Gli anti-Mubarak in piazza contro la liberazione del rais

ROMA. – I protagonisti della Primavera araba egiziana, gli artefici del collasso del regime di Hosni Mubarak e della destituzione manu militari di Mohamed Morsi, rompono gli indugi e ritornano nelle piazze contro la scarcerazione dell’ex rais nemico da sempre, mentre i pro-Morsi si rinfrancano dopo l’apparizione in tv del loro più importante leader ancora a piede libero, Mohamed el Beltagy. In Egitto “avremo davanti forse altri giorni ancor più dolorosi, ma non si può pensare che si possa tornare al 2011, perché il risveglio della popolazione egiziana è stato reale”, ha detto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, esprimendo dubbi sulle possibilità che dalla prova di forza delle scorse settimane possa scaturire un reale processo democratico: “Ma è importante dare una chance a questa possibilità”, ha sottolineato. A tirare le fila del rilancio del movimento giovanile egiziano anti-Mubarak e anti-Morsi è il gruppo 6 Aprile, celebre per il suo attivismo e unanimemente considerato il gruppo più determinante nella galassia della contestazione del Paese. “Non ci si può fidare dei militari, già in passato non hanno mantenuto le promesse”, ha detto il leader del gruppo, Ahmed Maher: “La scarcerazione di Mubarak è inaccettabile”. I militari “devono restare fuori dalla politica”. Quanto al generale Abdel Fattah al-Sissi, “vedremo se sarà come Mubarak o meglio”. Strangolato dalle fazioni in conflitto nel bagno di sangue del 14 agosto, il gruppo si era limitato a denunciare una “ondata di follia” nel Paese. “Ora è tempo di tornare all’azione, basta parlare. Abbiamo le nostre proposte, saremo pacifici”, dice un’altra attivista. Il gruppo chiede anche la “liberazione di tutti gli arrestati ingiustamente”. Anche tra i pro-Morsi? “Nei loro confronti ci sono accuse molto gravi, in ogni caso sì, se qualcuno è stato arrestato ingiustamente deve essere liberato”, spiegano quelli di 6 Aprile. E così il movimento tornerà in piazza, anche se al momento non è prevedibile l’impatto che la mobilitazione avrà al Cairo e nel Paese. Gli occhi sono puntati su venerdì 30 agosto, con le grandi manifestazioni annunciate dai pro-Morsi, forse l’ultima spiaggia per dimostrare la propria effettiva forza dopo la raffica di arresti e le accuse gravissime, dal terrorismo alla strage dei dimostranti anti-Morsi, a carico dei leader della Confraternita. Il campo dei Fratelli musulmani esulta beffardo dopo la messa in onda, poco prima della mezzanotte di martedì, di una intervista al leader fuggiasco ma ancora determinato, Mohamed el Beltagy, che le autorità considerano ora il “most wanted”. E’ andato in onda su Al Jazira-Misr, il canale egiziano del network qatariota, già messo all’indice dalle autorità egiziane che la giudicano “non professionale”, con il ministro dell’Informazione che vorrebbe oscurarla. Beltagy ha esortato i Fratelli in carcere alla resistenza passiva, a non rispondere ai magistrati, ha ammesso che a Rabaa c’erano armi, ma “solo per difendere i nostri bambini”. La destituzione di Morsi “aveva l’obiettivo di riportare Mubarak e la sua cricca al palazzo presidenziale, la loro rivoluzione è solo un fotomontaggio”.

(Claudio Accogli/ANSA)