Legge elettorale, voto ad ottobre per modificarla

ROMA – Sì alla procedura d’urgenza per l’esame della legge elettorale. Lo ha stabilito all’unanimità la Conferenza dei capigruppo della Camera. Con questa decisione si dimezzano da due mesi a uno i tempi di discussione, per cui a settembre il provvedimento verrà esaminato in commissione e a ottobre è previsto il voto per l’Aula, prima del pronunciamento della Corte costituzionale previsto per novembre.

Soddisfatto il premier Enrico Letta che su twitter scrive: “Ottima procedura d’urgenza decisa alla Camera per la legge elettorale. Ora ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità. Io sono No Porcellum”.

– Con la decisione di ieri – spiega il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti (Pd) -, la riforma elettorale come norma di salvaguardia sarà al primo punto dell’agenda politica e parlamentare da settembre.Questo è un primo importantissimo risultato che fino a ieri sembrava impossibile. Resto convinto che, in attesa della conclusione del percorso delle riforme costituzionali a cui dovrà essere legata la nuova e definitiva legge elettorale, il ritorno al ‘Mattarellum’ sia la soluzione migliore e più rapida per il varo della legge elettorale ‘ponte’.

 

Mediaset: sale tensione partiti e Letta detta agenda

Una forte accelerazione su decreti legge e disegni di legge in Parlamento ma, soprattutto, la calendarizzazione della legge elettorale (approderà a settembre alla Camera e sarà votata a ottobre). E’ la risposta, “pragmatica”, del governo, all’immobilismo determinato dall’attesa della pronuncia della Cassazione sul processo Mediaset.

Il dibattito politico sembra trascinarsi stanco nelle stanze del ‘Palazzo’. In realtà i partiti, che evitano dichiarazioni sul caso Mediaset, lavorano alle strategie da adottare in caso di rinvio o condanna del Cavaliere. Lo stesso calendario dei lavori parlamentari sembrerebbe frutto del lavoro silenzioso delle segreterie politiche e dell’Esecutivo: entrambi, chi per un verso chi per un altro, mirano a realizzare il maggior numero di provvedimenti. Per il governo significa proseguire il cammino che si era proposto anche per superare le probabili tensioni nel dopo-sentenza; i partiti, invece, non possono e non vogliono dare l’idea al proprio elettorato di rimanere immobili.

La tensione sul caso Mediaset, al di là delle dichiarazioni di circostanza, è altissima. Dal Pdl si levano poche voci (tutte ovviamente a difesa di Silvio Berlusconi) divise però sugli scenari in caso di condanna del Cav: i ‘falchi’ minacciano “riflessi” sulla tenuta del Governo; le ‘colombe’ assicurano che “ripercussioni non ce ne saranno” e rilanciano la palla nel campo del Pd affinché eviti che “le dinamiche interne si proiettino all’esterno a discapito dell’Esecutivo”.

L’unica certezza è che fino alla sentenza si dovrà mantenere un profilo basso. Scelta che fa anche il Partito Democratico che rifiuta la polemica diretta con il Pdl, preferendo attendere il verdetto della Cassazione. Così anche la Commissione Congresso del partito resta in stand by sulle regole.

Pochi gli interventi. Si fa sentire il viceministro Stefano Fassina che si rivolge al centrodestra: “dimostri senso di responsabilità, separando le vicende di Berlusconi dalle emergenze dell’Italia”. Più attento alle dinamiche interne, Beppe Fioroni:

– C’è il timore che una condanna faccia scattare una convergenza tra opposti interessi – afferma – tra chi vorrebbe accelerare la rimozione di Letta dal governo e chi non gradisce Renzi alla guida del partito.

L’opposizione attacca a testa bassa. Il M5S soffia sul fuoco.

– Ci troviamo alla resa dei conti e i nodi vengono al pettine – afferma il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio – Ironia della sorte, il Pd dipende dai processi di Silvio Berlusconi così come il Pd.

Ma il lavoro si svolge lontano da telecamere e taccuini. Ieri, nel pomeriggio, a Palazzo Chigi, Enrico Letta ha incontrato i ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello per fare il punto (a fine giornata l’esito della capigruppo sarà definito “un successo”). Il governo ha spinto per la calendarizzazione della discussione sulla legge elettorale a settembre, trovando gioco facile grazie all’attivismo del Pd. La richiesta di procedura d’urgenza porta la firma del capogruppo alla Camera, Roberto Speranza. Al di là delle logiche interne, i democrats avvisano il Pdl: nessuna paura di andare al voto. E il pdl non si oppone in questa fase pronto però allo show down anche da oggi se le cose dovessero mettersi male per il suo leader.

Il governo, dal suo canto, giudica tutti i provvedimenti in calendario una sorta di assicurazione sulla vita. Chi si prenderà la responsabilità, di fronte agli elettori, di bloccare decreti come quello sull’Iva o quello del Fare? Quanto alla legge elettorale, in ambienti dell’esecutivo si ribadisce che la riforma rimane uno degli impegni prioritari

 

 

 

 

 

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