Letta pragmatico: “Unica strada risposte al Paese”

ROMA – Comunque vada, le acque si faranno molto agitate e l’unico modo per non affondare è dare quanto prima risposte concrete ai problemi del Paese. E’ pragmatico Enrico Letta in attesa di conoscere la decisione della Cassazioni sul processo Mediaset. Il ragionamento che il premier ripete a chi gli è più vicino è semplice: in caso di condanna gli scossoni saranno inevitabilmente molto forti, ma Berlusconi manterrà la parola data e se non ci saranno “reazioni scomposte” da parte del Pdl, anche il Pd dovrebbe tenere.

Non è un mistero che il premier intraveda i rischi maggiori dal ‘fuoco amico’ del suo partito.

– Una parte del Pd non vede l’ora di dare la spallata al governo sfruttando la condanna del Cavaliere – ricorda un parlamentare ‘lettiano’.

E secondo qualche fedelissimo del premier, anche in caso di rinvio del processo alla corte di appello le tensioni potrebbero non mancare. A palazzo Chigi ci si prepara dunque alla burrasca. Non senza una certa dose di fatalismo.

– Che altro potremmo fare? – si chiede uno stretto collaboratore del capo del governo.

Ciò non significa sottovalutare i rischi che attendono l’Esecutivo. Il presidente del Consiglio è ben consapevole che il passaggio è davvero stretto. E non si fa illusioni.

– Sa che balleremo parecchio – racconta chi gli ha parlato. Resta però convinto che Berlusconi terrà fede all’impegno preso pubblicamente e non scaricherà sul governo il peso di un’eventuale condanna.

– Se non altro per convenienza – spiega un deputato ‘lettiano’, secondo il quale al Cavaliere in questo momento “stanno più a cuore le aziende che il futuro del Pdl”. Ecco perché in privato ostenta la stessa tranquilità mostrata davanti alle telecamere.

– Della sentenza non parla, lavora ai provvedimenti… – assicura chi lo vede regolarmente. Non solo ai dossier di più breve scadenza (Imu, Iva ed esodati), ma anche quelli di medio periodo (come il pagamento dei debiti della Pa e il lavoro) ed anche di lungo termine. In particolare quel piano di politica industriale ed economica con il quale spera di agevolare la crescita attraverso l’internazionalizzazione e la competitività delle imprese. Un progetto di lungo respiro, realizzabile con le risorse che – auspicabilmente – si libereranno l’anno prossimo. Anche per sostenere quei primi segnali positivi che non sono passati inosservati a palazzo Chigi dopo tanti dati negativi: su tutti quelli sull’export e sulla fiducia delle imprese.

Lavorare al programma di governo è anche un modo per “scollinare”, per dirla con un collaboratore del premier. Superare cioè le tensioni delle prossime settimane e contemporaneamente togliere ogni pretesto a quanti sperano di trovare nell’immobilismo del governo una scusa per staccare la spina. Perché – è il ragionamento che si fa nelle stanze di palazzo Chigi – se Berlusconi volesse tradire la parola data non potrebbe farlo ora: attenderebbe settembre o ottobre e lo farebbe su un tema economico, caro ai suoi elettori. E lo stesso farebbe chi, nel Pd, rema contro la coalizione di governo. Un lasso di tempo che Letta vuole utilizzare proprio per “sminare” il terreno da questi pericoli e togliere qualsiasi scusa a chi vuole farlo cadere.

Le tre possibili decisioni della Cassazione
Conferma della sentenza della Corte d’Appello di Milano; annullamento secco e quindi assoluzione; e, infine, annullamento con rinvio ai giudici di secondo grado: è questo lo scenario che si apre per Silvio Berlusconi con il processo, cominciato in Cassazione, per le presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv. Scenario che non riguarda solo l’imputato ma anche la politica italiana perchè, a seconda della decisione, potrebbe avere ripercussioni sulla tenuta del Governo guidato da Enrico Letta.

Nel primo caso se la Suprema Corte dovesse ‘convalidare’ la sentenza di secondo grado, il Cavaliere, accusato di frode fiscale, verrebbe condannato in via definitiva a quattro anni di carcere, tre dei quali coperti da indulto, e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Interdizione che però, per diventare effettiva, dovrà passare il vaglio del Parlamento: spetterà infatti alla Giunta per le immunità votare la decadenza di Berlusconi da senatore e quindi la sua incandidabilità per il prossimo quinquennio.

Se gli ermellini dovessero accogliere uno dei molti motivi di ricorso contro la condanna di secondo grado elaborati dalla difesa, il professor Franco Coppi e l’avvocato Niccolò Ghedini, la sentenza dello scorso 8 maggio verrebbe annullata: o senza rinvio e, quindi, l’ex premier sarebbe assolto definitivamente; o con un rinvio del procedimento ad altri giudici della corte d’appello di Milano. In quest’ultimo caso toccherà a loro affrontare gli specifici punti indicati nelle loro motivazioni dai colleghi del terzo grado e pronunciare una nuova sentenza di secondo grado, contro la quale è comunque ammesso un nuovo ricorso in Cassazione.

