Riforme: primo ok, ma è bagarre con il M5S

ROMA – Alla Camera passa tra polemiche, insulti e cartelli esposti in barba al regolamento il Comitato bicamerale dei 42. L’Aula di Montecitorio dice sì alla legge istitutiva della commissione di deputati e senatori chiamata a scrivere le riforme istituzionali ed elettorale in 18 mesi: una legge costituzionale che ora passa al Senato per la seconda lettura.

Ma sul provvedimento, sostenuto dalla maggioranza e dalla Lega, ha pesato il no di Sel e soprattutto del M5S, che ha dato battaglia dentro e fuori dall’Aula costringendo di fatto ad uno stop dei lavori parlamentari. I deputati del M5S, che venerdì avevano occupato il tetto di Montecitorio srotolando sulla facciata un grande striscione, al voto finale hanno replicato la protesta. Non prima di aver dato dei ‘ladri’ a Pd e Pdl e bollato come sostanzialmente eversiva la commissione che, è stato urlato dai grillini, spoglierebbe il Parlamento del suo potere di riformare la Carta.

Nello stesso momento in cui la presidente Laura Boldrini indiceva la votazione finale, tutti i deputati M5S hanno innalzato un cartello tricolore con la scritta “No deroga art 138”. Quando per ordine della presidente i commessi li hanno ritirati, i grillini sono rimasti tutti con le mani alzate, come in segno di resa, tra le urla (‘Buffoni, Buffoni!’) e le critiche di Pdl e Pd. Obiezioni cui, dopo il voto, i deputati di Beppe Grillo hanno replicato, offrendo nuovo materiale di lavoro all’ufficio di presidenza di Montecitorio che giovedì dovrà irrogare le sanzioni anche sull’occupazione del tetto del Palazzo. Da qui, l’attacco dei M5S a Pd e Pdl.

– Sono due partiti surreali – sbotta Alessio Villarosa.

Il Pd non ci sta, con Ettore Rosato che dice basta “agli insulti ed alle provocazioni che sono inaccettabili”. E la tensione va alle stelle quando Alessandro Di Battista rivendica l’esposizione dello striscione dal tetto occupato:

– Puniteci, sanzionateci, tanto lo rifaremo mille volte.

Poi urla:

– Il Pd è peggio del Pdl. Puniteci ma prima sbattete fuori i ladri.

E fa il gesto delle manette, scatenando le reazioni di destra e sinistra. Boldrini lo redarguisce ma a Simone Baldelli non basta e la attacca a sua volta:

– Qui non è un asilo infantile. Quest’Aula va presieduta con fermezza e serietà.

– Io non mi tiro indietro – assicura Boldrini che alla fine preferisce fermare la seduta e convocare i capigruppo per far svelenire il clima. Ecco cosa prevedono i nove articoli approvati con l’obiettivo di condurre in porto le riforme in tempi rapidi:

IL COMITATO DEI 42 – E’ la nuova bicamerale per le riforme istituzionali, composta da 20 deputati e 20 senatori scelti tra i membri delle commissioni Affari costituzionali e guidata dai presidenti delle 2 commissioni. La composizione è proporzionale, in base alla consistenza dei gruppi, ma anche ai voti presi alle elezioni, assicurando almeno un membro per gruppo. I partiti hanno 5 giorni per indicare i loro nomi per il Comitato, che non possono poi essere sostituiti. Entro 10 giorni,si tiene la prima seduta. E’ previsto poi, nel corso dei lavori, il coinvolgimento delle autonomie locali, che possono essere consultate.

RIFORME E LEGGE ELETTORALE – Il Comitato esamina progetti di legge per la modifica dei titoli I (Parlamento), II (presidente della Repubblica), III (Governo) e V (Regioni, Province, Comuni) della parte seconda della Costituzione. Può anche mettere mano alle norme della Carta “strettamente connesse” a quelle modificate. E fare una legge elettorale conseguente alle altre riforme. Ma non può votare altra legge elettorale indipendente da esse, come la modifica ‘di salvaguardia’ al Porcellum.

IL CRONOPROGRAMMA – Diciotto mesi. E’ il tempo entro il quale le Camere devono “consentire” il varo delle riforme. Il termine decorre dall’entrata in vigore (a ottobre, nelle intenzioni del governo) di questo primo ddl che disegna l’iter.

Ecco dunque il cronoprogramma: dalla sua prima riunione, il Comitato dei 42 ha 6 mesi per inviare i testi esaminati in Aula. Da quando li riceve, la Camera (la prima a partire), ha 3 mesi per approvarli, poi li trasmette al Senato che ha altri 3 mesi. Viene invece ridotto da 3 mesi a 45 giorni (il Senato ha allungato di 15 giorni i tempi indicati dal governo) l’intervallo minimo che la Costituzione prevede passi tra la prima e la seconda lettura di ciascuna Camera. Il ddl costituzionale prevede procedure semplificate per agevolare i lavori della bicamerale (non si possono ad esempio presentare pregiudiziali o sospensive), ma lo stesso Comitato può darsi a maggioranza assoluta altre regole di funzionamento.

REFERENDUM – Si potrà proporre referendum confermativo sulle riforme anche se verranno approvate dalle Camere a maggioranza di due terzi. Si allargano così le maglie dell’art. 138 della Carta per aumentare il coinvolgimento dei cittadini, ma solo per questa volta, solo per i testi elaborati dal Comitato.