Opinione – Il Royal Baby e l’Italia dei rancori

Catherine Elizabeth Middleton, detta Kate, ha dato alla luce un bel maschietto. Finalmente, aggiungerebbe qualcuno. L’annuncio è giunto per mano della Bbc, che ha riportato un comunicato di Kensington Palace, ed ha letteralmente mandato in tilt le agenzie di informazione di mezzo mondo. Centinaia di giornalisti e reporter provenienti da ogni angolo del pianeta, infatti, erano accampati già da svariate ore di fronte all’ingresso dell’ospedale St.Mary’s di Londra, lo stesso presso il quale nacque il principe William nel 1982. L’attesa, le indiscrezioni e le previsioni degli allibratori attorno al nome del più giovane degli eredi al trono hanno monopolizzato le attenzioni dentro e fuori il perimetro dei confini britannici. Media e lettori italiani non hanno fatto eccezione, delineando talvolta quello che in molti hanno definito un interesse addirittura eccessivo attorno a questa vicenda.

Ebbene, proprio nel tentativo di offrire un chiarimento soprattutto ai più scettici, chiunque abbia avuto la fortuna di trascorrere anche soltanto una manciata di giorni immerso nelle atmosfere londinesi o di qualsiasi altra città a nord della Manica sa che per i sudditi di Sua Maestà momenti come questo rappresentano e rappresenteranno per sempre parte della Storia, quella con la “S” maiuscola, del proprio Paese. I Reali intesi come veri e propri “Padri della Nazione”, depositari di tradizioni antiche che vanno gelosamente custodite nel tempo. Quelle stesse tradizioni che, lassù, sono ancora oggi sinonimo di cultura. Tanto per un nobile, quanto per un operaio.

Tutto questo, nel contesto a noi tristemente noto dell’Italia di oggi, sembra non avere alcun senso. E così via alla solita raffica di commenti, insulti e menefreghismo che vorrebbero seppellire questa splendida favola sotto le macerie del populismo. I social network come il peggiore degli specchi di una società sempre più depressa, impoverita e rancorosa.

Romeo Lucci