Bonino: “Ambasciatore kazako inaccettabile ma no espulsione ora”

ROMA  – Il comportamento dell’ambasciatore kazako a Roma È stato “inaccettabile” e “intrusivo” e il governo valuterà un’eventuale espulsione. Ma non ora, “non in questa fase”, dove la priorità è tutelare Alma Shalabayeva e la figlia che si trovano confinate ad Almaty.

Durissima nel condannare il comportamento di Andrian Yelemessov, Emma Bonino ha lasciato però aperta ad Astana la possibilità di dimostrare la reale volontà di avere “buoni rapporti” con Roma, collaborando nella soluzione del caso. Anche perchè “non è il momento di indebolire” la presenza italiana ad Astana con “azioni e reazioni”.

Poco prima di prendere la parola in Senato per cercare di chiarire quei “punti oscuri” da lei stessa evocati che ancora aleggiano sul caso, era stato d’altra parte il vicepremier kazako da Bruxelles a chiarire che se il suo ambasciatore fosse espulso, Astana non starebbe a guardare.

– Aspettiamo la decisione ufficiale che verrà presa dall’Italia e quando sarà presa reagiremo – aveva avvertito. Rialzando così la tensione su una vicenda su cui è intervenuta anche la Repubblica Centrafricana. Con il suo ministro della Giustizia che – in un’intervista a ‘Il Fatto’ – ha contestato l’irregolarità del passaporto rilasciato dal suo Paese alla Shalabayeva e tirato in ballo anche il rapporto dell’Interpol, che continua ad affermare il contrario: quel documento “risulta falsificato”, ha ribadito anche ieri.

E mentre la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta, l’avvocato della donna, Riccardo Olivi, ha assicurato che ”il passaporto era autentico”. Altri dubbi, altre polemiche, mentre anche il Copasir ha chiesto una riunione ad hoc per chiarire il ruolo della nostra intelligence.

La priorità dell’Italia in questo momento resta comunque la “protezione delle due donne kazake”, ha detto in Parlamento una Bonino “tormentata” da una vicenda su cui “non ci ha dormito” e sulla quale serve “chiarezza”, ha aggiunto, ricordando che tocca “i valori fondamentali” dell’Italia. Ma anche e soprattutto i suoi. Lei questo caso lo sente “personale”, oltre che politico, ma si è detta anche “serena”, certa di “non aver lesinato sforzi”. E decisa nel continuare a farlo:

– Mai pensato a dimettermi – ha ribadito alle Commissioni Esteri e Diritti umani di Camera e Senato. Difendendo a spada tratta la ‘sua’ Farnesina, chiamata in causa solo “ex post” mentre si dibatte di una “caso ex ante”, ha spiegato sfilando il suo ministero dall’occhio del ciclone anche in altri complessi dossier internazionali.

– Si è venuta a configurare, anche agli occhi dei media – ha spiegato la responsabile della diplomazia italiana -, una ingiustificata responsabilità oggettiva della Farnesina, nonostante questa sia stata estranea, soprattutto nelle prime battute, alla gestione di casi che riguardano l’Italia, come quello dei marò in India, di Snowden-Datagate o del fermo a Panama dell’ex agente Cia Bob Lady.

Ma Bonino è andata oltre, auspicando un diverso approccio dell’intero governo su alcune questioni. Come le espulsioni, di cui “la Farnesina non è competente”, ha ricordato, annunciando di averne parlato anche con il premier Letta, che “condivide in pieno la necessità di un nuovo e più efficace raccordo delle altre amministrazioni con il ministero degli Esteri”. Al di là delle sensazioni umane e personali, Bonino ha parlato da ‘tecnica’: ha raccontato come sono andate le cose, ha ricostruito i passaggi della relazione di Pansa (“non ci sono motivi perchè io ne sapessi di più”), ha difeso il suo ministero. Glissando, al termine dell’audizione, sulla domanda di un cronista che gli ha chiesto se gli Interni avessero sorvolato su alcuni punti:

– Ho tentato e seguito tutte le strade per spingere le autorità a dare tutte le informazioni anche perchè dovevo risponderne alla Commissione diritti umani, dopo di che il premier ha deciso di aprire un’indagine che ha avuto un esito il 16 luglio – è stata la risposta .

– La sua credibilità personale rischia di soccombere sotto il ‘fuoco amico’ del governo – l’ha avvertita il senatore del M5S Luis Alberto Orellana, che si è detto “insoddisfatto” perchè si aspettava che il ministro “facesse valere di più il suo peso politico”.

E sulla vicenda è sceso in campo anche il leader Pd, Guglielmo Epifani:

– E’ una questione che interessa tutto il Paese e interessa sapere la verità fino in fondo su quanto è successo.