Siria, Tunisia spaccata sull’ipotesi di aiuti col sesso a jihadiste

TUNISI.- Il caso delle giovani tunisine andate in Siria per “confortare” col sesso i guerriglieri islamici anti-Assad divide la Tunisia, che non riesce a confrontarsi con un fenomeno cresciuto a dismisura. Fenomeno che, prima o poi, il paese dovrà affrontare. Per ammissione dello stesso ministro dell’Interno, Lotfi Ben Jeddou, il numero delle ragazze comincia ad essere notevole, così come le conseguenze sulla società, assolutamente impreparata ad una cosa del genere. Le giovani partono per la Siria per fare sesso con i combattenti anti-regime, sulla base di una pratica inesistente nei testi sacri dell’Islam, ma riconosciuta da alcuni religiosi estremisti: il ‘jihad el nikah’, che consente alle donne di avere rapporti sessuali plurimi, senza il vincolo del matrimonio, con uomini che combattono una “guerra santa”. In alcuni settori di Ennahda, il partito islamico che guida la Tunisia, si sta facendo strada l’idea di aiutare tali ragazze, chiedendo all’Assemblea nazionale costituente – che funge da Parlamento nella fase della transizione – di varare una legge che imponga allo Stato di farsi carico di queste giovani e, soprattutto, che lo impegni a non adottare contro di loro alcuna misura giudiziaria. In seno alla Costituente se ne sta cominciando a parlare, anche se non ufficialmente. Il problema è abbastanza complesso, perché religione e tradizioni chiudono le porte a donne che hanno figli al di fuori del matrimonio (cosa che succede spesso alle jihadiste del sesso). E lo fanno a maggior ragione con chi, come queste ragazze, spesso non sa chi è il padre dei suoi figli. Se l’idea di ‘sanare’ la loro posizione divenisse legge, la Tunisia prenderebbe un impegno economico per molti decenni, perché il beneficio sarebbe esteso ai figli delle ragazze, per il resto della loro vita. E in un momento in cui la Tunisia è in una crisi economica gravissima, questo non va giù quasi a nessuno. Ma non tutti sono sicuri che dietro l’emigrazione sessuale in Siria ci sia solo religione, perché la maggior parte delle ragazze proviene dalle regioni più povere e dalle famiglie più disagiate. A ferire ancora di più la Tunisia ci sono i pregiudizi degli altri paesi arabi. Un sito panarabo, giocando sugli stereotipi dei tunisini (mediocri combattenti) e delle tunisine (donne sensuali), ha pubblicato un articolo con una foto di una ‘guerrigliera’ in velo, calze autoreggenti e Kalashnikov, e un titolo tranchant: ‘Ognuno fa la guerra con i mezzi che meglio conosce’.

(Diego Minuti/ANSA)