La ripresa dell’Italia ancora a rischio

ROMA – Un calo così non se lo aspettava nessuno. Il -1,1% messo a segno dall’industria italiana a luglio rispetto al mese precedente (con un crollo tendenziale ancora più pesante del 4,3%) ha riportato le nubi su un cielo che, dopo le rosee previsioni arrivate solo 24 ore fa da Confindustria, sembrava ormai volgere al sereno. E invece proprio chi aveva sperato che l’Italia, pur arrancando, avesse cominciato a cogliere i frutti della ripresa europea ed internazionale, dai germogli peraltro ancora ”molto molto verdi”, per dirla con il presidente della Bce, Mario Draghi, si è dovuto improvvisamente ricredere. A cominciare dalla stessa associazione degli industriali che, annunciando la fine della crisi economica a partire dal terzo trimestre dell’anno, cioè esattamente a partire dal mese di luglio, ha gettato forse troppo audacemente il cuore oltre l’ostacolo.

La produzione manifatturiera e industriale italiana è infatti tornata ai livelli di 4 anni fa, quelli di aprile 2009. I leggeri rialzi di maggio e giugno che avevano lasciato intravedere uno spiraglio e che avevano indotto analisti e operatori del settore a prevedere anche per luglio un terzo aumento, seppur frazionale, sono stati annullati da un contraccolpo del tutto imprevisto. Probabilmente anche dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che da settimane parla di una ripresa ormai in corso.

Il dato calcolato dall’Istat ”è peggiore delle attese”, ha dunque ammesso il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. La recessione ”si sta appiattendo”, ha assicurato immediatamente, ma certamente non basteranno aumenti ”dello zero virgola qualcosa” per ridurre il tasso di disoccupazione.

L’unica a non essere stupita dalle rilevazioni statistiche sembra invece Susanna Camusso. Per la leader della Cgil, ”parlare di ripresa è immotivato”.

– Il dato sulla produzione industriale tristemente non sorprende – ha detto -. Sorprende invece che si continui a temporeggiare sulle strategie da adottare per invertire la tendenza.

La ripresa ”è solo un annuncio” anche per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.

– Imprese e famiglie restano ancora in attesa – sottolinea, facendo quasi eco alle parole pronunciate, come sempre senza peli sulla lingua, dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. L’Italia sembra dunque condannata a restare ai margini della ripresa, peraltro ancora estremamente fragile, dell’Ue.

– I germogli sono ancora molto, molto verdi – ha osservato Draghi, frenando gli entusiasmi dell’ultima ora. E per questo la Bce promette una politica monetaria ”accomodante” per tutto il tempo necessario. Conferma la ‘forward guidance’, l’impegno per un periodo ”prolungato” a mantenere i tassi allo 0,50% o a tagliarli ancora. E ritiene ”nient’affatto esaurito” il suo arsenale di misure a disposizione.

– Vediamo i primi segnali che l’economia dell’Eurozona possa essere davanti a una svolta, – ha detto Draghi – anche se – probabile riferimento anche all’Italia – vi sono rischi significativi, fra cui l’instabilità politica in alcuni Paesi e la possibilità di fare passi indietro su alcune riforme.

Ma Draghi invita alla cautela. Quasi a difendersi, spiega di ”non aver manifestato entusiasmo sulla ripresa”. Il bollettino della Bce pubblicato ieri vede una ”ripresa graduale” con un ”lento recupero del prodotto” atteso nel resto del 2013.

Parole pesate con il bilancino per difendere la ‘forward guidance’ sulla quale fra gli investitori continuano a serpeggiare dubbi. Lo sforzo di Draghi per convincerli che i tassi resteranno bassi cozza contro la svolta della Fed americana, che di fronte alla ripresa degli Usa più convinta va verso una stretta monetaria e inizierà a stringere il rubinetto degli acquisti di bond in autunno.

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