Pd: manca ancora un’intesa sulle regole

ROMA – Nonostante l’ottimismo di più di qualcuno, l’assemblea del Pd che si apre oggi e che deve definire data e modalità del congresso è a forte rischio caos. Dopo la riunione fiume di mercoledì, la commissione incaricata di lavorare sulle regole, causa lavori d’Aula, ha deciso di incontrarsi a tarda sera.  Riunione lunga, con molti nodi da affrontare e scarse possibilità di arrivare a una sintesi. Ma l’assemblea si riunirà solo alle 17.30 e, dunque, ci sarà tempo per arrivare a un accordo che potrebbe arrivare all’ultimo secondo utile.

– Può anche essere – ammette un parlamentare di area renziana interpellato sui tempi di una eventuale intesa – che vediamo come inizia l’assemblea e come va il dibattito…

Matteo Renzi ha fatto sapere che ci sarà. Non parteciperà, invece (“e mi costa caro”), il premier Enrico Letta che in un messaggio al suo partito spiega che, a discapito dei “gossip” dell’ultima ora, non si schiererà a sostegno di nessuno dei candidati alla segreteria. Letta si dice convinto che il nuovo segretario “sosterrà” il governo e scioglierà i nodi aperti nel partito.

Intanto si continua a discutere sulle regole e le posizioni sono ancora distanti sulla maggior parte dei punti. Primo fra tutti quello della data delle primarie nazionali: si litiga tra chi (i renziani) le vorrebbe il 24 novembre e chi (i bersaniani) spinge più sul 15 dicembre: per un eventuale compromesso bisognerà escludere l’8 dicembre, perché qualcuno ha sollevato il problema della festa dell’Immacolata.

Altro nodo che resta aperto è quello dei congressi regionali che i renziani vorrebbero contestuali al nazionale (in questo modo Veltroni e Bersani fecero praticamente l’en plein nelle regioni) mentre dall’altra parte si preme perché non si tengano lo stesso giorno. Alla fine un’ipotesi di compromesso che sta circolando potrebbe essere quella di far partire i congressi di circolo e provinciali, tenere il nazionale il primo dicembre e i regionali dopo (comunque entro febbraio). Ma la lite riguarda anche altri particolari. Basti pensare che non ci sarebbe nemmeno un’intesa sulla quota da far pagare ai gazebo per le primarie: è in corso un braccio di ferro tra chi propone 5 euro e chi chiede, per aumentare la partecipazione, di limitarsi a 2 euro. Insomma si tratta, ma il rischio che l’assemblea sfugga di mano è alto. Anche perché la sua composizione non è più certa. L’assemblea è infatti un organismo eletto 4 anni fa ma nel quale sono ormai difficili da distinguere le filiere, specie dopo gli ultimi posizionamenti. Anche per questo c’è chi, come il responsabile organizzazione, il ‘bersaniano’ Davide Zoggia, si dice “ottimista”. “Io credo – evidenzia – che, sicuramente all’ultimo, ma un accordo si farà. E’ interesse di tutti. Tra l’altro andare al buio in Assemblea, sia da una parte che dall’altra, significa prendere un grosso rischio”, visto che non ci sono più certezze sulle maggioranze in campo. Si continuerà, dunque, a trattare fino all’ultimo. D’altra parte non manca chi, in area bersaniana, fa notare che se non ci fosse un accordo e lo statuto rimanesse invariato le procedure comporterebbero tempi lunghi tra i congressi di circolo e le primarie nazionali (l’ultima volta ci vollero 4 mesi). Dall’altra parte, però, i renziani hanno messo a punto una tabella che (considerando, anche che ci fu di mezzo il mese di agosto) dimostra che l’ultima volta tra l’approvazione in segretaria del regolamento per la campagna elettorale dei candidati e le primarie passò, in realtà, solo un mese. Il punto – si sottolinea però in area renziana – è la reale volontà di fare il congresso.

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