Grillo attacca Napolitano: “E’ ora che passi il testimone”

ROMA  – Giorgio Napolitano faccia “un passo indietro”. Dal suo blog Beppe Grillo torna ad attaccare il presidente della Repubblica: lo definisce “garante di una situazione politica destinata al fallimento” e colpevole di aver “creduto al governo delle larghe intese” che ha “consegnato il Paese all’immobilità per mesi mentre l’economia franava”. Parole durissime alle quali replica con pari fermezza la maggioranza, ricompattata proprio dall’attacco del leader M5S.

Il Pd esprime “gratitudine profonda e piena solidarietà” al Capo dello Stato, accusando invece Grillo di “puntare allo sfascio del Paese”. E sulla stessa linea si trova Mara Carfagna. Per la deputata del Pdl, “il fallimento è di Grillo e del M5S, incapaci di assumersi l’onere della responsabilità”.

Ma l’attacco di Grillo, stavolta, sembra avere un obiettivo diverso: il governo. Il leader ‘cinque stelle’, infatti, alla invettiva unisce la richiesta di “passare il testimone” per dare spazio ad “alternative” di governo.

“Gli chiedo un passo indietro – scrive Grillo – il passaggio del testimone a un altro presidente che deciderà se sciogliere le Camere o proporre scenari di governo diversi da quello attuale”.

Nessuna definizione dell’ipotetica alternativa di governo alla quale allude il leader M5S che solo ieri aveva scaricato seccamente il Pd definendo invenzioni dei ‘pennivendoli’ possibili alleanze con i democrat. In ogni caso, la discussione sembra interessare più i partiti che i parlamentari del M5S, che non commentano le parole del loro leader. Il Pdl,invece, attacca. Stigmatizza l’atteggiamento di Grillo contro Napolitano e avvisa gli alleati dem.

– Se qualcuno nel Pd avesse accarezzato l’ipotesi di maggioranze variabili o di governi Pd-M5S – tuona Mariastella Gelmini – credo che mai vi sia stata risposta più chiara.

E così anche Sandro Bondi.

– I dissennati attacchi di Grillo – afferma il coordinatore del Pdl e protagonista di una polemica con il Colle nei giorni scorsi – devono essere considerati come un tentativo di scardinare e indebolire l’unico presidio che in questo momento può garantire un’ordinata uscita dalla crisi politica, istituzionale ed economica in cui ci troviamo.

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