Siria: é un mistero la scomparsa di Padre Dall’Oglio

BEIRUT – L’unica notizia certa é che da giorni non si hanno piú notizie di lui. Ma la sorte del padre gesuita Paolo Dall’Oglio, scomparso nel nord della Siria dove era arrivato sabato – forse per mediare la liberazione di alcuni ostaggi da parte di un gruppo jihadista – rimane per ora avvolta dal mistero. Sia la Farnesina sia il Vaticano hanno detto di non essere in grado di confermare che il religioso italiano sia stato rapito da un gruppo jihadista a Raqqa, l’unico capoluogo di provincia sotto il controllo dei ribelli, come avevano detto attivisti l’altra sera all’agenzia Reuters.

– Stiamo verificando le notizie, per capire se effettivamente si tratta di un rapimento, ma per ora siamo in una zona grigia – hanno detto fonti del ministero degli Esteri all’Ansa.

– Per ora non c’é nessuna conferma né smentita del rapimento, sono notizie che lasciano perplessi, da prendere con le molle – ha sottolineato un diplomatico che da Beirut si occupa direttamente della vicenda.

Dall’Oglio, in un messaggio in arabo su Facebook diffuso sabato al suo arrivo a Raqqa, aveva detto di essere arrivato in questa città nella valle dell’Eufrate quel giorno stesso per compiervi “una missione”. Un suo conoscente che ha voluto rimanere anonimo ha detto all’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) che forse il religioso doveva incontrarsi con membri del gruppo ‘Stato islamico in Iraq e nel Levante’ legato ad Al Qaida, per negoziare la liberazione di un suo amico dell’opposizione. Diversi siti dei ribelli siriani sostengono invece che obiettivo della missione era negoziare direttamente con il capo del gruppo jihadista la liberazione di una troupe televisiva dell’emittente ‘Orient’, una voce dell’opposizione siriana a cui lo stesso religioso talvolta ha collaborato.

Gli inviati sono stati sequestrati alcuni giorni fa nella regione di Aleppo. Un primo abboccamento sarebbe andato a vuoto; nel secondo, invece, il religioso sarebbe stato prelevato e portato via. Non è chiaro se come ostaggio lui stesso o per continuare i negoziati in un luogo isolato. Le ultime immagini del padre gesuita – che ha 58 anni di cui 30 trascorsi in Siria fino all’espulsione avvenuta nel giugno del 2012 – sono quelle di un video postato domenica su Youtube che lo riprendono mentre, davanti alla chiesa armena di Raqqa, parla ad una folla di giovani che lo applaudono e lo sostengono.

Il gesuita sostiene che Raqqa, città dove sono presenti curdi e arabi sia musulmani che (in minoranza) cristiani, deve diventare il simbolo della liberazione di tutta la Siria. L’ultima comunicazione certa, riferisce il suo conoscente che ha parlato a ACS, risale alla sera di sabato scorso. A rendere la vicenda ancora più misteriosa è il fatto, sottolinea la fonte diplomatica a Beirut, che é questa la prima volta che il religioso italiano si reca in Siria senza preavvertire diplomatici italiani o la nunziatura apostolica a Damasco, come aveva invece fatto in occasione di altre visite compiute negli ultimi mesi nella parte del territorio sotto il controllo dei ribelli nel nord del Paese.

Mentre il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari, si è detto sorpreso dall’ipotesi di un rapimento, perché “in quelle zone lui è conosciuto e gode di un certo rispetto nelle aree dei ribelli”. A un gruppo jihadista legato ad Al Qaida, il Fronte Al Nusra, appartenevano anche i sequestratori dei giornalisti italiani Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous, tenuti prigionieri dal 3 al 13 aprile nel villaggio di Yaqubiya, nella provincia nord-occidentale di Idlib. Mentre non si ha alcuna notizia dal 9 aprile dell’inviato della Stampa Domenico Quirico. Il 6 giugno, in una breve telefonata alla moglie da Qusayr, cittadina vicino al confine con il Libano da poco riconquistata dalle forze lealiste, Quirico ha reso noto di “stare bene”. Ma da allora è calato il silenzio.