Patto Confindustria-sindacati. Letta: “Così fuori da caos”

ROMA  – Una legge di Stabilità per la crescita e l’occupazione: Confindustria, Cgil, Cisl e Uil incalzano il governo perché ora dia risposte ai “problemi reali” del Paese, delle imprese e del lavoro, a partire dalla riduzione del carico fiscale. E lo fanno mettendo nero su bianco le priorità su cui chiedono “un impegno preciso” al governo, su cui agire in vista della vecchia Finanziaria e far convergere l’azione dell’esecutivo stesso e delle parti sociali: un documento comune che i rispettivi leader, Giorgio Squinzi, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, sottoscrivono a Genova prima di partecipare tutti insieme ad un dibattito nell’ambito della festa nazionale del Pd, dove rendono pubblica l’intesa. Intesa che viene subito apprezzata come una buona notizia dal premier Enrico Letta, che venerdì scorso aveva parlato da quello stesso palco.

– E’ un passo avanti importante che dimostra che se in questo Paese si vuole discutere di cose concrete si può uscire dal caos permanente nel quale ci si trova – afferma il presidente del Consiglio dalla Slovenia, assicurando che il governo sarà “un interlocutore molto attento”.

– Del resto – è la premessa del presidente di Confindustria -, siamo in una situazione tale che non possiamo che remare tutti nella stessa direzione. E – prosegue Squinzi -, le cose da fare sono tante, per cui facciamo un appello forte al Governo, l’unico possibile, affinché senta tutta la pressione.

Ma la necessità improcrastinabile, dice il numero uno della Cgil, è quella di “cambiare passo”.

– Non essere più prigionieri del dibattito ma avere una strategia per il Paese – sostiene Camusso.

E Bonanni aggiunge:

– Bisogna guardare in faccia la realtà senza perdersi in chiacchiere sull’Imu e sull’Iva che significa solo perdere tempo.

– Insomma – afferma Angeletti -, la politica economica del governo non deve servire a stabilizzare il governo ma ad aumentare l’occupazione e quindi a ritrovare la crescita.

Tre sono le direttrici su cui si articola il documento di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil: politiche fiscali, politiche industriali, revisione degli assetti istituzionali ed efficienza della spesa pubblica. Innanzitutto, quindi, un intervento “sull’intero sistema fiscale”, come dice Bonanni, che sia a vantaggio dei lavoratori e dei pensionati e anche delle imprese. Per aumentare, così, il reddito disponibile delle persone e riequilibrare la tassazione sui fattori produttivi. Per questo, dicono, va ridotto il prelievo sui redditi da lavoro: una “esigenza non più rinviabile”; va eliminata la componente lavoro dalla base imponibile Irap e ripensata la tassazione dei beni immobili dell’impresa che siano strumentali all’attività; vanno rese strutturali le misure sperimentali di detassazione e decontribuzione per aumentare la produttività. E, sostengono ancora, bisogna continuare la lotta all’evasione fiscale e approvare un provvedimento legislativo che destini alla riduzione delle tasse quanto recuperato ogni anno.

Sul fronte industriale, oltre all’istituzione di una Cabina di regia nazionale sulle crisi d’impresa, Confindustria e sindacati chiedono, tra l’altro, di rafforzare gli investimenti nell’innovazione “a 360 gradi” e ridurre il costo dell’energia. Mentre sulla spesa pubblica dicono basta agli sprechi, sostenendo con la revisione del titolo V della Costituzione l’abolizione delle Province, la riduzione “drastica” dei componenti degli organi elettivi a tutti i livelli di Governo, fino ad una spending review “seria” non più basata su tagli lineari

Leader lavoro-impresa uniti per crescere
Che c’era qualcosa sotto, si era visto subito appena Camusso-Bonanni-Angeletti sono arrivati alla Sala Sandro Pertini, Festa democratica nazionale, per il dibattito delle 17. Non tanto perché marciavano assieme – ormai l’unità sindacale è cosa fatta – ma perché al loro fianco era Giorgio Squinzi, capo di Confindustria. E anche se era già girata la voce di un accordo tra i quattro, vedere il capo degli Industriali che camminava con lo stesso passo dei leader confederali qualche sopracciglio l’ha fatto alzare.

Nemmeno a dirlo, la strana delegazione era guidata da Susanna Camusso che ha assunto il compito di fare l’avanguardia attirando su di sé un grappolo impressionante di media mentre gli altri (Squinzi, Angeletti e Bonanni) guadagnavano tranquillamente il palco. Ma il più doveva ancora venire. Eccoli lì, seduti in fila: Squinzi a sinistra, per un caso, Camusso al centro, Bonanni e Angeletti a destra ciascuno con i foglietti in mano. Intanto i portavoce dei leader di sindacato e Confindustria provvedevano a ‘stendere’ i giornalisti mostrando un documento unitario – sindacato-Confindustria – dal titolo ‘una legge di stabilità per l’occupazione e la crescita’ dove si parla di politiche fiscali e industriali, della revisione degli assetti istituzionali e efficienza della spesa publica. Firmato Squinzi, Camusso, Bonanni, Angeletti.

A fare da testimone a questo trust sui generis il responsabile economico del pd Marco Colaninno che riesce a mantenere il sangue freddo perché, dice, ”unire lavoro e impresa è nel dna del Pd”. Quando Susanna Camusso dice ”bisogna cambiare passo e pensare a una strategia per il Paese” praticamente illustra da sola tutto il documento, assai complesso e in verità particolarmente efficace, così efficace che Colanninno dice di non aver dubbi sulla ”ricezione dell’atto da parte del premier Letta”.

E quando a parlare tocca al capo degli industriali, non fa più effetto a nessuno sentire che parla con il tono che avrebbe proprio la Camusso quando si rivolge ai lavoratori: pacato, determinato, efficace. Solo la frase ”perdersi in chiacchiere significa perdere tempo” innesca il deja vu nei simpatizzanti.

– Le cose da fare sono tante – aggiunge – per cui facciamo un appello forte al Governo, l’unico possibile, affinché senta tutta la pressione.

Altro che pressione: l’asse Condfindustria-sindacati è come mettere in campo Garrincha, Messi, Maradona, Pelè. Non ce ne sarà per nessuno.