Legge Stabilità nel mirino. Letta la difende, Colle lo blinda

ROMA. – Parti sociali e partiti della maggioranza proseguono l’assedio alla Legge di stabilità e al governo Letta che deve anche risolvere la ‘grana’ Fassina e monitorare il delicato passaggio della spaccatura di Sc con la prospettiva della nascita al Senato di un nuovo gruppo ‘Popolare’ con obiettivi tutti da sondare. Il premier tira dritto difendendo la manovra che abbassa per la prima volta le tasse. E aprendo a modifiche in parlamento ma – avverte -senza autolesionismi. Intanto, scende in campo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per blindare l’Esecutivo partendo proprio dalla difesa della manovra. Una difesa non tanto delle singole misure, quanto della sua impostazione generale. Il Capo dello Stato ha infatti ammonito quanti chiedono all’esecutivo ”più coraggio” a evitare che tale richiesta si traduca in ”incoscienza”, con misure prive di coperture certe o, peggio, che facciano sforare il deficit. Cosa che rimetterebbe in discussione la credibilità dell’Italia davanti all’Europa e ai mercati. E alle critiche ha risposto anche il premier Letta: ”per la prima volta abbiamo abbassato tasse”. In un videomessaggio al convegno dei giovani industriali, Napolitano ha esortato a ”non sottovalutare” il fatto che l’Italia è appena uscita da una ”infrazione per deficit eccessivo”. ”Possiamo correre il rischio – ha chiesto retoricamente – che ci ricaschi?”. L’atteggiamento critico perciò deve essere ”sostenibilmente propositivo e consapevole di vincoli e condizionamenti oggettivi che non si possono aggirare”, altrimenti “non sarebbe una prova di coraggio ma una prova di incoscienza”. D’altra parte appena il governo ha varato martedì la Legge di Stabilità c’è stata ”una notevole caduta dello spread”, il che se da una parte ”conferma che bisogna spostare l’accento assai più sulla crescita”, dall’altro spinge a non credere ”che non esista più il problema del consolidamento delle finanze pubbliche”. L’ammonimento di Napolitano giunge in una giornata in cui il segretario della Cgil, Susanna Camusso, minaccia lo sciopero, ma con una frenata su questo di Raffaele Bonanni leader della Cisl. Lunedì prossimo da un incontro a tre con Luigi Angeletti, segretario della Uil, uscirà la posizione dei sindacati confederali che continuano a chiedere un taglio maggiore al cuneo fiscale. Una richiesta identica arriva dalle imprese: in una nota congiunta Abi, Alleanza delle Cooperative, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia hanno invitato il governo a trovare le risorse necessarie attraverso ”una rapida e decisa azione di tagli alla spesa pubblica”. Le critiche che piovono da Pd e Pdl si intrecciano con i rispettivi dibattiti interni. Sandro Bondi ha minacciato di non votare la manovra, mentre critiche sulle imposte sulla casa che sostituiranno l’Imu sono giunte dai lealisti (Maurizio Gasparri, Renato Brunetta, Daniele Capezzone), con Renato Schifani a mediare e il governativo Fabrizio Cicchitto che invita a porre fine ad ”attacchi e scomuniche”. Ma anche il congresso del Pd si riflette nelle prese di posizione sulla Legge di Stabilità: il renziano Angelo Rughetti, della commissione Bilancio, sostiene che mancano ”scelte di fondo”, mentre Gianni Pittella chiede addirittura di sforare il deficit. In questo quadro si inserisce la minaccia di dimissioni da vice-ministro di Stefano Fassina, che al di là delle critiche sul metodo a causa della sua estromissione dalle decisioni finali, ha l’esigenza di non far scavalcare a sinistra da Renzi la componente dei ”giovani turchi” che appoggia Gianni Cuperlo. Altri grattacapi per il governo vengono poi dall’implosione di Scelta Civica. Il premier Letta ha replicato con ironia graffiante alle critiche alla sua manovra definendole ”autolesionismo” dal momento che la legge di stabilità per la prima volta abbassa le tasse: ”Era forse meglio una legge come negli anni scorsi, con tagli alla sanità e nuove tasse?”.

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