Anche per chi ha lottato per la non violenza i Fratelli Musulmani sono solo terroristi

ROMA – Mentre cresce la spirale della violenza in Egitto, emerge netta anche una diversa percezione da parte delle cancellerie occidentali da una parte, e di esponenti significativi dell’opinione pubblica egiziana dall’altra, che rispecchiano quell’ostilita’ verso i Fratelli Musulmani che si è diffusa in tutti gli strati sociali nel loro anno di governo. All’interno del fronte rivoluzionario del 25 gennaio, che ha scalzato Mubarak e poi il presidente islamista Morsi, diverse voci non sembrano avere un particolare imbarazzo per la violenza in cui sono degenerate le operazioni di sgombero dei sit-in dei pro-Morsi e la repressione delle manifestazioni islamiste. ”Le forze di polizia hanno iniziato l’evacuazione dei sit-in dei Fratelli Musulmani seguendo i codici internazionali”, e solo quando quelli che rifiutavano di uscire ”hanno cominciato a rispondere con armi da fuoco”, la polizia ha reagito con altri lacrimogeni e i bulldozer”, ha detto Dalia Ziada, direttrice esecutiva dell’Ibn Khaldum Center for Development Studies. Sorriso dolce, velo islamico sul capo, Dalia Ziada fu tra i primi attivisti a diffondere clandestinamente le tecniche dell’azione non violenta che portarono alle rivolte del 2011. Ma ora non ha dubbi sulla necessitá della forza usata contro la resistenza dei Fratelli Musulmani, che sulla sua pagina Facebook definisce “terroristi” – parola usata anche dalle autoritá – che “uccidono, bruciano chiese e sono alleati di Al Qaida”. Forza da cui si é peró dissociato, dando le dimissioni, il vicepresidente Mohammad El Baradei. ”E’ un peccato, ma da lui ce lo aspettavamo – risponde Dalia, in un’intervista ad ANSAmed – da quando lo abbiamo conosciuto come potenziale politico nel 2010 non ha fatto niente di meglio che twittare. E sempre, quando arriva un momento critico, corre via”. ”Il principale motivo dell’enorme numero di morti é la brutale reazione di vendetta dei Fratelli”, sottolinea, ricordando le decine di chiese bruciate in questi giorni e “l’orribile attacco ad una stazione di polizia di Kerdasa, nel Fayyoum”, dove i Fratelli Musulmani “hanno ucciso 11 agenti”. Senza contare, denuncia, le fosse comuni con decine di corpi scoperte dalla polizia al di fuori della moschea di Rabaa, e le macabre prove delle torture compiute nei sit in ai danni di malcapitati oppositori del presidente destituito. Non ha parole tenere per i Fratelli Musulmani nemmeno Mohammad Tolba, un salafita “illumitato” che ha fondato la community di ‘Salafyo Costa’ come terreno di dialogo tra le diverse componenti della societá egiziana, compresi i cristiani attaccati in queste ore. ”I Fratelli Musulmani avevano armi da tempo e i loro leader sono dei criminali: ci stanno mandando il messaggio ‘o governiamo noi o sarà il caos”, dice. I problemi reali degli egiziani sono ”cibo, sicurezza, elettricità”, scandisce, ma ”il regime dei Fratelli Musulmani ha sempre sostenuto la brutalità della polizia contro i loro oppositori”. Diversa la posizione presa dal partito salafita El Nour, l’unico che aveva appoggiato la road map per il dopo Morsi disegnata dalla nuova presidenza, ma che dopo gli sgomberi ha diffuso un comunicato condannando l’uso della forza. Lo riferisce Al Ahram Online, osservando peró che i maggiori partiti e gruppi politici hanno giudicato ”un male inevitabile” l’intervento della polizia. Ma critiche all’uso eccessivo della violenza sono giunte anche da alcuni gruppi per i diritti umani, preoccupati nel contempo peró per la violenta ritorsione dei Fratelli Musulmani, definiti ”terroristi”, contro cittadini inermi. Critiche alle violenze da entrambe le parti anche dai giovani del Movimento 6 aprile, che chiedono la soluzione politica sostenuta da El Baradei, e il gruppo dei Socialisti rivoluzionari, che teme il nuovo autoritarismo dei militari.

Luciana Borsatti

 

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