Voto di scambio: tensione Pd-Pdl, poi voto a unanimità

ROMA – Giro di vite sul voto di scambio. Chi scende a patti con la mafia per ‘comprare’ il voto dei cittadini, rischia da quattro a dieci anni di carcere. Così prevede la legge approvata in prima lettura alla Camera. All’unanimità, da tutti i partiti. Anche se con forti tensioni tra Pd e Pdl, per gli emendamenti del partito di Berlusconi, ritirati in extremis, che chiedevano di abbassare le pene. Alla fine, l’emiciclo si compatta e offre un’immagine di unità sul fronte della lotta alle infiltrazioni nella politica della criminalità organizzata. Ma il M5S parla di accordo al ribasso, su una norma troppo benevola nei confronti dei politici.

Una legge più stringente sullo scambio elettorale politico-mafioso era un obiettivo già tentato, ma mancato, nelle scorse legislature. Attualmente, l’articolo 416-ter punisce infatti (con la reclusione da 7 a 12 anni) soltanto chi “ottiene la promessa di voti” con metodi mafiosi, “in cambio di denaro”.

La nuova legge, invocata con forza anche dal movimento dei ‘braccialetti bianchi’ dell’associazione Libera, prevede invece che possa essere punito con la reclusione da 4 a 10 anni sia il criminale che procaccia i voti, sia il politico che “accetta consapevolmente” quel procacciamento. Inoltre, stabilisce che il reato esiste non solo quando si compra un voto con il denaro, ma anche quando viene “erogata altra utilità”.

– Il testo – dice Enrico Costa (Pdl) – è una prova di maturità, perché si partiva da posizioni distanti.

Lungo il braccio di ferro tra Pd e il Pdl prima in commissione, poi in Aula. Con i dem, da un lato, fautori di norme più severe. E i berlusconiani, dall’altro, preoccupati di non lasciare troppo spazio alla discrezionalità dei giudici. Rischiano di portare allo scontro interno alla maggioranza, in Aula, cinque emendamenti firmati da Costa e Sisto (Pdl). Sono proposte per abbassare le pene (2-6 anni o 3-8 anni) e per limitare i confini della utilità che può essere scambiata, prevedendo debba essere “economicamente valutabile”.

Ma il Pd alza barricate. E anche la Lega si oppone, insieme al M5S che chiede al contrario di alzare le pene.

– E’ un combattimento giorno dopo giorno. Vogliono annacquare il testo – denuncia il segretario Pd Guglielmo Epifani. Che però, ribatte Costa, è stato male informato. Di certo, comunque, il Pdl non intende andare allo scontro, con il rischio di dare un’impressione di indulgenza di fronte alla mafia. E così alla fine ritira gli emendamenti, aprendo la via al voto unanime.

– Ora – dice Dario Franceschini – si può ben sperare su un rapido varo al Senato.

Ma il M5S annuncia una battaglia per cambiare il testo. Anche perché, sostiene Andrea Colletti, rischiano di farla franca i politici, ogni volta che “non venga provato l’effettivo accordo per lo scambio di voti”.

 

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