Letta scuote il Pd: “No alternative al governo”

ROMA  – Il premier Enrico Letta non ci sta a farsi processare per errori e timidezze. All’assemblea del gruppo Pd il presidente del consiglio va all’attacco.

– Non ci sono alternative politiche a questa maggioranza, neanche il voto con questa legge elettorale – tira dritto il premier che chiama il Pd ad essere protagonista dell’azione di governo perche’ è ora, davanti alle emergenze del paese, di smetterla di ”fare i fighetti” perchè ”l’applauso individuale non serve a nessuno”.

In un Pd in ebollizione, dove fervono le trattative sulle regole per il congresso, e ancora provato dalla fiducia sul caso kazako, Letta mostra i muscoli e non cambia rotta:

– Non è stare un mese di più a Palazzo Chigi che mi farà cambiare gli obiettivi: rilancio economico, riforma istituzionale e un’altra Europa.

Trascurando la battaglia congressuale, ”ne parleremo venerdì alla direzione”, l’ex vicesegretario del Pd ricorda come il Pd ha sfiorato l’implosione sulla vicenda dell’elezione del Capo dello Stato.

– Occorre costruire il Pd – è l’impegno ma anche la premessa del premier per ricordare da dove è nato il governo delle larghe intese. Una maggioranza non scelta ma ”i 90 giorni che abbiamo alle spalle dimostrano che oltre ogni responsabilità è possibile dare risposte e cambiare”.

– Certo –ammette – la situazione economica è ancora in montagna ma bisogna smettere di dire ‘vedremo’ e ‘faremo’ ma dobbiamo dire ‘abbiamo fatto’. Il problema – avverte Letta – è che Pd e governo sono sulla stessa barca: il premier è intenzionato a mettercela tutta ma questo percorso non deve portare il nome di una persona, a partire da me.

Un appello alla responsabilità collettiva rivolto al suo partito che però, come Rosy Bindi, si trova a disagio nella continua mediazione con il Pdl e chiede al premier ”di non chiedere prove di sangue tutte le mattine”. Sono due i temi su cui il presidente del consiglio chiede l’impegno di tutti per dare l’impronta del Pd a questa maggioranza: le riforme istituzionali e la prossima legge di stabilità che ”sarà improntata agli investimenti e che potrà essere il contributo migliore per riscrivere il dna del Pd”.

– Così sulle riforme istituzionali  – prosegue – non basta più giocare a far finta di nulla: un sistema che non decide è da riformare.

Ma i malpancisti preferiscono rinviare al futuro eventuali rese dei conti. I renziani, con Paolo Gentiloni, insistono sulla necessità di cambiare subito la legge elettorale ma preferiscono non andare all’attacco dell’azione del governo per evitare di esporre a nuove critiche il sindaco Matteo Renzi.

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