Su Berlusconi è scontro totale, Pd chiude su amnistia

ROMA  – Il ministro Mauro l’aveva indicata come soluzione ideale per riconciliare il Paese ma a soli 24 ore dalla sua ‘riemersione’ dalle pieghe del dibattito sulle sorti di Silvio Berlusconi l’ipotesi amnistia è divenuta nuovo fronte di scontro tra le forze della maggioranza. Trovando il secco no del Pd, che ha tacciato la proposta come l’ennesimo atto di una “storia indecente” e incassando alla fine la smentita di una delle ‘colombe’ del Pdl, il ministro Maurizio Lupi, secondo il quale la strada dell’amnistia non era mai stata presa in considerazione.

Invocata da una parte della politica come soluzione per il sovraffollamento delle carceri e ‘benedetta’ anche dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, l’ipotesi amnistia ieri era stata chiaramente indicata dal ministro della Difesa per trovare una soluzione di pacificazione nazionale e porre fine con un provvedimento non ad personam al caso Berlusconi. E, ieri, si sono succedute le dichiarazioni di esponenti del Pdl a favore dell’idea.

– Se due membri autorevoli del governo affrontano con serietà e lungimiranza il problema dell’amnistia, ciò ha un valore che non può essere eluso da chi ha a cuore le sorti dell’Italia – è stato l’endorsment di Sandro Bondi, al quale hanno fatto eco quelli di Cicchitto e Matteoli. Parole con le quali, tuttavia, gli esponenti pdiellini focalizzavano il tema dell’amnistia sul più generale problema della giustizia e non su quello del Cavaliere. E se l’ipotesi già vacillava per l’alto quorum parlamentare necessario (2/3 in ciascuna Camera), ci hanno pensato i responsabili Giustizia e Carceri del Pd, Danilo Levi e Sandro Fava, a spalar via ogni dubbio scagliandosi contro “la tempistica del provvedimento”, che non riguarda le sorti dei detenuti, ma quelle dell’ex premier.

– E’ l’unica cosa che interessa al Pdl. Ma non è nell’interesse dell’Italia – hanno tuonato i due dem seguiti dal ‘niet’ del responsabile organizzativo Davide Zoggia:

– E’ ora di finirla anche con i continui ripescaggi dell’idea di amnistia per salvarlo.

Ma a tracciare la difficoltà del percorso amnistia non c’é solo il perdurare dello scontro Pd-Pdl, ancora oggi impegnati a scambiarsi reciproche accuse sulla responsabilità di un eventuale crisi politica. ‘No’ secchi all’ipotesi sono giunti anche da Sel e Fdi, mentre il M5S ha archiviato il caso inserendolo nelle “pantomine” tra i due partiti di maggioranza.

E l’amnistia ha provocato fratture anche nello stesso partito di Mauro, Scelta Civica, con i due capigruppo al Senato e alla Camera, Susta e Dellai, uniti nell’opposizione alla proposta. Proposta dalla quale, in serata, si è infine smarcato Lupi.

– Ci sono varie ipotesi, ma l’amnistia non è mai stata presa in considerazione – ha affermato dal Meeting di Rimini il ministro, prima di recarsi al super vertice del Pdl ad Arcore ed alludendo alle altre vie ancora aperte per il Cavaliere, quasi tutte con tappa obbligata alla Giunta delle elezioni del Senato che il 9 settembre esaminerà il caso. E se Mara Carfagna e diversi suoi colleghi scelgono il campo di battaglia sulla legge Severino e sulla richiesta di un pronunciamento della Consulta, sembra ormai tramontata la soluzione della grazia. Quella grazia che, oltre a non intervenire su pene accessorie, presuppone la colpevolezza di chi la chiede. Proprio ciò che il Cavaliere non vuole e che con l’amnistia, provvedimento ex art 79 della Costituzione che estingue il reato, avrebbe invece ottenuto.

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