Naufragio, sospese le ricerche 140 bare a Lampedusa

LAMPEDUSA (AGRIGENTO – L’enorme bara di metallo che potrebbe contenere ancora decine di cadaveri giace a 47 metri di profondità in mare a un miglio e mezzo di distanza da Cala Croce, dagli scogli di Lampedusa. I sommozzatori dei vigili del fuoco hanno filmato il barcone dell’orrore affondato in un drammatico naufragio che ha provocato la morte di 111 somali ed eritrei: 58 uomini, 49 donne 2 bambine e due bambini in età compresa tra 1 e 6 anni. Una strage di donne se si pensa che tra i 155 superstiti ve ne sono solo 4. E molto probabilmente, se i lavori di recupero dei corpi darà ragione alle testimonianze di chi su quel barcone ha navigato e che raccontato di oltre 400 persone a bordo, sul fondo del natante si troveranno tra decine di altre vittime tanti bambini.

Ieri, in serata, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, durante la veglia in Campidoglio per le vittime del naufragio, ha annunciato che i 155 superstiti saranno accolti nella Capitale, ”grazie – ha osservato – anche alla collaborazione del ministero dell’Interno”.

– E questo è – ha sottolineato – il primo segnale della ribellione contro la rassegnazione e l’indifferenza.

Intanto tutto è fermo per le condizioni del mare che mosso da un vento che ha ha mai smesso di soffiare non ha consentito ai sub di lavorare con la necessaria tranquillità a quella profondità. Le ricerche di altri corpi sono state sospese proprio mentre nella rada del porto grande faceva il suo ingresso il traghetto che ha portato 140 bare e quattro carri funebri per le vittime che giacciono nel grande hangar blu dell’aeroporto. Vittime accertate in numero inferiore alle bare giunte, ma evidentemente chi ha il polso della situazione sa che le spiacevoli statistiche finora ipotizzate potrebbero avverarsi. Nell’incertezza delle proporzioni reali del naufragio c’è spazio anche per nuove polemiche.

– Avevamo la barca con decine di migranti, ci siamo avvicinati a un gommone della Guardia costiera chiedendo se potevamo trasbordarli sul loro natante per cercare di salvarne altri. Ci hanno risposto: dobbiamo rispettare il protocollo – ha detto Marcello Nizza, 41 anni, che all’alba sul peschereccio riammodernato per gite turistiche Gamar era giunto per primo nello specchio d’acqua dove è avvenuto il naufragio.

– Sicuramente – ha aggiunto – se la Guardia costiera avesse preso a bordo un po’ di persone ne avremmo potuto salvarne altre. Alla fine siamo tornati in porto avendo salvato 47 persone.

E il presidente della regione Rosario Crocetta rilancia:

– Mi chiedo come mai questo barcone sia arrivato a meno di 800 metri dalla costa senza che nessuno lo abbia avvistato. Prima di naufragare questo barcone carico di persone era a 10, 30, 50, 80 miglia di distanza. Come mai nessuno lo ha visto? Quanto meno c’è un’omessa sorveglianza.

Ieri i turisti, ma anche i lampedusani che forse erano più preparati, hanno trovato i negozi chiusi per il lutto cittadino proclamato dal sindaco Giusi Nicolini, e soprattutto bar e pasticcerie non potendo così fare neanche colazione.

– Ci siamo alzati presto – dice Marco che ha 27 anni e viene da Milano – E abbiamo trovato le serrande abbassate. In ogni caso è una cosa giusta, ciò che è avvenuto mentre noi dormivamo a poca distanza dal nostro albergo è terribile.

Lungo la via Roma ci sono alcuni distributori a moneta di caffè, cappuccini, cioccolata calda. Attende il suo turno Giovanni, lampedusano:

– Che dobbiamo fare? Ci sono stati i morti. E’ giusto dare un segno di rispetto. Per oggi il caffè lo beviamo ‘finto’.

Ieri sera la chiesa di Lampedusa si è riempita per l’omelia del parroco don Stefano Nastasi dedicata alle vittime del naufragio.

– La loro morte ci interpella – ha detto il sacerdote – ci provoca e ci coinvolge. Il nostro lamento di questi anni non è servito a nulla. Mentre fuori si discute, qui si muore, nell’ inerzia di chi dovrebbe proteggerci, delle istituzioni che non fanno fino in fondo il loro dovere.

Alla fine nella piazza antistante si sono radunate oltre un migliaio di persone, molti ragazzi, che hanno poi sfilato in via Roma con le fiaccole in mano che volevano significare che Lampedusa non dimenticherà mai quei morti. Dopo il saluto del ministro Angelino Alfano, ieri in mattinata, che ha rilanciato la candidatura dell’isola per il Nobel per la pace, e la visita di Crocetta, che ha toccato con mano la situazione in cui sono costretti a vivere per ora 1200 persone stipate nel centro di accoglienza, tra cui decine di bimbi, è giunta la presidente della camera Laura Boldrini che si è recata a rendere omaggio agli africani morti, sistemati nell’hangar blu.