Pompei, Bronzi di Riace e turismo: Bray rilancia sfida cultura

ROMA. – Pompei, ma non solo. Nel decreto legge sulla valorizzazione della cultura in discussione al Senato ha importanza primaria, certamente, la gestione del sito campano, ma un ruolo importante ha la stabilizzazione del tax credit per il cinema e la sua estensione al settore musicale, il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche, le misure per l’occupazione giovanile, la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici. Ma la grande novità, annuncia il ministro Massimo Bray, è che “a Reggio Calabria abbiamo destinato 10,5 milioni di euro e nei primi mesi del 2014 il nostro impegno è di riportare i Bronzi nella loro sede naturale” ovvero il Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria, chiuso dal 2009 per ristrutturazioni (da allora i Bronzi sono custoditi nella sala del Consiglio Comunale del capoluogo). Per il resto, Bray ha evidenziato che obiettivo del decreto è la messa in sicurezza del comparto della cultura e che il rilancio di Pompei e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale rappresentano una leva per le buone pratiche e per la crescita, e segna “un percorso che parte dal rilancio di Pompei; un rilancio volto a farne il simbolo delle buone politiche che il Paese sa attivare nei confronti degli obblighi di tutela e valorizzazione di uno dei patrimoni più importanti e straordinari del mondo”. La governance di Pompei, spiega, “è stata pensata nel rispetto delle competenze: quelle della Soprintendenza, quelle del Comitato guida, quelle del direttore generale. Voglio sottolineare come il progetto Pompei non riguarda solo il sito, ma l’intero territorio, e la volontà del Governo è quella di fare di Pompei una destinazione di eccellenza del turismo italiano, mostrando la capacità di tutelare uno dei più importanti siti del mondo. Ha quindi giudicato improcrastinabile l’intervento a favore delle fondazioni lirico-sinfoniche, negando che esso abbia un impianto statalista. “Le fondazioni hanno attualmente iscritti in bilancio debiti per oltre 340 milioni di euro. La maggior parte di questi debiti ha consumato in maniera definitiva il patrimonio disponibile. Alcune di esse erano quindi sul punto di essere liquidate, facendo così perdere all’Italia uno dei suoi patrimoni culturali. È davanti a detta condizione, e non ad una condizione felice, che il Governo è intervenuto in maniera ritengo efficace, con l’adozione di provvedimenti che non sono solo risposte alle situazioni di crisi, ma che vogliono sostenere il sistema attraverso un percorso virtuoso, controllato e verificato, con l’utilizzo di risorse straordinarie legate a questo scopo”. (Sis)

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