Letta: “L’Italia non sforerà il tetto del 3 per cento”

ROMA – L’Italia non sforerà il tetto del 3%. Enrico Letta ribadisce senza mezzi termini l’impegno preso sin dall’insediamento del suo governo nel momento di chiedere la fiducia al Parlamento, tentando così di fugare i timori espressi dalla Banca centrale europea.

– Ci sono tutte le condizioni perché non si sfori il 3% – ha scandito chiaramente il presidente del Consiglio, dopo aver incassato la fiducia espressa in questo senso dal commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn.

A Vilnius per l’Ecofin, il rappresentante della Commissione ha mostrato di apprezzare le rassicurazioni di Letta e del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, anche lui convinto che il rispetto del 3% sia ”fuori discussione”, ma ha anche inevitabilmente constatato che i dati economici italiani ”non sono buoni”. Il calo del pil nel secondo trimestre e l’avvio tutt’altro che incoraggiante del terzo (con la produzione industriale crollata a luglio dell’1,1% su giugno e del 4,3% su luglio 2012) pesano sulle prospettive di ripresa dell’economia italiana, che ha bisogno impellente di riforme strutturali. Così come pesano le turbolenze politiche, perché ”per assicurare il ritorno alla crescita è essenziale la stabilità politica”, ha proseguito Rehn, servendo di fatto un altro assist al premier.

-Il Paese – ha quindi sottolineato Letta – è credibile se mantiene i suoi impegni, con serietà, per questo dobbiamo impegnarci per continuare ad essere credibili, non dare l’idea che ogni giorno si è sull’orlo di un vulcano in ebollizione.

Il presidente del Consiglio si è detto certo che alla fine, al di là dell’esito del voto sulla decadenza di Berlusconi, ”il buon senso prevarrà”. Anche perché proseguire sulla strada intrapresa è l’unico modo per assicurare il ritorno alla crescita.

– La ripresa c’è, è qui – ha sottolineato -, ma bisogna andarla a prendere, afferrarla.

La vera preoccupazione sembra dunque piuttosto un’altra. Il vero ”incubo per chi governa il Paese in questo momento” si chiama debito pubblico. Un gigante che ”si mangia il futuro”. I dati di Bankitalia di ieri hanno certificato un calo congiunturale ma lo stock di indebitamento del nostro Paese rimane enorme: 2.072,863 miliardi di euro a luglio, in diminuzione di appena 2,3 miliardi rispetto al mese precedente, ma in aumento di 84 miliardi rispetto all’inizio del 2012. ‘

– Per pagare i debiti bisogna essere credibili, – ha ribadito – perché nessuno ci compra il debito se non lo siamo. Ma se non ci comprano il debito, non ce la facciamo.

Parole preoccupanti, smorzate in parte da Saccomanni, ancora una volta più ottimista sul futuro dell’economia italiana e della finanza pubblica. La tensione c’è e si sente, ha ammesso il ministro, ed è testimoniata non solo dall’attenzione dei mercati, ma anche degli altri ministri europei presenti a Vilnius. Il livello degli spread non è poi così aumentato nonostante le difficoltà politiche e le aste dei titoli di Stato italiani sono andate ”complessivamente bene”.

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