Omofobia: primo sì della Camera, ma maggioranza spaccata

ROMA – Primo via libera alla legge sull’omofobia alla Camera. Con un testo già investito dalle critiche. E soprattutto, una maggioranza spaccata. Perchè dopo un’estenuante e infruttuosa trattativa, non si trova l’accordo sul testo e Pd-Sc votano sì, il Pdl dice no. Ed è scontenta pure l’opposizione, con Sel che si astiene, così come il M5S, che inscena una inedita protesta fatta di baci e abbracci. La buona notizia, è che si riesce dove si era fallito nella scorsa legislatura: si approva, almeno in prima lettura, una legge sull’omofobia. Nella speranza che non si areni al Senato.

Il testo, su cui si arriva al voto dopo numerosi rinvii, introduce nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica. E nella legge Mancino, l’aggravante di omofobia. Temperata, però, dalla previsione esplicita che “non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee”, anche nel caso siano “assunte” in “organizzazioni” politiche, sindacali, culturali, religiose. E’ su quest’emendamento ‘salva associazioni’, introdotto su iniziativa di Gregorio Gitti (Sc) e accettato dal Pd per avere il via libera al testo, che scoppia la protesta delle associazioni gay, nonché di Sel e M5S.

La norma, secondo chi la sostiene, non intacca l’efficacia della legge nel punire violenza e anche reati come la diffamazione. Secondo gli oppositori, invece, annacqua non solo il reato di omofobia, ma tutta la legge Mancino. E finisce per “discriminare i lavoratori omosessuali”, secondo il M5S, ed è un “salvacondotto”, sostiene Sel, per associazioni e partiti omofobi, razzisti, nazifascisti.

Ma tutta la seduta è carica di tensione. E solo la richiesta del voto segreto da parte di Pdl, Lega e Fdi, evita che sia ancora più evidente la rottura nella maggioranza. Il Pdl, in cui si fa sentire con particolare forza l’area cattolica, si oppone all’aggravante voluta dal Pd. Annuncia il voto contrario (ma c’è chi, come Giancarlo Galan, in dissenso vota a favore) e dice sì a tutti gli emendamenti presentati da esponenti Pdl, contro il parere del relatore Ivan Scalfarotto. E’ una parabola discendente, invece, il rapporto in Aula tra Pd e M5S. La seduta si apre con una dichiarazione di “sostegno incondizionato al Pd” (che dà l’illusione ottica di alludere anche a spiragli per il futuro) e si chiude con l’accusa di aver dato il via libera, per mediare con cattolici e Sc, a una legge “farsa”.

A un certo punto, si sfiora anche la rissa. E’ quando il grillino Andrea Colletti accusa Scalfarotto, che ha dichiarato la propria omosessualità in Aula (come anche il collega di Sel Alessandro Zan), di “usare la propria” tendenza sessuale “come un feticcio, a meri fini propagandistici ed elettorali”. “Vergogna”, gli urlano dai banchi del Pd. Alta tensione, insomma. A dispetto della scena finale, che vede i deputati grillini baciarsi sulla bocca (donne con donne, uomini con uomini), abbracciarsi e alzare cartelli contro le discriminazioni. La battaglia ora si sposta al Senato.

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