Pdl pronto alla rottura ma il Colle lo stoppa

ROMA – “Il Pdl è pronto all’opposizione, si avvicina il countdown verso scelte irreversibili”. I venti di crisi spingono il governo verso quel fatidico 9 settembre che vedrà l’inizio dell’esame del caso Berlusconi nella Giunta delle Immunità del Senato e rispetto al quale il Pd non cambia la sua linea nonostante aumentino le pressioni del Pdl verso la rottura. Una rottura che, tuttavia, il Colle non prende in esame allontanando l’ipotesi di un ritorno alle urne e anche di un eventuale Governo con una diversa maggioranza parlamentare.

Il presidente Napolitano, si sottolinea in ambienti del Quirinale, “conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Berlusconi in base alle quali il governo continua ad avere il suo sostegno”. Anche perchè c’è un punto in merito al quale il Colle frena qualsiasi salto nel buio precisando che allo studio non c’è alcuno scenario alternativo in caso di fine delle larghe intese: “l’insorgere di una crisi precipiterebbe il paese in gravissimi rischi”. Rischi che, da San Pietroburgo, evoca anche il premier Enrico Letta facendo notare come una crisi farebbe tornare il Paese sul banco degli imputati sui mercati e nelle cancellerie mondiali.

– E’ il primo G20 che si svolge senza che l’Italia sia il sorvegliato speciale, per me è fonte di grande soddisfazione e vorrei che tutti in Italia ne fossero consapevoli e convinti di quanto questo sia un fatto importante – è il warning del presidente del Consiglio. Eppure, a migliaia di chilometri di distanza dal G20, si consuma una nuova giornata di tempesta.

– Vedo l’avvicinarsi di un momento di crisi – è l’incipit del capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani, che preannuncia come i senatori pidiellini siano pronti all’opposizione ma che, in caso di rottura, sia meglio tornare alle urne perchè “un governo raccogliticcio d’aula”, con pezzi di gruppi parlamentari racimolati qua e là, “non troverebbe intesa su nulla” a partire da misure chiave come quelle economiche o come la legge elettorale. E allora, è il guanto di sfida lanciato dal Pdl, meglio andare al voto e perfino con il Porcellum anche perchè – spiega Schifani – il Pdl voleva cambiarlo, se non è stato fatto non è certo sua la responsabilità.

Ma all’assalto pidiellino é arrivata anche ieri, dura, la replica del Pd.

– Pensare di votare con questa legge elettorale sarebbe un delitto – tuona il responsabile organizzazione dem Davide Zoggia.

Aprire una crisi ora sarebbe “irragionevole e irresponsabile”, incalza una nota della segretaria. E anche sul nodo chiave della querelle politico-giudiziaria sul Cavaliere, quella legge Saverino che secondo il Pdl la Giunta delle Immunità dovrebbe inviare alla Consulta per esaminarne la costituzionalità sul punto che concerne la retroattività, il Pdl, per ora, non trova alcuna sponda dai dem. Anzi, tra i due partiti è un continuo scaricarsi di responsabilità su un’eventuale crisi.

Per il Pdl i democratici hanno un comportamento pregiudiziale su un punto che merita un lungo approfondimento, per il Pd è impossibile barattare la vita del governo con il rispetto delle leggi e un’eventuale rottura sarebbe imputabile solo al Cavaliere e ai suoi fedeli. Gli occhi restano tutti così fermi all’appuntamento di lunedì in Giunta, quando il relatore Andrea Augello presenterà la sua proposta lunga una trentina di cartelle. Poi si deciderà sui tempi e i modi di discussione nonché sui contenuti della relazione e sarà quasi certamente bagarre. Anche perchè c’è la possibilità che nelle stesse ore il Cavaliere divulghi un videomessaggio a cui starebbe lavorando e che ieri Daniela Santanché ha dato per imminente. Video che, per ora, resta ancora avvolto nella nebbia sia per i tempi della diffusione che per i contenuti. Ma nel caso in cui il Cavaliere si appresti ad un messaggio dai toni forti ieri, dal Colle, ha già avuto una risposta.

 

L’ira del Cav sul Colle: “Io accerchiato”

Da settimane invocava l’intervento di Giorgio Napolitano. Ma la nota diramata dal Colle non è quello che Silvio Berlusconi si aspettava di sentire. Anzi, dalla trincea di Arcore, i ragionamenti filtrati dal Quirinale sui rischi di una crisi e quella ”fiducia” riposta proprio nelle dichiarazioni del Cavaliere sull’appoggio al governo guidato da Enrico Letta suonano come una provocazione e contribuiscono ad alzare ancora di più la tensione.

E l’ira dell’ex premier, che avrebbe trascorso la giornata, racconta chi ha avuto modo di parlargli, tra euforia e abbattimento. Il gioco è chiaro – sarebbe stato il ragionamento dell’ex capo del governo una volta letto l’avvertimento quirinalizio – vogliono addossarmi la responsabilità di far cadere il governo. Quando invece gli irresponsabili sono loro, pronti ad eliminarmi.

Quella di ieri, racconta chi è stato ad Arcore, è stata per il Cavaliere, che ha visto a pranzo anche i figli ed i più stretti collaboratori delle sue aziende, una giornata nera in cui l’ex capo del governo si è lasciato andare ad un lungo sfogo dicendosi anche ”avvilito”.

– Mi stanno accerchiano – è il refrain ripetuto agli ospiti, insieme alla sensazione di non poter contare neanche sul partito per trovare una soluzione. A tutto questo si aggiunge la rabbia per la vicenda legata a Marcello Dell’Utri ‘mediatore’, secondo la corte d’Appello di Palermo, tra Berlusconi e Cosa Nostra.

– Lo vedete – avrebbe fatto notare il Cavaliere – cercano di mettermi sempre in mezzo, la persecuzione giudiziaria non finirà mai.

Ecco dunque l’intenzione di non mollare la presa, anzi, la linea continua ad essere quella della rottura. Per domenica rimane in programma la diffusione di un video messaggio pesantissimo contro la magistratura e contemporaneamente di rilancio del progetto di Forza Italia.

– Un modo – spiegano dal Pdl – per ribadire che il Cavaliere non ha intenzione di mettersi da parte.

Il condizionale però è d’obbligo visto che fino a domenica le colombe giocheranno il tutto per tutto per evitare il precipitare degli eventi. E sono proprio le parole di Giorgio Napolitano che saranno prese a pretesto dal segretario del Pdl Angelino Alfano (atteso ad Arcore) per provare a blindare l’ex capo del governo. L’obiettivo è far capire all’ex premier che le parole del Capo dello Stato vanno interpretate come la disponibilità a riaprire, dopo giorni di gelo, un canale di dialogo. Un ragionamento però che non pare convincere Berlusconi.

Nei confronti di Napolitano resta alta la diffidenza: le occasioni per intervenire in passato sono state diverse – rimane la convinzione dell’ex capo del governo – è l’unico che ha il potere di fare qualcosa. Tant’è vero che l’unico a prendere la parola dopo la nota di Napolitano è il coordinatore del partito Sandro Bondi proprio per chiedere al Capo dello Stato ”un provvedimento esaustivo che le sue prerogative gli consentono di assumere nell’ interesse dell’Italia”.

Insomma nulla è stato ancora deciso anche perchè chi conosce bene l’ex capo del governo sa che al di là dei vertici politici, la decisione finale sarà presa con i figli ed i vertici aziendali. Nuovi incontri non si escludono già nelle prossime ore.

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