La Puglia, tra emigrazione e internazionalizzazione (Parte II)

Ma da chi è partita l’idea e, soprattutto, come il Comune di Cellino San Marco si è attrezzato per una “Settimana pugliese” con la programmazione così  ben articolata? Lo chiediamo all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cellino San Marco, Gabriele Elia, ideatore ed organizzatore del Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, che ci risponde tra un saluto e l’altro dei suoi concittadini in festa: “Mi permetta, dottoressa Grassi, di ringraziare in questa occasione tutti coloro che hanno contribuito al successo di questa iniziativa. A cominciare da lei, per la sua presenza come giornalista e come pugliese, studiosa particolarmente attenta alle dinamiche sociali del nostro territorio; quindi l’Ambasciatore d’Albania Neritan Ceka; il Maestro Al Bano; il Brigadiere dei Carabinieri, Angelo Giovanni Capoccia, che si è generosamente prodigato per la riuscita di questo evento mettendo in relazione – con il suo non comune garbo – persone, Istituzioni e situazioni, pur egli non avendo – e questo gli fa molto onore, tanto da volerlo segnalare ai suoi Superiori – alcun incarico all’interno dell’iniziativa; il prof. Vittorio Sgarbi e il prof. Mario Luttazzo Fegiz. Desidero infine ringraziare tutta la comunità cellinese per la calorosa accoglienza che ha riservato a questa iniziativa. E’ stato importante vedere come tutti – ospiti e gente del luogo – hanno risposto con entusiasmo a questo Progetto “Ospitalità”. E penso alla meravigliosa sinergia con la Regione Puglia, una collaborazione che conferma quanto sia prezioso e proficuo che le Istituzioni “parlino” tra loro a beneficio dell’intera collettività, dando risposte concrete. Quindi il mio più sentito ringraziamento va all’Assessore Regionale al Mediterraneo, Cultura e Turismo, dottoressa Silvia Godelli, al dirigente regionale del Servizio Turismo, dottoressa Antonietta Riccio, e naturalmente al Sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, per lo slancio, il rigore e la passione che dedica al suo mandato istituzionale. Per rispondere alla sua domanda, ritengo che il dovere d’un amministratore sia quello di saper “intercettare” e attingere qualunque tipo di finanziamento pubblico, specie quelli europei che, non dimentichiamolo!, sono soldi pubblici, quindi anche nostri, di noi italiani. I finanziamenti europei sono il futuro, a fronte di bilanci “lacrime e sangue” con cui oggi si confrontano tutte le Amministrazioni locali. Penso che questa sia la prima azione che un buon Amministratore deve fare a beneficio della propria comunità di cui ha la fiducia, che è un inestimabile valore. Noi, come Comune di Cellino San Marco, abbiamo saputo dei finanziamenti che proponeva la Regione Puglia per progetti di promozione e valorizzazione della nostra regione, e li abbiamo presi di petto, delineando e strutturando questo Progetto di “Ospitalità” che facesse conoscere lo straordinario patrimonio storico-culturale che abbiamo, e che lo facesse conoscere a opinion leaders come lei, ovvero a persone che hanno l’opportunità, per le proprie competenze professionali, di rafforzare il pensiero di tanti, facendolo conoscere magari a chi desidera progettare un viaggio in questa zona, tra distese di olivi e due mari meravigliosi, quali sono l’Adriatico e lo Ionio.

