Emendamenti in stand by. Letta: “Decidete o dl”

ROMA  – In commissione riparte, lentamente, il dialogo sulla legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, tanto al rallentatore che alle forze politiche arriva il monito di Enrico Letta: se non vareranno la nuova normativa in 6 mesi il governo è pronto ad intervenire con un decreto legge.

Dopo il rinvio in commissione del testo del governo per le tensioni tra Pd e Pdl sulle modifiche da apportare, il dialogo sembra comunque essere ripartito. Ma nessuno è sicuro che il testo possa tornare in Aula questo pomeriggio, come reclamano M5S e Lega. La proposta di legge è infatti inserita all’ordine del giorno della seduta, ma solo “ove concluso l’esame in commissione”: un obiettivo non facilissimo da conseguire anche se c’è la tutta la mattinata per poter lavorare. Anche perché gli emendamenti sono circa duecento, a cui potrebbero aggiungersene altri. Tuttavia, secondo i relatori lo slittamento, se ci sarà, sarà al massimo di un giorno.

Tra gli emendamenti ‘piccanti’ ce n’è uno che sembra volto a permettere l’accesso ai finanziamenti a una rinata ‘Forza Italia’. Infatti, la disciplina del ddl del governo prevede che accedano ai finanziamenti solo i partiti che abbiano avuto almeno un eletto sotto il proprio simbolo. Invece, il Pdl con il suo emendamento (primo firmatario è Maurizio Bianconi, che del Pdl è il tesoriere) chiede di ammettere anche i partiti cui dichiari di fare riferimento almeno la metà più uno dei candidati eletti sotto lo stesso simbolo alle elezioni.

Emanuele Fiano (Pd) e Maria Stella Gelmini (Pdl) sono stati rinominati relatori della proposta di legge dall’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, che ha rivotato come testo base quello presentato dal governo.

– C’e’ un buon clima, valuteremo gli emendamenti e stabiliremo come procedere – spiega il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto, sottolineando “il recupero del dialogo che consentirà di portare a termine l’esame in commissione” -. Ero preoccupato dallo stallo che c’era, ma alla fine abbiamo recuperato il dialogo.

Ma intanto Enrico Letta concede sei mesi al Parlamento per varare la legge.

– Abbiamo voluto rispettare i partiti, Grillo in testa, e abbiamo dato un tempo congruo di sei mesi per varare il ddl – afferma -. Se questo tempo passa senza che nulla avvenga – ammonisce il premier – confermo che il governo farà un decreto. Non averlo fatto prima è un segno di rispetto per il Parlamento.