Una vicenda  lunga 12
Ecco le tappe principali del processo sui diritti tv Mediaset:

25 GIUGNO 2001: con le perquisizioni della Guardia di Finanza negli uffici di Mediaset a Cologno Monzese viene resa nota l’esistenza dell’inchiesta appena avviata.

19 FEBBRAIO 2005: I pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo notificano agli indagati, 14 in tutto, l’avviso di chiusura indagini.

26 APRILE 2005: I pm chiedono il rinvio a giudizio per 14 imputati tra cui Berlusconi, Confalonieri, Agrama e Del Bue.

28 OTTOBRE 2005: comincia udienza preliminare

7 LUGLIO 2006: il gup Fabio Paparella manda a processo 12 persone, tra cui Berlusconi, e proscioglie Candia Camaggi, ex dirigente di Fininvest Service di Lugano, e Giorgio Vanoni, già dirigente Fininvest.

21 NOVEMBRE 2006: Comincia il Processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale.

25 FEBBRAIO 2008: il processo si ferma fino al 21 aprile per le elezioni.

26 SETTEMBRE 2008: il processo viene sospeso dal Tribunale che ha accolto l’eccezione di legittimità costituzionale del Lodo Alfano sollevata dai pm.

16 NOVEMBRE 2009: dopo la bocciatura del Lodo Alfano riprende il processo che viene pero’ subito rinviato al 18 gennaio successivo.

19 APRILE 2010: il processo viene ancora sospeso per una questione di legittimità costituzionale della legge sul legittimo impedimento.

28 FEBBRAIO 2011: dopo la bocciatura parziale della legge sul legittimo impedimento il processo riparte.

20 APRILE 2011: Governo solleva il conflitto di attribuzione

5 OTTOBRE 2011: Consulta dichiara ammissibile il conflitto di attribuzione.

18 GIUGNO 2012: La Procura chiede pene comprese tra i 3 anni e i sei anni di carcere per gli imputati. Per Berlusconi una condanna a tre anni e 8 mesi.

22 OTTOBRE: Il tribunale si ritira in camera di consiglio.

26 OTTOBRE: Il tribunale condanna Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione (di cui tre condonati per l’indulto) e manda assolto Fedele Confalonieri. Per Berlusconi anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, condanna non immediatamente esecutiva. Condannati anche Frank Agrama a 3 anni, Daniele Lorenzano a 3 anni e 8 mesi, Gabriella Galetto a 1 anno e 2 mesi. Le altre sei persone finite sotto processo, tra cui il fondatore della Arner Bank Paolo Del Bue e Giorgio Dal Negro sono state assolte per prescrizione o con formula piena.

18 GENNAIO 2013: Davanti alla seconda corte d’Appello di Milano, presidente Alessandra Galli, comincia il processo di secondo grado che viene peroò fermato due volte dai giudici prima per via della campagna elettorale e poi in attesa della decisione della Cassazione sull’istanza di rimessione (presentata il 15 MARZO) respinta il 6 MAGGIO. In entrambi i casi i giudici non hanno sospeso formalmente il dibattimento ma hanno concesso lunghi rinvii, anche di un mese, dichiarando anche la sospensione della prescrizione.

1 MARZO: L’avvocato generale Laura Bertolè Viale, rappresentante della pubblica accusa, ha chiesto la conferma delle quattro condanne inflitte in primo grado, tra cui i 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi. In più ha chiesto una pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione per Fedele Confalonieri e di 3 anni per Marco Colombo e Giorgio dal Negro. Quanto al banchiere Paolo Del Bue, la proposta del pg è stata conferma dell’assoluzione per intervenuta prescrizione e non nel merito come voluto dal suo difensore.

23 APRILE: La Consulta si è riunita in camera di consiglio per decidere sul conflitto di attribuzione sollevato nel marzo del 2010 dalla Presidenza del Consiglio in relazione a un’ordinanza con cui i giudici del Tribunale non avevano concesso il rinvio di un’udienza per un legittimo impedimento fatto valere da Berlusconi. La pronuncia della Corte Costituzionale è attesa per giugno.

8 MAGGIO: I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano confermano la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Con Berlusconi condannati gli allora manager di Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo ”socio occulto”, Frank Agrama (3 anni). Confermata l’assoluzione di Fedele Confalonieri.

19 GIUGNO: La Consulta risolve, dando ragione al Tribunale di Milano, Consulta, il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’ex premier Silvio Berlusconi a comparire nell’udienza del processo Mediaset del primo marzo 2010 in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri non programmato. Secondo la Consulta quel giorno venne meno da parte dell’imputato Presidente il principio della leale collaborazione tra poteri dello Stato.

19 GIUGNO: I difensori di Berlusconi – Coppi subentra a Longo – presentano ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello.

1 LUGLIO: Arriva in Cassazione dall’autorità giudiziaria di Milano la segnalazione di imminente prescrizione di una parte dei reati contestati a Silvio Berlusconi.

9 LUGLIO: Il processo viene assegnato alla sezione feriale della Suprema Corte e viene fissata la data dell’udienza: 30 luglio. L’avvocato Coppi si dice esterrefatto per la fretta, il Pdl insorge.

 

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