Ocse: in Italia senza lavoro un giovane su 2

PARIGI – In Italia i giovani faticano sempre di più a trovare lavoro, e quando lo trovano è spesso solo temporaneo. E’ il quadro tracciato dall’Employment outlook Ocse, secondo cui a fine 2012 oltre il 35% degli under 25 italiani non aveva un lavoro, e tra quelli che lo avevano il 53% era precario. In questo contesto ”preoccupante ”, dice ancora l’organizzazione parigina, un impulso positivo potrebbe arrivare dalle modifiche all’articolo 18 introdotte dalla riforma Fornero, che ”dovrebbe migliorare la crescita della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro ”, riducendo il numero di reintegri forzati e rendendo le procedure di risoluzione dei contenziosi ”più rapide e prevedibili”.

Promosse anche le misure per facilitare le assunzioni dei giovani contenute nel pacchetto lavoro approvato lo scorso giugno, che ”vanno nella giusta direzione ”. Ma, sottolinea l’Ocse, devono essere integrate in una strategia complessiva che affronti i temi macroeconomici, in testa il ritorno alla crescita, lo stimolo alla creazione dei posti di lavoro e la lotta all’inattività giovanile. Quest’ultimo problema, in particolare, solleva forte inquietudine tra gli esperti Ocse.

– In Italia ci sono molti giovani che non solo sono disoccupati, ma hanno perso totalmente il contatto con il mondo del lavoro, senza però rientrare in quello della formazione – spiega durante la presentazione del rapporto il direttore della divisione Lavoro, Stefano Scarpetta, ricordando che nel nostro Paese i cosiddetti ‘Neet’ (non occupati né in educazione o formazione) sono ormai il 21,5%.

– Per loro – ha aggiunto – c’è un crescente rischio di effetti negativi di lungo termine, sia sulla possibilità di ritornare ad essere occupati in futuro, sia sul livello di retribuzione .

Un tema che si fa sempre più pressante perché inserito su uno sfondo di recessione da cui il Paese fatica a uscire, che ha spinto la disoccupazione complessiva italiana a una crescita più rapida della media Ue, e che non consentirà alla tendenza di invertirsi almeno fino a fine 2014, quando si arriverà al 12,6% dei senza lavoro, contro il 12,2% di fine maggio 2013. Senza dimenticare la perdita di competività dell’Italia rispetto ad alcuni vicini europei più ‘virtuosi ‘, Germania in testa, legata al fatto che, come ha spiegato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, negli ultimi anni ”il costo unitario del lavoro è aumentato più rapidamente della produttività”, senza legami con le performance.

Inps, quasi metà dei pensionati sotto mille euro
Oltre sette milioni di pensionati, quasi la metà dei 15,8 milioni di pensionati italiani nel 2012 hanno fatto i conti con redditi inferiori a 1.000 euro al mese: è quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Inps che fotografa per la prima volta dopo l’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals la quasi totalità del welfare italiano.

Secondo il rapporto, il 14% dei pensionati (2,2 milioni di persone) ha un reddito pensionistico (costituito da una o più prestazioni sia previdenziali che assistenziali) inferiore a 500 euro mentre il 31% (4,9 milioni di persone) ha redditi da pensione tra i 500 e i 1.000 euro. In media il reddito pensionistico mensile è di 1.269 euro ma c’é una enorme differenza sia di genere (1.518 euro per gli uomini, 1.053 per le donne) che tra le diverse gestioni. Se si guarda alle singole pensioni e non al reddito complessivo da pensione si vede che i trattamenti previdenziali del vecchio Inps la media sono di 881 euro mentre quelli della gestione dei dipendenti pubblici sono in media di 1.725 euro al mese.

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