Kyenge: ‘qualcuno la uccida’

TREVISO – Arriva ancora dal Veneto l’ennesimo scioccante attacco al ministro dell’integrazione Cecile Kyenge. Lo firma un ex esponente trevigiano del gruppo autonomista ‘Veneto Stato’, Vittorio Milani, che sulla propria pagina Facebook ha lasciato questo post: “La Kyenge dice che se vogliamo eliminare il burqa anche le suore si devono tagliare il velo. Siamo all’assurdo, qualcuno uccida questa p… idiota e inutile”.

Un vaso di Pandora di violenza, inciviltà e razzismo che pare non chiudersi più, nonostante pochi giorni fa il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, avesse stretto la mano e chiesto scusa pubblicamente al ministro di origini congolesi per le offese lanciatele fin qui da esponenti del suo partito.

Ad accorgersi del delirante post di Milani era stata un consigliere comunale del Pd a Treviso, Alessandra Tocchetto, a sua volta presa di mira dall’ex venetista per l’apertura verso la libertà di culto per i musulmani, che l’uomo aveva letto invece come un ‘via libera’ alle moschee a Treviso. Così Milani le aveva inviato via Facebook un paio di messaggi pieni di improperi e insulti, anche a sfondo sessuale. Offese per le quali la donna, avvocato civilista, sta valutando gli estremi di una denuncia.

La giornata della nuova minaccia di morte al ministro Kyenge – la vicenda è stata segnalata dalla Digos alla Procura di Treviso – non ha fatto nemmeno in tempo a chiudersi che da Vicenza arrivava la segnalazione di un altro caso: una scritta spray su un portone con la frase “Kyenge – Orango”, che ha indignato il sindaco della città del Palladio, Achille Variati (Pd), ed è stata immediatamente cancellata.

“La madre degli imbecilli è sempre incinta. Ma la stupidità dell’ideologia razzista è pari alla sua pericolosità” ha commentato la parlamentare del Pd, e vice sindaco di Vicenza, Alessandra Moretti. Poche ore dopo, l’autore della minaccia su Fb, Vittorio Milani, ha cercato (senza riuscirvi) di discolparsi. “Ammetto che l’espressione è esagerata – ha concessso Milani -, non mi sognerei mai di uccidere un ministro o di pagare un cecchino. Però riflette una rabbia diffusa che a Kyenge vorrei poter spiegare di persona”. “E’ una frase d’istinto, buttata là – ha proseguito l’uomo, candidati (poi non eletto) per Veneto Stato alle comunali di Silea nel 2012 – e non peggiore di ciò che scrivono su Facebook migliaia di altre persone. Rispecchia l’impotenza che abbiamo di fronte ad un governo che non ci rappresenta ma anzi ci viene contro”.

Contrariamente agli ultimi beceri casi che hanno visto vittima il ministro Kyenge, questa volta le reazioni non sono state molte. Un motivo l’ha probabilmente individuato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che suo malgrado aveva dovuto rinunciare al confronto pubblico con Kyenge, dopo il rifiuto opposto dal ministro all’invito alla festa della Lega.

– Ho l’impressione – ha detto Zaia – che affrontando questi temi si faccia il gioco di chi vuole mettersi in mostra: meno se ne parla, meglio è. Il confronto con il ministro Kyenge – ha concluso – ci deve essere, magari anche duro, ma rispettando fino in fondo le leggi della democrazia, della civile convivenza e della buona educazione. Tutto ciò che esce da questo alveo è da condannare