Deputati Pd: “Chiudere i consolati significa solo farsi del male”

ROMA. – “Esprimiamo un chiaro dissenso dalla decisione assunta dal MAE di chiudere 13 sedi consolari, in alcuni casi con effetto già dal 1 settembre prossimo. Il nostro dissenso riguarda il metodo usato per arrivare a questa decisione e la stessa linea di ottenere risparmi continuando a sacrificare servizi consolari”. È quanto si legge in una nota congiunta firmata dai deputati del Pd eletti all’estero Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca e Fabio Porta, che, insieme, intervengono a commento delle annunciate chiusure di 13 sedi consolari da parte della Farnesina.

“Riguardo al metodo, – scrivono i cinque deputati – consideriamo addirittura con imbarazzo il fatto che si siano rispolverati metodi del passato, che nessuno rimpiange, di adottare decisioni impopolari a ridosso della pausa di agosto, allo scopo di minimizzare gli effetti negativi e le reazioni di coloro che potrebbero frenare tale scelta. Appena un mese fa si è svolta l’assemblea del più importante organo di rappresentanza dei cittadini all’estero – il CGIE– e nulla si è detto. In più, nei riguardi del Parlamento vi era un impegno del Ministro Terzi, certo non a titolo personale, per una moratoria nella chiusura dei consolati e per un preventivo confronto in sede parlamentare prima di eventuali diverse decisioni. Francamente, da un Ministero guidato da una personalità come Emma Bonino, ci saremmo aspettati qualcosa di più, almeno sul piano dello stile”.

“Per quanto riguarda le scelte politiche ed operative, – aggiungono – diciamo ancora una volta che chiunque si assuma la responsabilità di continuare a ridurre la rete dei servizi – Governo e MAE – commette un errore strategico. In questo momento l’Italia ha bisogno di intercettare sul piano internazionale le opportunità di ripresa che non riesce a trovare entro i propri confini e nella stessa Europa. Il Ministro ci aveva detto che i suoi propositi erano quelli di “riorientare” la nostra rappresentanza in relazione agli obiettivi geopolitici del Governo e di renderla strumento di supporto della politica di internazionalizzazione. La scelta di tagliare indiscriminatamente in tutto il mondo, dall’Australia, agli USA, dai Paesi europei a quelli extra UE, risponde invece ad una pura aritmetica del risparmio”.

“In più, – sottolineano gli eletti all’estero – persiste la grave incomprensione del ruolo che le comunità italiane e le nuove forme di presenza all’estero potrebbero avere ai fini della ripresa e dell’internazionalizzazione dell’Italia. Esse, invece, sono depotenziate di servizi e costantemente ridimensionate nelle scelte d’intervento, a partire dalle politiche culturali e dalle forme della rappresentanza. Per avere una concreta percezione dei danni che si stanno creando, basta dare una semplice occhiata alla situazione che si è venuta a creare nell’offerta dei servizi consolari nelle realtà che già sono state oggetto delle “attenzioni” del MAE. Eppure,diverse altre forme di risparmio ci sarebbero, eliminando sprechi e privilegi all’interno del MAE e aprendo maggiori spazi per il personale locale, che obiettivamente sta assumendo un ruolo sempre più incisivo ed essenziale”.

“L’occasione della prossima audizione del Vice Ministro Archi nel Comitato degli Italiani nel mondo della Camera (prevista mercoledì prossimo, ndr) consentirà di aprire immediatamente il confronto con il Governo. Sia prima che dopo la pausa estiva, comunque, – assicurano, concludendo – useremo tutti gli strumenti regolamentari di cui disponiamo per evidenziare e contrastare una decisione sbagliata”.

 

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