Cellino San Marco
Il senso di accoglienza è costitutiva parte di noi, abbiamo ottime strutture ricettive. Quindi aspettiamo tutti, con gioia, presto, sia a Cellino San Marco, sia in tutta la Puglia, che hanno in sé una vocazione turistico-rurale con un potenziale altissimo. Certo, solo sapendo sviluppare un efficace e accurato marketing territoriale di cui questa “Settimana” è stata solo l’inizio di un percorso. Ritengo sia questa la prospettiva che può attrarre tanta gente, anche dall’estero, e di cui potrebbe giovarsi la nostra bella terra, sia sul piano sociale che territoriale. Ecco perché questo “Educational Tour”, dal titolo emblematico che abbiamo scelto proprio pensando a un percorso conoscitivo, può validamente testimoniare che questo magnifico territorio salentino si sta sempre più valorizzando – come merita – ma il cui potenziale è ancora tutto da esprimere al meglio. Per questo, tra gli obiettivi e la filosofia di Progetto, ho voluto seguire il filo rosso della vocazione locale, turistica appunto, raccordando Regione, Province e Comuni che, insieme, possono davvero fare tanto per valorizzarlo nelle sue varie e molteplici espressioni. Un territorio – voglio ricordare – che deve evitare qualsiasi minaccia che lo possa calpestare, e penso alla Centrale di Cerano, a 20 chilometri da qui, con impianti fotovoltaici che hanno ingiustamente deturpato le terre dei nostri contadini. Il mio desiderio, che affido a lei e a tutti i suoi colleghi giornalisti, è che il senso di ospitalità che contraddistingue la Puglia goda di una sempre più ampia diffusione anche attraverso il ‘passaparola’ di chi viene e resta abbagliato da tanta bellezza culturale e paesaggistica, desiderando così ritornare nella nostra regione, ma anche in tutta l’Italia, che è un territorio sano, marchiato in alcune sue aree, ma sano. E tale deve rimanere. Il turismo è il simbolo di questa nostra vocazione all’ospitalità e ne siamo orgogliosi. Orgogliosi anche di aver voluto giustamente far coincidere questa “Settimana di promozione pugliese” con la Festa patronale, che è molto sentita qui, sia da chi ci vive, sia da coloro che sono emigrati ma che, potendo, ogni anno ritornano con piacere alle proprie origini e radici di esistenza. Non a caso la Festa di San Marco è chiamata anche la “Festa dell’Emigrante”, che custodisce affetti, passioni, tradizioni, nostalgia e profondo senso di appartenenza. A proposito dell’emigrare vorrei aggiungere che è amaro spesso ascoltare che il nostro Paese è povero e quindi si è costretti ad andare via. Sì, purtroppo anche questo è vero, si è costretti a partire. Ma nel mio piccolo dico che se è necessario andare via per inseguire la propria vocazione che qui magari non viene valorizzata, è altrettanto fondamentale che le competenze acquisite altrove siano poi riportate nella propria terra di origine, per aiutarla a crescere con il contributo delle idee di tutti. Proprio per questo ripeto il mio ringraziamento sentito all’Assessore Regionale al Turismo della Puglia, Silvia Godelli, che ha dato l’opportunità al nostro territorio di perseguire obiettivi importantissimi all’interno di un percorso di indispensabile sviluppo del territorio tutto da costruire. Tutti insieme”.

La nostra vocazione
é terra d’accoglienza
Un percorso, quello dell’accoglienza e dell’ospitalità, già  in atto e da sviluppare, al quale da tempo sta dando un considerevole contributo Al Bano Carrisi, uno dei più entusiasti e convinti testimonial pugliesi, ”ambasciatore” per eccellenza di questa regione. L’artista ha collaborato attivamente alla realizzazione della “Settimana di promozione pugliese nel mondo” e da volitivo uomo del Sud, alla luce della sua ampia “visione” di cittadino del mondo, così riflette: “Credo che la Puglia sia una delle più belle regioni d’Italia, e non lo dico solo da orgoglioso pugliese, ma da persona che gira tutto il mondo. E mi auguro vivamente che ciò che Dio ha creato l’uomo rispetti. E mi riferisco agli scempi ambientali di cui ogni giorno leggiamo sulle cronache. La nostra vocazione è terra di accoglienza, abbiamo grandi vini, ottimi oli, eccellente artigianato, quindi non vedo perché cerchino di introdurre l’industria che con noi non c’entra niente. Non dimentichiamo gli 800 chilometri di coste e di spiagge che ci rendono una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero. A pochi passi da noi ci sono l’isola di Malta e l’isola greca di Corfù, che vivono di turismo per undici mesi all’anno, mentre qui da noi viviamo il nostro patrimonio naturale solo per un mese! Allora, io dico, programmiamo meglio questa nostra Puglia, non dimenticando il Miracolo di San Nicola, venerato tanto in Puglia quanto in Russia. Questa regione, oltre ad avere antiche radici con ascendenze spagnole, francesi e turche, è figlia della gloriosa Magna Grecia. Vivifichiamo allora queste radici culturali e di identità e puntiamo con determinazione e spirito d’intraprendenza sul turismo, un turismo alto, eliminando le sacche di delinquenza, che pure ci sono. A tutti i miei connazionali, anche all’estero, rivolgo un caloroso invito e dico Venite!, godetevi la Puglia, qui mangiate bene e bevete meglio! E fate l’amore con la natura! E a proposito di connazionali all’estero, pensando agli emigrati e ai milioni di oriundi, a loro voglio mandare il mio saluto affettuoso dicendo che sono i migliori Italiani, semplicemente perché vivono e s’alimentano di Nostalgia, quello struggente nostos che è rimpianto per la casa natìa, humus nella lontananza, “preservativo” contro i mali di questa nazione, che ne ha tanti. Riappropriamoci delle nostre radici, della nostra identità, del nostro orgoglio. E penso ai cinesi, agli spagnoli, ai francesi, che difendono con vigore la loro identità pur vivendo fuori dai luoghi di origine. Negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento l’Italia vantava un grande peso culturale e sociale in America. Ritorniamo a quella pagina della nostra storia e, nella circolazione di pensieri, idee e progetti che possono unire le “due Italie”, custodiamo e valorizziamo tutto il nostro prezioso patrimonio”.

