Mick Jagger 70 anni e la storia non è finita

ROMA  – Il 26 luglio Sir Michael Philip Jagger compirà 70 anni. Sabato scorso, 44 anni dopo lo storico concerto tenuto a pochi giorni dalla morte di Brian Jones, con i Rolling Stones (e Mick Taylor) è tornato ad Hyde Park, a Londra, per chiudere la serie di 21 concerti del tour che, tra Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna (sono stati headliner a Glastonbury), festeggia i 50 anni della “più grande rock band della storia”. Ma è praticamente certo che la vicenda non si chiuderà qui: dopo il concerto di Hyde Park, il Guardian ha scritto che è già tutto pronto per e una nuova serie di concerti e un nuovo album, che, con l’aggiunta di Mick Taylor, riporterà gli Stones alla musica delle loro origini. Come sempre, il tour, dal punto di vista finanziario, è stato un trionfo.

Se Keith Richards mostra in modo inequivocabile i segni del declino, Jagger è apparso in forma smagliante e ora che l’età lo costringe a contenere gli eccessi coreografici, è anche tornato a cantare da quel fenomeno che è. Nel frattempo, tra i mille impegni cui riesce a stare dietro, sta anche lavorando insieme a Martin Scorsese a una serie tv, History of Music è il titolo ancora provvisorio, che racconterà le vicende di un manager discografico cocainomane e di grande successo alle prese con il mercato tra gli anni ’70 e ’80.

Insomma: è davvero difficile pensare a un modo migliore per arrivare a 70 anni. Certamente a una persona normale basterebbe vivere un solo anno da Jagger per potersi considerare fortunato. Sir Mick è nato nel ’43, anno di grazia per la musica. Tra gli iscritti all’anagrafe in quei 12 mesi, ci sono Keith Richards (dicembre), Janis Joplin, George Harrison, Roger Waters, Jim Morrison, Lucio Battisti e Lucio Dalla. Se si fosse costretti a riassumere in poche parole la vicenda del front man (e non solo) dei Rolling Stones si dovrebbe dire che si tratta della storia di un uomo baciato dalla grazia.

Cresciuto in quel meraviglioso laboratorio creativo che è stata la Swingin’ London, Mick Jagger si è imposto come uno dei più clamorosi e coinvolgenti sex symbol della storia. Animato da una determinazione feroce e da un carisma debordante, ha praticamente inventato la figura del cantante dalla sessualità sfrontata e ambigua, sfruttando i trucchi del mestiere “rubati” alla sua amica Tina Turner (i passetti di danza) quando gli Stones giravano gli Stati Uniti come spalla di Ike & Tina. Insieme al suo amico-nemico Keith Richards, per anni ha incarnato la faccia cattiva del rock’n’roll, quasi una diretta incarnazione di quella “Sympathy For The Devil” che, non per niente, è uno dei brani preferiti di Martin Scorsese. Poi, certo, ha guidato la trasformazione dei Rolling Stones in una perfetta macchina spettacolare che mette in scena il suo mito. Ma se, soprattutto negli anni ’80 e ’90, quando la deriva tossica di Richards, aveva messo a repentaglio la sopravvivenza della band, i Rolling Stones non si sono dissolti è per merito suo.

Più volte ha provato a mettere in pista la carriera solista ma ha inanellato flop e delusioni. Anche come attore non è che le cose siano andate molto meglio. Vuol dire che perfino a Mick Jagger non sempre può andare tutto bene. Da tempo, e a ragione, Jagger conduce l’esistenza della leggenda vivente. Parlano per lui amori leggendari come quello con Marianne Faithfull, i matrimoni con Bianca e Jerry Hall, le voci sul flirt con David Bowie, eccessi e trasgressioni, una biografia incredibile che invano ha tentato di raccogliere in un libro (in un’occasione ha restituito l’anticipo milionario in dollari, si intende).

I suoi colleghi gli devono molto perché gli Stones (e il merito è suo) sono stati la band che ha di fatto inventato il concetto attuale di tournée negli stadi, con il merchandising e gli sponsor, i primi ad aver un consulente finanziario (altro personaggio da romanzo). E’ quasi superfluo ricordare che il logo degli Stones è uno dei marchi più conosciuti della storia della musica. Se Jagger è Jagger è comunque grazie al fatto che ha scritto e cantato un repertorio straordinario, scritto e prodotto album che sono pagine fondamentali non solo della storia, ma della leggenda. E non c’è dubbio che in un’ipotetica classifica dei più grandi performer di sempre uno dei primi tre posti sia suo.

 

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