Damasco canta vittoria, oggi rapporto Onu su gas

NEW YORK.- Il giorno dopo l’accordo Usa-Russia sulle armi chimiche di Assad, Damasco esulta: ”E’ una nostra vittoria” e assicura “stiamo preparando la lista” dell’arsenale. E mentre in tutto il mondo ci si interroga sulle reali possibilità di attuazione del piano messo a punto dal segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, cresce l’attesa per il rapporto sull’uso dei gas in Siria. Rapporto che gli ispettori dell’Onu si apprestano a mettere sul tavolo del Consiglio di Sicurezza oggi e secondo il quale – in base alle prime indiscrezioni – emergerebbero chiare responsabilità del regime. Il segretario generale Ban Ki-moon illustrerà il dossier al Consiglio nel primo pomeriggio, alle 17.15 italiane. La prima reazione ufficiale di Damasco all’intesa di Ginevra viene affidata al ministro per la Riconciliazione, Ali Haidar, intervistato dall’agenzia russa Ria Novosti: “Siamo soddisfatti per questo accordo – ha spiegato – perché da una parte aiuta i siriani ad uscire dalla crisi, dall’altra permette di evitare la guerra contro la Siria avendo privato di argomenti coloro che la volevano lanciare”. Damasco, ha sottolineato in serata il ministro dell’Informazione, Omran al-Zubi, si “impegna ad (applicare) tutto quello che arriverà dall’Onu” e “sta preparando una lista delle armi chimiche” in proprio possesso. Un chiaro messaggio al presidente americano, Barack Obama, che dal canto suo in un’intervista alla Abc ha ribadito come Usa e Russia hanno come sempre lavorato insieme con l’obiettivo, nel caso siriano, di “evitare il caos”. Dunque, tra Washington e Mosca “nessuna guerra fredda, nessuna gara”, ha assicurato Obama, nonostante il gelo con Vladimir Putin al summit del G20 di San Pietroburgo. Anzi, è proprio lì che è nata la svolta, in quel faccia a faccia non programmato tra i due leader che ha spianato la strada per una nuova offensiva diplomatica. Il presidente Usa, però, non rinuncia a rispondere all’intervento di Putin pubblicato qualche giorno fa sul New York Times: “Restiamo distanti su molte cose, ma su tante importanti questioni continuiamo a lavorare insieme”. E sul piano che ha portato all’accordo sul disarmo chimico del regime di Assad, Obama ha ribadito di avere fiducia in Putin, “anche se è ancora tutto da verificare”. Un altro ‘antagonista’ con il quale l’inquilino della Casa Bianca ha cercato di disinnescare la miccia siriana è il nuovo presidente iraniano Hassan Rohani, con il quale Obama ha clamorosamente confermato uno scambio epistolare inedito. Usa e Iran non hanno relazioni diplomatiche dalla rivoluzione del ’79 ma il nuovo corso inaugurato dal ‘moderato’ Rohani sembra poter cambiare le cose, malgrado resti altissima l’attenzione di Usa e Israele sul controverso programma nucleare iraniano. Non a caso Obama ha ripetuto che il dossier nucleare è per Washington “un problema ben più importante rispetto a quello delle armi chimiche” e che l’intesa russo-americana sulla Siria può servire da “potenziale modello” e da “lezione” per regolare le ambizioni nucleari degli ayatollah. Intanto Kerry da Israele ha ribadito come “la minaccia dell’uso della forza”, se Damasco non rispetterà l’intesa, “deve rimanere”: perchè il sospetto che da Damasco arrivino solo “parole vuote” a Washington è grande. Come elevata è la preoccupazione che Assad possa aggirare gli impegni che ha detto di volersi assumere, spostando il proprio arsenale chimico e depistando il futuro lavoro degli ispettori che la comunità internazionale invierà nel mese di novembre, secondo la ‘road map’ messa a punto a Ginevra. Gli esperti suggeriscono di riandare con la memoria alle esperienze dello smantellamento dell’arsenale chimico nella Libia di Gheddafi e nell’Iraq di Saddam Hussein, cercando di non ripetere gli errori compiuti allora. Il lavoro per recepire il piano Kerry-Lavrov si sposta ora al Palazzo di Vetro. Qualcuno non nasconde il timore che il rapporto degli ispettori Onu possa nuovamente alimentare tensioni tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. “E’ chiaro a tutti che ad usare i gas non sono stati i ribelli”, ha ribadito Obama. E dal documento che raccoglie le testimonianze di chi per settimane ha lavorato sul terreno dovrebbe emergere – seppur non in maniera esplicita – la responsabilità del regime. Una versione che Mosca ha sempre rigettato. Si vedrà al momento di formulare la risoluzione che, secondo Hollande, potrebbe essere votata entro la fine della prossima settimana.

(Ugo Caltagirone/ANSA)

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