Un tipo di turismo
diverso e piú ampio
Il tracciato di sviluppo della Puglia, nelle appassionate parole di Marina Del Foro, illuminato Assessore comunale di Cellino San Marco, conferma quanto le Istituzioni locali, oggi, possano essere “dentro” i processi sociali, contribuendo a delineare orizzonti di crescita, avvicinandosi ai bisogni/desideri della comunità in maniera capiente, determinata e pragmatica: “Ho voluto appoggiare con piacere questo Progetto sull’Ospitalità nel Salento perché è doveroso, per chi si occupa della cosa pubblica, rivalutare e valorizzare questa realtà, tenendo conto dei Patti di Stabilità. Grazie all’ “Area Vasta” brindisina, più Comuni si sono messi insieme e, puntando sulla crescita locale, hanno potuto attingere ai Fondi Europei. Personalmente, come Assessore all’Urbanistica, grazie a questi Fondi, ho potuto realizzare per Cellino un articolato piano di riqualificazione urbana che oggi vede il centro storico pedonalizzato e valorizzato da un elegante basolato, in sostituzione di un improbabile asfalto. Tra i progetti intrapresi e portati a compimento annovero la Biblioteca Multimediale, l’efficientamento energetico, la riqualificazione delle periferie, che sono importanti sul piano del tessuto sociale di una comunità, quanto e più dei centri storici di cui mi occupo, e mi occuperò sempre, con grande determinazione propulsiva. Abbiamo lavorato anche alla realizzazione di un Orto urbano per i cittadini di Cellino, con giochi per bambini in plastica riciclata. E siamo impegnati nei lavori di un ampio viale che collegherà la periferia al centro. Tutte realtà che devono “parlare” tra loro, interagendo. Desidero che dalla Puglia, dall’Italia, dall’estero vengano a vedere una realtà come questa, che offre un tipo di turismo diverso e più ampio di quello esclusivamente balneare. Cellino San Marco è al centro, tra Brindisi e Lecce, al centro tra l’Adriatico e lo Ionio, e al centro d’una campagna prossima al mare. Siamo pronti ad accogliere, promuovendo una ricettività ampia, fatta non solo di turismo locale. In questo senso è importantissima la personalità di Al Bano, nostro illustre e amato concittadino celebrato in tutto il mondo, che è una forte “attrattiva”, anche per le prestigiose iniziative culturali e musicali che generosamente offre alla sua e nostra terra. Il Salento è stata una scoperta tardiva dal punto di vista turistico. Ma ora è arrivato il momento di condividere. Tutti. E di ottimizzare la ricettività. Chi viene in questa spettacolare zona della Puglia resterà incantato dall’ambiente e dalla sua gente meravigliosa. Cose che rendono magici questi luoghi, anche per l’effetto moltiplicatore dato dal connubio tra campagna e mare, tra le tradizioni enogastronomiche e le tracce storico-culturali, difficili da trovare altrove in maniera così concentrata. In questo percorso di sviluppo, ripeto, il futuro è dato dall’Unione Europea e dai fondi messi a disposizione per la valorizzazione dei contesti territoriali. I finanziamenti ci sono, il problema sta nello snodo delle Regioni, nei passaggi molto burocratizzati che comportano lentezze e spesso determinano che le risorse a disposizione tornino indietro. Ma l’Unione Europea fa bene, alla luce dei finanziamenti erogati per i progetti proposti, ad esigere una rendicontazione rigorosissima sui costi, sulla qualità dell’attuazione dei progetti, sul rispetto dei tempi di realizzazione. I cittadini spesso non sono a conoscenza di queste importanti opportunità europee, e penso anche ai giovani che hanno idee e progetti da realizzare. Insieme si possono creare piattaforme proattive in cui le Istituzioni – come sta già avvenendo – si avvicinino sempre più alle istanze della collettività verso processi di matura operatività”.

