L’impeachment: dal M5s é guerra al presidente Napolitano

ROMA – I Cinque Stelle tornano ad alzare il tiro verso il Quirinale e tirano fuori dal cassetto l’accusa, forse la più grave, che si possa rivolgere ad un Capo dello Stato. L’impeachment.

Lo fanno in modo dubitativo, con un titolo sul blog con il punto interrogativo (“Impeachment a Napolitano?”), trasversale, per dare consistenza alla battaglia che da qualche giorno impazza tra il Colle e il M5S, dopo le accuse, reciproche, di aver proposto amnistia e indulto per “salvare Berlusconi” e di “fregarsene dei problemi della gente”.

E forse, malignano altri, è il modo escogitato dai vertici del Movimento per spostare l’attenzione dallo scontro inedito scoppiato tra la base parlamentare e i due co-fondatori sul caso immigrazione. Un modo per nascondere sotto il tappeto le ceneri di una ‘rivolta’ che, se pure tenuta in modo sapiente sotto tono, ha il sapore di una vera e propria rivoluzione.

Per la prima volta il gruppo degli eletti ha fatto fronte comune, senza dividersi tra dissidenti e ortodossi, per chiedere conto a Grillo e Casaleggio di quello che è stato un intervento a gamba tesa sull’attività dei parlamentari. La prossima settimana gli eletti, Grillo e Casaleggio, si incontreranno: forse chiariranno, forse no. Il fatto è che l’altra sera, durante la riunione che doveva decidere cosa fare dopo l’ok ad una proposta parlamentare sconfessata in modo così violento dai vertici, è stato deciso per ora di andare avanti: l’emendamento che abolisce il reato di immigrazione clandestina farà il suo iter e i Cinque Stelle, che lo hanno proposto, lo voteranno fino in Aula.

In attesa del confronto, che dovrebbe avvenire lontano dai palazzi romani, non mancano, come sempre, prese di posizione e mugugni, difese e alzate di testa.

“Parleremo con Grillo e Casaleggio del cortocircuito comunicativo, com’é giusto che sia. Prova che siamo umani e possiamo sbagliare”, commenta in rete la deputata Giulia Di Vita.

“Inopportune posizioni autoritarie fanno perdere autorevolezza. E’ proprio un peccato…” avverte Luis Alberto Orellana mentre Alessandro Di Battista definisce “di pancia” l’intervento di Grillo e invita ad un confronto non ideologico.

Riccardo Fraccaro insiste sul rispetto delle regole e del programma (“la democrazia diretta deve essere attivata sempre”, dice) mentre Elisa Bulgarelli si lamenta per l’esito interlocutorio della riunione: “ci siamo limitati ad avallare la scelta di aspettare il confronto promesso con Beppe Grillo, e mi sembra poco”.

E arriva anche l'”impeachment” di Rodotà che afferma di condividere l’iniziativa di Napolitano sull’amnistia e bacchetta Grillo.

– Non è possibile – dice – governare i gruppi parlamentari dall’esterno, chiudendoli in una gabbia

Si vedrà come finirà il faccia a faccia dove potrebbe rinnovarsi la minaccia di ‘dimissioni’ dei leader dal Movimento; per ora le dimissioni che i Cinque Stelle chiedono sono quelle del governo e di Napolitano. Il Capo dello Stato, scrive infatti l’ideologo del Movimento Paolo Becchi sul blog di Grillo, “ha esercitato le sue prerogative al di la’ dei limiti previsti dalla Costituzione, ha snaturato il senso politico e morale della figura del Capo dello Stato” e dunque bisogna “costringere Napolitano alle dimissioni”. E’ l’unico modo per sconfiggere “le larghe intese” anche se il prezzo sarebbe quello di allontanare il ricorso alle elezioni. “Vogliano coprire le loro difficoltá interne alzando polveroni. Ma é un tentativo sterile” commenta il presidente del gruppo del Pd al Senato Luigi Zanda. “L’impeachment? Una carnevalata..” taglia corto Andrea Romano di Scelta Civica.

– Questo modo di fare politica, con proclami farneticanti astutamente usati per ‘dopare’ il proprio ‘esercito’, non durerá a lungo e finirá per ritorcersi contro lo stesso Grillo – pronostica il deputato del Pdl Alessandro Pagano.