Siria, presto risoluzione Onu. Usa-Cina sia vincolante

NEW YORK. – Ormai è solo questione di ”dettagli”. Dopo mesi di stallo, i cinque grandi del Consiglio di sicurezza dell’Onu sono ora ad un passo da un accordo per una risoluzione sulla distruzione dell’arsenale chimico siriano: secondo varie fonti, potrebbe arrivare, se non nelle prossime ore, al massimo nel giro di un paio di giorni. Usa e Cina concordano sulla necessità che la risoluzione sia vincolante, mentre il vice ministro degli esteri russo Ghennady Gatilov ha detto che ”il negoziato sta andando bene” e l’accordo dovrebbe essere finalizzato ”molto presto”. Mosca ha anche fatto sapere che la Russia è’ pronta a contribuire al controllo dei siti di armi chimiche siriani, quando il presidente Bashar al Assad distruggerà gli arsenali chimici e le fabbriche dove si producono. Allo stesso tempo, lo stesso Assad, in un’intervista ad una tv venezuelana, ha detto di ritenere che ”le possibilità di un’offensiva militare (degli Usa) sono sempre presenti”, e ha anche confermato che il suo governo intende rispettare l’impegno di distruggere le sue armi chimiche. ”La Siria è impegnata a rispettare tutti gli accordi che ha firmato”, ha detto. Al termine di un incontro tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli esteri cinese Wang Yi, un alto funzionario Usa ha fatto sapere che Stati Uniti e Cina concordano sulla necessità che la risoluzione venga approvata velocemente e che sia vincolante e obbligatoria. E del resto sembra proprio che sarà così. Il testo includerà anche ”un riferimento” al Capitolo 7 della Carta Onu, che prevede l’uso della forza in caso di inadempienza, ha confermato il vice ministro Gatilov, precisando che però ”non ci saranno automatismi”. Ovvero, per autorizzare un’eventuale operazione militare sarà necessaria un’ulteriore risoluzione. Secondo quanto riferiscono varie fonti, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dovrebbero incontrarsi domani per discutere anche della conferenza di pace sulla Siria, la cosiddetta ‘Ginevra 2’, e di una possibile data d’avvio; un argomento che secondo il New York Times è stato affrontato anche in un incontro nei giorni scorsi tra Kerry e il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov. Le prospettive di portare attorno ad un tavolo i protagonisti del conflitto siriano, che in due anni e mezzo ha causato oltre 100 mila morti, sono però ulteriormente complicate dalla frammentazione dell’opposizione al regime di Assad. Lo ha affermato anche l’inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi, che ha incontrato il capo della Coalizione nazionale siriana, Ahmad al Jarba, ma che vede l’opposizione sempre più frazionata. Nuove indicazioni e pressioni per la conferenza ‘Ginevra 2′ dovrebbero comunque arrivare da una riunione del Core Group dei Paesi Amici della Siria, di cui fa parte anche l’Italia, che si svolgerà a margine dei lavori dell’ Assemblea generale dell’Onu. Nella riunione si parlerà anche di assistenza umanitaria ai milioni di profughi e sfollati del conflitto. Un problema per cui in un incontro sponsorizzato da Unione Europea e Giordania, sempre ai margini dell’Assemblea Generale, sono stati raccolti impegni per quasi 900 milioni di dollari.