Juventus, un altro poker a una pessima Lazio

JUVENTUS-LAZIO 4-1

JUVENTUS (3-5-2): Buffon 6; Barzagli 6 (36′ st Ogbonna sv), Bonucci 7, Chiellini 6,5; Lichtsteiner 6,5 (33′ st Isla sv), Vidal 7,5, Pirlo 6,5, Pogba 7, Asamoah 6; Vucinic 6,5 (36′ st Quagliarella sv), Tevez 7,5. (30 Storari, 4 Caceres, 7 Pepe, 11 De Ceglie, 12 Giovinco, 13 Peluso, 14 Llorente, 16 Motta, 20 Padoin). All. Conte 7.

LAZIO (4-4-1-1): Marchetti 6,5; Cavanda 5 (27′ st Floccari sv), Novaretti 4,5, Cana 5, Radu 5; Gonzalez 5,5, Biglia 6 (20′ st Ledesma sv), Hernanes 5, Lulic 5,5; Candreva 6,5; Klose 6 (36′ st Ederson sv). (1 Bizzarri, 95 Strakosha, 3 Dias, 9 Rozzi, 14 Keita, 17 Pereirinha, 20 Biava, 23 Onazi, 28 Vinicius). All. Petkovic 5.

Arbitro: Tagliavento di Terni 6,5.

Reti: nel pt 15′ e 26′ Vidal, 28′ Klose; nel st 4′ Vucinic, 35′ Tevez.

Angoli: 4-4. Recupero: 1′ e 2′. Ammoniti: Bonucci per gioco falloso. Espulso: Hernanes al 18′ st per doppia ammonizione. Spettatori: 38.041 per un incasso di 1.396.109 euro.

I GOL  – 15′ pt: taglio in verticale di Pogba che smarca Vidal: il cileno controlla e di esterno destro batte Marchetti. – 26′ pt: lancio profondo di Bonucci che pesca Vidal in area: controllo e sinistro per il raddoppio. – 28′ pt: destro dal limite di Hernanes, respinta corta di Buffon, Klose anticipa Chiellini e segna. – 4’st: l ancora lancio di Bonucci, Vucinic supera Novaretti in velocita’ e batte Marchetti in uscita. – 35′ st: velo di Vucinic che lascia a Tevez: l’argentino controlla e dal limite piazza il quarto gol alla destra di Marchetti.

TORINO. – Adesso, col senno di poi, lo si può dire: alla vigilia il pianto di Antonio Conte era greco, il proclama di Vladimir Petkovic era vuoto. Per quanto si è visto allo Juventus stadium in quello che molti avevano definito il ‘ritorno’ della partita di Supercoppa, c’è effettivamente una categoria di differenza tra Juventus e Lazio. Al di là del 4-1 finale, la squadra di Conte ha tenuto il campo con una padronanza degna della nuova ‘Legends Lounge’ inaugurata per l’occasione al J-Stadium (una cena-con-partita per due va dai 360 ai 1.000 euro, ma con cameriere e posto auto). La Lazio si è difesa come ha potuto, affidandosi a qualche tiro da fuori di Hernanes, Candreva o Gonzalez le sue (scarse) fortune. E ad eventuali incertezze di Buffon, non al meglio questa sera. Il 4-4-1-1 allestito da Petkovic per la trasferta di Torino è stato ben lontano dalla spavalderia tattica annunciata alla vigilia. La squadra biancoceleste, in realtà, ha atteso, non si sa se per scelta o perché costretta. La Juve, invece, col suo ormai consolidatissimo 3-5-2 ha ‘fatto’ la partita dal primo all’ultimo minuto: macinando, corricchiando, affondando, distraendosi, tornando a mordere. Tutto a suo piacimento, sotto lo sguardo ora tranquillo ora furioso di Antonio Conte. Davanti a 38.041 spettatori (tra cui anche famiglie e bambini) i bianconeri sono andati in gol con irrisoria facilità, senza mai forzare, esattamente come già successo a Genova. Vidal due volte (tocco delizioso al 15′ su altrettanto delizioso lancio di Pogba, e al 26′ su lancio di Bonucci), quindi Vucinic al 4′ della ripresa ancora su un lancio di Bonucci, tra i migliori dei suoi con Tevez e Pogba. La Lazio, che aveva impostato una gara di copertura per affidarsi a ripartenze con tiri dalla distanza, dopo meno di mezz’ora era già sotto di due gol. Troppo il divario tra le due squadre in campo. E il gol di Klose al 28′ è stato più frutto di una malandata respinta di Buffon che non di una pressione di squadra che cerca il pareggio. Tanto più che al 18′ della ripresa la Lazio è rimasta in dieci: Hernanes, già ammonito, si è visto presentare il cartellino rosso da Tagliavento per aver intenzionalmente cercato la deviazione in area con una mano. In realtà il brasiliano ha appena sfiorato la palla, ma l’arbitro (severissimo) non ha voluto sentire ragioni. Tuttavia a giudicare da quello che si è visto in campo, la Juventus (che nel finale ha fatto debuttare Ogbonna) avrebbe continuato a dominare anche una Lazio in undici uomini. Lo dimostra la prestazione di Tevez che, con tutto il rispetto, è giocatore di caratura ben diversa da Novaretti. L’argentino sul 3-1 ha continuato ad impegnarsi come un ossesso e prima ha colpito una traversa al 27′, poi al 36′ ha firmato il 4-1 con un dribbling strettissimo dal limite e conseguente diagonale da fuori. Il n.10, entusiasta come un giocatore alle prime armi, ha quindi esultato al grido (scritto sulla maglietta) di ‘Fuerte Apache’, dal nome del suo barrio di Buenos Aires. Mentre sugli spalti i tifosi festeggiavano così: ”Claudio Lotito salta con noi”. E per il presidente biancoceleste c’è un imperativo: tornare sul mercato.

(Luciano Clerico/ANSA)