Letta vede Epifani. Pd chiude su Cav.

ROMA  – Il Pd non arretrerà di un millimetro dal principio che ”le sentenze si rispettano e si applicano”. E in giunta, al Senato, voterà compatto per la decadenza di Silvio Berlusconi. Non ha sfumature la posizione che Guglielmo Epifani ribadisce al premier Enrico Letta durante il pranzo a Palazzo Chigi. Una fermezza su cui Letta non nutre dubbi, anzi i suoi collaboratori fanno sapere che tra i due c’è ”piena sintonia” come confermerà da Vienna il premier stesso dicendosi certo che ”le decisioni del Pd saranno quelle giuste”.

Nel giorno del compleanno del presidente del consiglio, Epifani raggiunge Letta a Palazzo Chigi, di rientro dalla breve pausa estiva e già al lavoro per la stretta sulla riforma dell’Imu, su cui il Pdl ancora non ha dato il via libera. I contatti tra i due sono costanti.

– L’ho sentito prima del meeting di Rimini – racconta il segretario Pd.

Quindi non c’è alcuna sorpresa nel premier davanti alla durezza con cui Epifani assicura che minacce e ultimatum del Pdl sulle conseguenze del voto del Pd in giunta sono destinate a cadere nel vuoto. Il Pd non può venire meno al rispetto delle sentenze, pena la fine stessa del partito che non reggerebbe l’urto di scelte diverse.

Una crisi di governo ”non dipende da noi”, è la posizione di Epifani, rinviando il cerino al Pdl, pur preoccupato, proprio come Letta, che ”una crisi possa fare arretrare il Paese e soprattutto vanificare gli sforzi che hanno fatto i cittadini, che sono quelli che hanno pagato di più i costi della crisi”. D’altra parte, assicurano fonti Pd, Letta neanche si immaginerebbe di fare pressioni sul suo partito per far cambiare le decisioni venendo incontro a Silvio Berlusconi.

– Le decisioni che assumerà il Pd per quanto mi riguarda saranno le decisioni giuste – assicura il presidente del Consiglio. Anche il premier è preoccupato per gli effetti di una crisi di governo: non per motivi personali ma per le conseguenze negative sui primi segnali di ripresa. E sulla necessità di rafforzarli con i prossimi provvedimenti, come il decreto Fare 2, che il governo vorrebbe approvare a settembre, dopo aver messo la parola fine alla querelle sull’Imu.

Ma la sintonia tra Letta e Epifani non si ferma all’analisi politica e alle priorità per il paese. Anche sulla gestione della fase congressuale del Pd i due si sono trovati d’accordo. Il Pd è già in piena tensione precongressuale, come dimostra il vespaio di polemiche scatenato dal documento di Francesco Boccia e dal duro scontro sulla legge elettorale con i renziani di nuovo all’attacco. Epifani ha garantito, a quanto si apprende, che tenterà di tenere separate la partita congressuale dalla vita del governo. Ed il presidente del consiglio ha ribadito che non entrerà in campo e resterà neutro proprio per preservare il lavoro dell’esecutivo dalle tensioni congressuali.