Mostra fotografica
sull’emigrazione cellinese
Prima di lasciare Cellino San Marco – sull’eco di questi interventi che da angolazioni diverse indicano  pragmaticamente nuovi orizzonti per la Puglia e sulle note della locale banda musicale che s’ode in lontananza mentre accompagna in processione la statua del Santo Patrono – veniamo invitati ad una visita in Comune dove, per la “Settimana sull’Ospitalità nel Salento”, in alcune sale è allestita un’interessante mostra fotografica e documentale sull’Emigrazione cellinese nel mondo. L’iniziativa, nell’ambito del Progetto “Cilinari – la storia simu Nui” , collegata a due “Calendari della Memoria” 2011 e 2012 , tematizza il senso d’Appartenenza e Identità di questa comunità. Categorie di osservazione partecipante che ben ha saputo cogliere Angelo Arcobelli, presidente dell’Associazione Culturale “Res Publica Cilinara”, impegnata nella “promozione del territorio e dell’identità cellinese”, vivace ideatore di numerose iniziative improntate alla valorizzazione dello spazio-vissuto cellinese. Queste fotografie-documento – raccolte dall’instancabile Arcobelli grazie a un lungo lavoro di ricerca che ha coinvolto e motivato tutti i cellinesi, dopo un non facile lavoro di persuasione sulla valenza e la necessità di condividere tracce di memoria individuale e collettiva, per evitare il rischio della dimenticanza storica – raccontano di donne e uomini partiti cento anni fa da un paesino del Sud verso nuovi e inesplorati campi di possibilità, costretti a varcare l’oceano alla ricerca di lavoro e dignità. Donne e uomini i cui figli e nipoti – parte di quegli 80 milioni di oriundi dell’altra Italia sparsi in ogni angolo del pianeta – oggi tornano d’estate a Cellino San Marco con l’orgoglio delle proprie origini italiane, per riempire tasselli di storia dell’emigrazione che attraverso il tempo e le generazioni lascia ineludibili segni di lacerante, complessa e doppia identità, tra luoghi di nascita e d’adozione. Donne e uomini che tornano, magari per acquistare la casa dei nonni emigrati, onorandone così una storia privata, che diventa Storia, fatta di coraggio, orgoglio, sogni e conquiste.

Tornano avendo messo da parte, per un anno intero, l’impegnativa cifra per il biglietto aereo dalle Americhe  verso l’Italia. E tornano portando con sé, come privatissimo bagaglio esperienziale, tutto quel nostos, quella voglia di Ritorno che con l’arrivo dell’estate Cellino San Marco, al pari di paesi e città d’Italia che hanno conosciuto l’epopea della Grande Emigrazione, coltiva e onora all’insegna dell’orgoglio e di antichi legami con la terra madre. Il “ritorno in patria” delle comunità solo geograficamente lontane dal Belpaese, quando le case lasciate nei luoghi d’origine e le strade riprendono vita con il rientro degli emigrati in vacanza, quando i dialetti del Sud si fondono con gli intercalari del Nord e strascichi di “broccolino”, quando feste di famiglia, matrimoni e battesimi, vengono programmati in funzione del ritorno dei familiari, quando sagre, feste popolari o religiose riannodano rapporti, affetti e relazioni, si rinsaldano sentimenti, punteggiando – ieri come oggi – origini, identità e appartenenza. Un portato che è archetipo fondativo, vivificante e strutturante dell’Io collettivo italiano, spesso più coltivato nell’Altrove che da chi è restato. Come per Mina Manca Spencer, docente di Letteratura italiana negli Stati Uniti, originaria di Cellino San Marco: dove un doppio cognome italo-americano, un doppio passaporto e una doppia cittadinanza partecipano e condensano tutta l’essenza di un vissuto migratorio nutrito di Nostalgia e determinazione nel mantenere vivi i legami con le proprie origini, tramandandole ai propri figli “americani”, insieme al mai sopito desiderio di Ritorno.

