenze cerca di dare corpo all’irritazione di molti parlamentari del Pd che vacillano di fronte ai continui colpi di scena di questo giallo a puntate. Per fortuna dell’esecutivo il voto di venerdì sulla sfiducia ad Alfano sarà a scrutinio palese altrimenti – come si scherza a Montecitorio – ”lo spettro dei 101” che impallinarono Prodi avrebbe potuto rimaterializzarsi beffardo.

– La relazione del ministro Alfano è poco convincente e lascia spazio a numerosi ed inquietanti dubbi. Serve l’intervento in aula del Premier Enrico Letta – motivano i renziani.

Mentre il Pdl è compatto a difendere il proprio vicepremier, la compagine governative cerca di serrare i ranghi per resistere a nuovi scoop giornalistici che potrebbero rivelarsi letali.

– Il Governo deve fare quadrato ed esprimere solidarietà al ministro dell’Interno Alfano perché il lavoro di un ministero si basa sul principio della leale collaborazione – ricorda il ministro della Difesa, Mario Mauro. E poi tutti sanno che con le dimissioni di Alfano, o la sua improbabile sfiducia in aula, ”sarebbe la crisi”, ha spiegato senza mezzi termini il segretario del Pd Guglielmo Epifani.

Nel frattempo, dopo la prima ‘purga’ che ha colpito Procaccini e Valeri, il governo si muove anche all’esterno e ha annunciato che presto sarà convocato l’ambasciatore kazako a Roma. Appuntamento che vedrà però il ministro Bonino potersi interfacciare probabilmente solo con l’incaricato d’affari in quanto l’ambasciatore al momento si troverebbe fuori Roma

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