Industria. Segni di ripresa ricavi e ordini, ma la strada è lunga

ROMA. – L’industria italiana tira una boccata d’ossigeno, con agosto che fa intravedere segnali di ripresa, anche se la strada resta lunga e in salita. L’estate, partita male, recupera grazie a un agosto in sprint, che registra aumenti sia per il fatturato sia per gli ordini. Ma i segnali positivi finiscono qua: nel confronto annuo il ritardo addirittura si aggrava, con i ricavi giunti alla ventesima flessione consecutiva. Invita alla cautela anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che spiega come i segni più riguardino solo il breve periodo. I nuovi dati sull’industria arrivano dall’Istat, che sottolinea come a trainare il giro d’affari ad agosto con un aumento dell’1%, il più alto da un anno, sia ancora una volta l’export, a fronte di un mercato italiano fermo rispetto a luglio. L’alzata di testa porta in positivo anche il bilancio degli ultimi tre mesi. Ma su base annua il fatturato resta in rosso, con una contrazione del 4,8%, sempre a causa delle perdite subite sul territorio nazionale, solo mitigate dal surplus raccolto oltre confine. Insomma il passo in avanti registrato dai ricavi mese su mese non basta a frenare l’erosione nel confronto annuo. E lo stesso vale per le commesse: cresciute del 2% a livello congiunturale, ma ancora in diminuzione su base annua con una caduta, la decima, del 6,8%. Anche in questo caso il deciso rimbalzo di agosto su luglio non procura grandi benefici nel paragone con l’anno precedente, a riprova di quanto sia arduo il percorso di risalita dagli abissi scavati dalla crisi. Guardando ai diversi settori, rispetto a luglio l’Istat registra rialzi per i beni di consumo, per quelli intermedi e per gli strumentali; l’unica voce in negativo risulta l’energia. Non a caso, andando più nel dettaglio, è il comparto del coke e dei prodotti petroliferi raffinati ad accusare il colpo più duro su base annua (-19,6%), seguito dalla metallurgia. Sul fronte ordini, agosto viene archiviato come un mese nero (-11,1%) dall’industria del tessile e dell’abbigliamento, una delle colonne del Made in Italy. La fabbricazione di computer e prodotti di elettronica è invece l’unico settore che guadagna terreno sia per giro d’affari sia per ordinativi. E non va male all’industria degli autoveicoli, che segna una crescita del 7,5% nel fatturato, restringendo a un -0,9% le perdite in commesse. Qualche spiraglio sembra quindi essersi aperto, ma la prudenza è ancora d’obbligo: ”Anche se il clima economico a livello globale si sta orientando verso il positivo”, questi dati riguardano segnali sul breve periodo, evidenzia Squinzi. ”Se facciamo infatti il confronto con l’anno precedente siamo ancora in zona molto negativa”, fa notare il leader degli industriali. Neanche i consumatori vedono rosa, per il Codacons ”fino a che le famiglie non acquistano le imprese non vendono”. E per rimediare suggerisce di ”rivedere la legge di stabilità seguendo la logica di spostare la tassazione dai consumi ai patrimoni, dall’Iva all’Irpef”.

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