O come nella testimonianza di Mario Diomete sulla locale Festa patronale di San Marco – “un appuntamento mai mancato in 40 anni di emigrazione”, dichiara con orgoglio – egli che da Cellino è andato a Milano, un “figlio” dell’emigrazione interna al Paese, avvenuta durante gli anni ’70 del Novecento. Tanto da stimolargli ricordi intensi: “… I festeggiamenti, che si svolgevano in diversi giorni, avevano il momento cruciale nella Processione, seguita dalle autorità civili (Sindaco, Maresciallo con i Carabinieri in alta uniforme) e religiose … Si percorrevano le vie del paese e per questa occasione le case venivano tinteggiate e abbellite. Durante il passaggio della statua del Santo venivano spalancate le porte per “la benedizione”. La statua, che è molto pesante, veniva portata a spalla dai cittadini che facevano a gara per recarla in processione, in particolare gli emigrati. Dopo la Processione, una volta riposta la statua del Santo sul baldacchino della chiesa, rigorosamente adorno di luci e fiori, si assisteva con grande devozione alla Santa Messa. Talvolta c’era la presenza del Vescovo della diocesi di Brindisi. A tal proposito, desidero evidenziare con gioia che, da tre anni a questa parte, il parroco Don Cosimo, un grande Parroco, ha introdotto, secondo il mio modesto parere, un’iniziativa bellissima: quella di celebrare la Santa Messa in piazza. Stimola cittadini e fedeli ad una partecipazione più sentita. Un Parroco che è riuscito a portare la Chiesa in piazza! Una grande emozione per tutti! Altri ricordi sono quelli dei tavolini in piazza, allestiti dai bar adiacenti, dove mangiavo noccioline insieme agli amici o ai parenti, bevendo un bel bicchiere di bibita fresca, mentre s’ascoltava la banda che eseguiva brani di musica classica o sinfonica. E mi emozionava tanto vedere le persone anziane così concentrate nell’ascolto … Ma arriviamo agli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando per volere del Parroco di allora venne introdotta un’importante novità devozionale: oltre a San Marco Evangelista iniziò ad essere festeggiata d’estate anche Santa Caterina d’Alessandria, compatrona di Cellino, che abitualmente veniva festeggiata a novembre, con una grande fiera detta “Te li Cappotti”, una tradizione ancora oggi  molto seguita e dedicata alla vendita di cappotti bellissimi, per cui in tanti vengono apposta da tutto il Sud e non solo. E così vennero accomunate le due Feste patronali, proprio per permettere agli emigrati tornati in paese per le vacanze di poter rendere omaggio ai propri Santi patroni. Un segno che trovo di grande sensibilità, da parte di Cellino, verso noi emigrati, e che ci fa capire che non siamo dimenticati. Anzi, che i nostri concittadini tengono a noi, anche se per un anno siamo lontani. Non bisogna ovviamente dimenticare il momento cruciale dei fuochi pirotecnici, che negli anni sono stati arricchiti nella loro bellezza e straordinarietà, e che attualmente vengono fatti alla fine della Processione, alla presenza delle statue dei Santi. E questa è una cosa molto bella e suggestiva. Ci sono tanti altri aspetti di questa Festa patronale che non vorrei tralasciare, per esempio il grande mercato, le bancarelle, la gente del paese e di quelli limitrofi, ma quello che più tengo a sottolineare, è il rispetto dei valori e delle tradizioni che qui si vive in maniera molto forte. Anche se purtroppo, in questi ultimi anni, sarà per questo sciagurato e troppo lungo periodo di crisi economica, vedo diversi miei compaesani con il viso sempre più triste. Come, lo sono anch’io, da emigrato”. Anche questo è Puglia, terra di idee, di brezze emozionali ed orizzonti di progetto. Brezze che attraversano terra e mare. Tra Storia e Futuro. In un “viaggio” pugliese – fuori e dentro di noi – dopo il quale non saremo più gli stessi. Una “terra filosofica”, rigenerativa dunque, dove finalmente poterci liberare dell’assordante e bulimico ‘rumore’ del qui e ora, tornando a pensare – magari all’ombra di un ulivo secolare –  idealisticamente la realtà. Nel segno di una nuova, antica Humanitas ancora tutta da vivere e riscoprire.

TIZIANA GRASSI è nata a Taranto e vive a Roma. Giornalista, scrittrice e studiosa di fenomeni migratori. Già autrice per Rai International di programmi di servizio per gli Italiani all’estero, attualmente collabora al programma radiofonico “Un libro per l’Europa” della Commissione Europea, Rappresentanza in Italia, e alla programmazione culturale per l’Ambasciata d’Austria a Roma.

GOFFREDO PALMERINI è nato e vive a L’Aquila. Nella città Capoluogo d’Abruzzo è stato amministratore civico e vice Sindaco per quasi trent’anni. Scrive su numerose testate italiane all’estero e agenzie internazionali per molte delle quali è collaboratore. Scrittore, studioso dell’emigrazione italiana, è componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo ed esponente di prestigiose istituzioni culturali.

Tiziana Grassi  e  Goffredo Palmerini

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