Napolitano chiama a rapporto Pdl-Pd

ROMA- Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiama a rapporto al Quirinale il segretario Pdl Angelino Alfano e il leader Pd Guglielmo Epifani per verificare se i principali partiti che sostengono l’esecutivo siano in grado di mettere fine al clima di continua instabilità e tensione politica dentro la maggioranza che rallenta l’azione dell’esecutivo e ne oscura i risultati pur positivi.

Ma, a quanto si apprende, dal Pdl le uniche garanzie sulla vita del governo sono legate al mantenimento degli impegni presi, soprattutto in materia fiscale, e il Pd è altrettanto determinato a non farsi schiacciare dagli ultimatum del Pdl. Anche se il premier Enrico Letta, da New York, continua a fare professione di ottimismo e determinazione, pur consapevole delle difficoltà, il rischio che il governo finisca schiacciato da diktat e recriminazioni resta alto.

Pd e Pdl si parlano ma non si capiscono, e soprattutto non arriva agli accordi, come dimostra la rissosa riunione di maggioranza, convocata per definire le presidenze di Bicamerali e finita ad urla e ad un abbandono anzitempo del vertice da parte del capogruppo Pdl Renato Brunetta. Per questo il Capo dello Stato ha voluto incontrare a quattr’occhi Alfano ed Epifani per sondare le intenzioni e anche le rispettive priorità nei provvedimenti che il governo dovrebbe varare.

Il premier Enrico Letta, che pur all’estero resta in contatto con il Quirinale e si tiene informato sulle vicende interne, è determinato al rientro a chiarire che la legge di stabilità sarà lo snodo cruciale. O gli alleati di governo accettano di costruire una finanziaria che aiuta la ripresa del base o un gioco di veti reciproci è destinato a far venire meno il senso di un ”governo di servizio”. Per inchiodare Pd e Pdl alle proprie responsabilità ogni via, a quanto si apprende da fonti parlamentari, resta aperta: sia una nuova richiesta di fiducia al governo sulla base della mission della legge di stabilità sia un chiarimento interno per poi rispettare il timing che prevede l’ok del cdm entro il 15 ottobre e poi l’approdo in Parlamento. Un primo passaggio dirimenti sarà già il consiglio dei ministri di venerdì che dovrebbe approvare la correzione per il rientro dal tetto del deficit, che vale 1,5 miliardi, e rinviare l’aumento dell’Iva, su cui il Pd sembra poco disposto a fare sconti.

Per riuscire a coprire il miliardo del mancato aumento il Tesoro sta facendo ogni sforzo mentre il rientro nel 3 per cento del deficit è considerato da Letta la precondizione per riuscire a fare una legge di stabilità nel segno dello sviluppo e non sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea. Per non far sentire solo il ministro dell’Economia in questo passaggio cruciale il ministro Dario Franceschini lo sta incontrando in questi giorni, tenendo al tempo stesso i contatti con Alfano e Maurizio Lupi. Ma la determinazione di Napolitano e di Letta non ha trovato piena assicurazione nei faccia a faccia con Alfano e Epifani, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza. Anche se i segnali, spiegano fonti del Colle, sono stati incoraggianti. Per Silvio Berlusconi, si spiega in ambienti del Pdl, il governo deve andare avanti mantenendo gli impegni presi e su questo il Cavaliere non è disposto a fare sconti. E pur con la massima disponibilità a sostenere Letta, anche Guglielmo Epifani ha messo in chiaro che tutti i provvedimenti devono essere un mix equo e virtuoso delle richieste della maggioranza.

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