Juve soffre e spreca, a Copenaghen è solo pari

TORINO – Come diceva Trapattoni, saggio e antico allenatore bianconero, “mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Ad Antonio Conte deve essere riecheggiato qualcosa di analogo a Copenaghen, soprattutto dopo la fine del primo tempo, quando la sua Juventus, nettamente superiore ai danesi, era comunque sotto di un gol. Ma, nonostante la superiorità, non riusciva a trovare il bandolo della partita, quel ‘gatto’ proprio non riusciva a prenderlo.

L’umile Copenaghen dopo 14′ era passato in vantaggio. Solo nella ripresa, e solo dopo una (prevedibile) sfuriata di Conte negli spogliatoi, la Juve ha ritrovato se stessa. Le sono bastati pochi minuti per il pareggio: all’8′ traversone basso e teso di Peluso, ‘velo’ di Tevez e tiro di Quagliarella a botta sicura di sinistro, 1/o gol della stagione. Ma quanta fatica. Finisce 1-1, nonostante l’assedio bianconero con il portiere danese Wiland protagonista.

Un inizio di Champions League in salita per i bianconeri soprattutto alla luce del successo del Real Madrid che ha superato 6-1 a Istanbul il Galatasaray. Per l’esordio in Champions League, Conte aveva deciso di avviare il primo turn over della stagione: dentro Ogbonna al posto di Barzagli, ma schierato in posizione centrale, con Bonucci a destra; sulla sinistra dentro Peluso al posto di Asamoah; in attacco dentro Quagliarella al posto di Vucinic. Sulla carta (ma solo su quella) i campioni di Danimarca, terz’ultimi in classifica, avrebbero dovuto essere inferiori ai campioni d’Italia, dunque era parso saggio a Conte procedere con qualche cambio tra i titolari. Peccato però che tutta la Juventus, inspiegabilmente, a Copenaghen ha fatto il suo esordio stagionale in Europa senza la grinta che ci si poteva attendere da una che si definisce potenziale ‘outsider’ per la conquista della Champions. Lenta, prevedibile, con Peluso, Vidal e Quagliarella quasi avulsi dal gioco, e Chiellini distratto in più di un’occasione. Solo Pirlo all’altezza della Champions.

Il Copenaghen, con umiltà e concretezza, ne aveva beneficiato e, dopo il vantaggio, per tutto il primo tempo aveva contenuto senza troppa difficoltà i bianconeri.

Nella ripresa, però, la musica è cambiata. Pareggio bianconero in 9 minuti. Poi controllo assoluto del campo, con Tevez bravo a farsi trovare arretrato a raccogliere e smistare le verticalizzazioni dei compagni, e Quagliarella pronto a cercare la concretizzazione. Tutto il gioco della Juve è apparso più fluido. Quagliarella subito dopo aver segnato è tornato a sfiorare il gol con una bella deviazione di testa che ha colpito la traversa (18’st). E il portiere Wiland si è salvato in almeno altre tre, quattro occasioni, su Tevez, Vidal, Pogba. Sul finale Conte ha sostituito Peluso con De Ceglie, Quagliarella con Giovinco e Lichsteiner per Isla.

La Juventus ha continuato a dominare. Ma senza trovare il gol della vittoria. Da Copenaghen i bianconeri, nettamente più forti del Copenaghen, tornano con questa trapattoniana lezione: mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco.

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