Profughi dalla Siria, Italia fuori dalla lista dei paesi ‘ospitanti’

STRASBURGO – L’Italia che chiede solidarietà all’Europa per le ondate di migranti che arrivano a Lampedusa e in Sicilia, non è tra i paesi europei che hanno dato disponibilità ad accogliere 10.000 rifugiati siriani indicati dall’Unhcr come bisognosi di una protezione immediata. Solo nove paesi hanno risposto all’appello, come indicato dal vicepresidente della Commissione europea, Michel Barnier, parlando alla plenaria del Parlamento a Strasburgo a nome della Commissaria per gli affari interni Cecilia Malmstrom in visita a Lampedusa. “Germania, Finlandia, Austria, Danimarca, Ungheria, Lussemburgo, Svezia, Olanda e Irlanda”, ha elencato.

Dalla Commissione poi fanno notare che “in Italia comunque una quota di rifugiati arriva direttamente” ma il leghista Mario Borghezio si dice “basito” nel sentire che non siamo in quell’elenco e chiede che Barroso “ne chieda conto al presidente del Consiglio Enrico Letta”. E le cifre dell’esecutivo europeo comunque dicono che nei primi otto mesi del 2013 dalla Siria in Europa sono arrivati 19.625 richiedenti asilo, dei quali 6.495 sono stati accolti dalla Germania, 6.995 dalla Svezia e 350 dall’Italia. Numeri che non dicono nulla dell’immane emergenza siriana.

Barnier rilancia la stima dell’Onu: ci sono 3,5 milioni di rifugiati tra Libano, Giordania, Turchia e Iraq. E bisogna attendersi “un flusso ancor più massiccio”. Così il Parlamento europeo approva a maggioranza una risoluzione in cui chiede l’organizzazione di una conferenza umanitaria intergovernativa, che decida cosa fare, quanti aiuti e come distribuire il peso dell’assistenza da dare. Invito che Barnier accoglie, perché – come ormai dicono tutti in Europa, soprattutto dopo la catastrofe di Lampedusa – quella delle migrazioni economiche e dei richiedenti asilo di chi fugge le guerre “non è più questione nazionale ma europea”.

Ma oltre all’allarme per i rifugiati, in Europa torna a squillare il campanello d’allarme per il terrorismo. Perchè Barnier definisce “senza precedenti” il numero di europei che vanno a combattere in Siria e ricorda che “le reti” di tali ‘guerrieri’ “possono essere utilizzate per scatenare attacchi in Europa”. E chiude il suo intervento invitando a non abbassare la guardia:

– Dobbiamo restare vigili nei confronti dei cittadini europei che si spostano per andare a combattere in Siria.

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