Allarme Ue, se il deficit é al di sopra del 3% servono misure

ROMA  – Nessuno sconto sul deficit: se l’Italia sforerà il 3% dovrà assumere delle misure per tornare sotto la soglia. L’avviso arriva da Bruxelles alla vigilia della presentazione della Nota di Aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza. Corsa contro il tempo, ancora, per evitare l’aumento dell’Iva che scatterà tra dieci giorni e che costa circa 1 miliardo di euro. Lo stop all’aumento resta difficile ma non del tutto escluso. Una revisione al ribasso del Pil, ancora fermo a -1,3% nell’ultima stima ufficiale, è scontata. Considerato che i principali istituti nazionali e internazionali prevedono per quest’anno una perdita del Pil che va da -1,6% a -1,9%, il Tesoro si orienterebbe a fissare a -1,7% la previsione per quest’anno (+1% invece nel 2014).

Anche il debito dovrebbe essere visto in peggioramento, oltre il 130% per il 2013, per poi scendere lievemente nel 2014. Sul deficit, dal governo arrivano indicazioni diverse. Se il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta dice che ”non sono irrealistiche” le indiscrezioni di un rapporto deficit-pil al 3,1%, e indica in 1,5 miliardi la somma da coprire per rimanere entro il 3%, il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato è più ottimista: il deficit per l’Italia ”non è arrivato al 3,1%, ma siamo, di poco, sotto il 3% e non sforeremo questa cifra, resteremo all’interno”, dice il ministro.

Anche il ministro del Lavoro Enrico Giovanni ritiene che il deficit resterà nei parametri indicati da Bruxelles:

– E’ chiaro che la porta è molto stretta ma sono convinto che il governo, con il ministro Saccomanni ed il Tesoro, sarà in grado di contenere il deficit sotto il 3% e di prospettare per il 2014 una manovra, con la legge di stabilità, che rilanci lo sviluppo che sta arrivando ma che deve essere più elevato di quello che il sistema da solo genererebbe.

Da Bruxelles arriva il monito: un deficit al 3,1% ”è diverso da un deficit al 3%”, e se oggi l’aggiornamento delle stime del Def confermerà il 3,1% ”serviranno misure per riportarlo al 3%”.

Duro il commento del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi:

– Siamo un Paese sovrano, tra i fondatori dell’Europa, non commissariato e come raggiungere quel 3% e le politiche industriali lo decide l’Italia.

In ogni caso nel governo nessuno vuole parlare di ‘manovra’ ma solo di aggiustamento, anche se la cifra da mettere sul piatto per il 2013 potrebbe aggirarsi intorno ai 6 miliardi di euro.

– Anche se non servirà una vera manovra correttiva – dice il sottosegretario Baretta – avremo bisogno di aggiustamenti, e questi aggiustamenti implicano delle risorse finanziarie.

Ecco i conti: ci potrebbe essere innanzitutto la necessità di riportare il deficit nel limite del 3% e lo sforamento di 0,1% vale circa 1,5 miliardi; c’è poi l’aumento dell’Iva e se si vuole evitarlo il costo è di 1 miliardo; l’intervento sull’Imu vale 2,4 mld, mentre quello sulla cassa integrazione può valere, a seconda delle scelte che verranno fatte, da 500 milioni fino a 1 miliardo. Ci sono poi le missioni internazionali da rifinanziare per 400 milioni di euro. Ad arrivare a 6-6,5 miliardi si fa presto.

 

Deficit sopra il 3% pil, i paletti e le sanzioni

Il deficit italiano, avverte Bruxelles, è pericolosamente vicino al limite del 3% che non può essere superato pena la riapertura della procedura per deficit eccessivo che potrebbe scattare già da maggio prossimo, cioè con le prossime ‘raccomandazioni’ Ue. Ma con le nuove regole sulla governance economica, non è solo il deficit l’unico paletto: bisogna rispettare anche il pareggio di bilancio (in termini strutturali) e far scendere rapidamente il debito. Di seguito i vincoli che l’Italia deve rispettare, e le sanzioni in caso di sforamento.

DEFICIT SOTTO 3%. Se si chiude l’anno con un parametro superiore, si rischia di rientrare nella procedura da cui siamo usciti a maggio. Questo significa nuove, e più dure, manovre per far scendere il deficit il più presto possibile. E con le nuove regole scatteranno anche le sanzioni, in modo quasi automatico: la Commissione propone al Consiglio di avviare la procedura, che può essere bloccata solo da un voto contrario di una maggioranza qualificata di Stati. La sanzione è un deposito dello 0,2% del pil, che diventa multa se lo Stato non corregge i conti nei tempi stabiliti

DEBITO SOTTO IL 60%. Se più elevato (l’Italia ha sforato il 130%), va ridotto ogni anno di un ventesimo, pena sanzioni: un deposito dello 0,2% del pil. Ma per l’Italia, appena uscita dalla procedura, c’è un periodo di transizione di tre anni: la verifica sul debito scatterà quindi solo nel 2015, ma il percorso di discesa sostenibile della spesa pubblica va individuato già da subito. Un modo per far scendere il debito – a parte sperare in una crescita molto al di sopra delle attese – è raggiungere e mantenere il pareggio di bilancio.

PAREGGIO DI BILANCIO. Introdotto dal ‘Fiscal compact’, è obbligatorio per tutti e scritto nella Costituzione. Per l’Italia il pareggio è anche ‘obiettivo di medio termine’, cioè quello che ogni Stato si dà per tendere a bilanci sani. L’equilibrio è definito come un deficit strutturale (al di fuori degli elementi eccezionali e del pagamento degli interessi sul debito) ad un livello massimo dello 0,5% del Pil. Il governo Monti aveva stabilito di raggiungerlo nel 2013, ma il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione l’ha ovviamente fatto slittare e si è ora spostato al 2014. Con l’ok di Bruxelles, che può autorizzare deviazioni temporanee dall’obiettivo di medio termine (stessa cosa che potrebbe fare per autorizzare la spesa per investimenti produttivi). Ma se dovesse slittare ancora, comportando quindi un aumento del debito, la Commissione potrebbe riscontrare una ”violazione del criterio dell’avanzo” e proporre sanzioni.

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