Draghi: “Ripresa fragile, disoccupazione alta”

ROMA – Mario Draghi va al contrattacco sulla ‘resolution’, la seconda tappa dell’unione bancaria dopo la vigilanza unica che dal prossimo anno sarà svolta dalla Bce. E di fronte a una ripresa che è ancora solo agli esordi il presidente della Bce non solo torna a promettere ”tassi stabili o in calo ancora a lungo”, ma aumenta il pressing sui Paesi dell’Eurozona per diventare più competitivi e ritrovare così la crescita.

A Berlino, la capitale che più delle altre sta frenando sul progetto di dotare l’Europa di un meccanismo unico di gestione delle banche fallimentari che invece per la Bce è fondamentale, Draghi non si tira indietro dal braccio di ferro con i tedeschi. La scorsa settimana ha chiuso con il Parlamento europeo l’accordo sul ‘Meccanismo unico di vigilanza’, che assegna dall’ottobre 2014 alla Bce il ruolo guida nel passare al setaccio i bilanci delle banche dell’Eurozona. Ora Draghi lavora alla prossima tappa, il ‘Meccanismo unico di risoluzione’: togliere al controllo (e alla politica) nazionale la gestione delle banche che emergeranno come a rischio fallimento, e portarla a livello europeo, con il potere di imporre operazioni straordinarie come la cessione di asset bancari o un vero e proprio spezzatino.

Avere la vigilanza senza poter contare su un fondo unico Ue per gestire i fallimenti (dovrebbe avere una dotazione di 55 miliardi), e senza il potere di ristrutturare le banche, rischia di dare alla Bce responsabilità sproporzionate rispetto alle reali prerogative. Il colpo di freno è arrivato dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble la scorsa settimana:

– Il percorso proposto dalla Commissione Ue verso un meccanismo di risoluzione è accidentato.

E frena la stessa Bundesbank, banca ‘socia’ della Bce. Ecco allora che nella capitale tedesca Draghi si sofferma sulla prossima tappa dell’Unione bancaria che ”dovrebbe aiutarci a rimettere in piedi le banche se, come spero, finiremo con un forte meccanismo di risoluzione unitaria”, che ”permetta alle banche non più profittevoli di essere sciolte senza rischi per la stabilità, come accade negli Usa”.

Accanto alla priorità di dotare l’Europa di un governo delle banche, ci sono le riforme nel discorso di Draghi. E’ ”benvenuta” la notizia di un ritorno alla crescita nel secondo trimestre nell’Eurozona.

– Ma la ripresa – avverte Draghi – è ancora solo agli esordi, l’economia resta fragile e la disoccupazione davvero troppo alta. Il debito pubblico è ancora molto alto e lo strumento per ritrovare la crescita sono le riforme, specie in quei Paesi dove è emerso negli anni della crisi un forte deficit di competitività e di partite correnti. Occorre frenare il ‘gap’ fra costo del lavoro e produttività, non in una gara con vincitori e vinti ma partendo da innovazione, investimenti e incentivi, in un’Europa dove gli investimenti medi sono scesi del 17% dal 23007(-2% in Germania), -6% in Francia) e dove in molte giurisdizioni le normative impediscono l’investimento privato e i progetti trans-nazionali.

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