Con Tevez, Juve “apache”

Sampdoria-Juventus 0-1 (2)

Sampdoria (3-5-2): Da Costa 6, Gastaldello 5 (27′ st Mustafi sv), Palombo 5.5, Costa 5.5, De Silvestri 5.5, Eramo 5 (27′ st Soriano sv), Krstcic 5.5, Obiang 6, Berardi 5 (37′ st Castellini 4), Eder 6, Gabbiadini 6 (92 Tozzo, 44 Fornasier, 4 Salamon, 79 Gavazzi, 33 Gentsoglu, 6 Rodriguez, 15 Wszolek, 9 Pozzi, 12 Sansone). All.: D.Rossi 5.5.

Juventus (3-5-2): Buffon 6, Barzagli 6, Bonucci 6, Chiellini 5.5, Lichtsteiner 6, Vidal 5, Pirlo 6.5, Pogba 6.5, Asamoh 6.5, Tevez 6.5 (44′ st Llorente sv), Vucinic 6 (44′ st Giovinco sv). (30 Storari, 4 Caceres, 5 Ogbonna, 11 De Ceglie, 13 Peluso, 17 Marrone, 20 Padoin, 33 Isla, 27 Quagliarella, 32 Matri). All.: Conte 6.

Arbitro: Banti di Livorno 5.5.

Rete: nel st 13′ Tevez.

Angoli: 10 a 4 per la Juve. Recupero: 1′ e 3′. Espulso: Castellini al 44′ st per fallo su Lichtsteiner. Ammoniti: Eramo, Gastaldello, Vidal, Vucinic e Lichtsteneir per gioco falloso. Spettatori: 29277 per un incasso di 282.565 mila euro

IL GOL 13′ st – Uno-due tra Pogba e Vidal con il francese che poi serve a centro area Tevez: l’argentino appoggia comodamente in rete a due passi da Da Costa.

TORINO. – Dice l’adagio: i duri cominciano quando il gioco si fa duro. Carlitos Tevez nella sua nuova esperienza italiana ha aspettato che finisse il calcio d’estate per presentarsi al calcio vero. Due partite ufficiali, due gol. E prestazioni generose, al servizio della squadra. Se la nuova Juventus 2013-2014 può avere un giocatore simbolo, quel giocatore è proprio lui, Carlos Alberto Martinez, che prese il cognome Tevez all’età di 12 anni solo perché la squadra argentina in cui militava, i semiprofessionisti dell’ All Boys, si rifiutava di lasciarlo andare a giocare nelle giovanili del Boca Juniors. Carlitos così cambiò il cognome prendendo quello della madre. E nel barrio Ejercito de los Andes di Ciudadela (chiamato dalla gente Fuerte Apache dal film con Paul Newman ‘Forte Apache nel Bronx’) cominciò a diffondersi dapprima a Buenos Aires, poi in tutta l’Argentina, la leggenda di Carlitos Tevez, ‘l’Apache’. Il suo straordinario talento fatto di coraggio, forza fisica, rapidità e spirito di squadra, lo ha portato a debuttare in prima squadra a 16 anni, per poi diventare un simbolo ovunque abbia giocato: nel Boca Juniors, nel Corinthias, nel West Ham, nel Manchester United, nel Manchester City. Oggi, a 29 anni, è destinato a diventare il simbolo della Juventus. A lui, che a dieci mesi si rovesciò addosso una pentola d’acqua bollente e per questo si porta sul corpo i segni di quella ustione, di fare l’uomo-simbolo interessa poco. Gli interessa vincere, e per riuscirci prova quella ”fame” che Antonio Conte va cercando in ognuno dei suoi. Per questo il tecnico a Genova era entusiasta a fine partita. Perché – ha detto – lo ha visto ”assatanato nella fase difensiva. Oggi posso dire di aver scoperto un campione. Sa dare un contributo di qualità ma è anche un esempio sotto i profilo caratteriale”. Tevez può incarnare lo spirito ‘apache’ che Antonio Conte si aspetta dalla Juventus 2013-2014. Una squadra che, sia per l’innesto dell’argentino, sia per l’esperienza acquisita, è diventata più squadra. ”E’ vero – ha detto l’allenatore bianconero dopo la vittoria sulla Sampdoria -. Abbiamo gestito la partita da grande squadra, mantenendo il controllo e rischiando poco, senza avere fretta”. E’ questa la differenza più marcata rispetto alla Juventus dello scorso anno. E’ come se ci fosse un salto di qualità nella gestione del gioco. In Italia, sorse, può anche essere sufficiente per puntare al terzo scudetto. Per l’Europa invece è il minimo, è la condicio sine qua non. E può non bastare anche la ‘fame apache’ di Tevez, per quanto contagiosa possa essere. Serve un rafforzamento sulle fasce. Per una stagione europea da protagonista la Juventus ha troppe punte, come ha riconosciuto lo stesso ad Marotta. Serve chi possa dare una mano a Lichsteiner e ad Asamoah. Chi? Alla Juve nessuno lo dice, ma quel giocatore ha un nome e un volto: Zuniga.

(di Luciano Clerico/ANSA)

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