Immigrazione. Governo studia modifiche a Bossi-Fini

ROMA. – La legge Bossi-Fini è uno dei tanti fili ad alta tensione che minacciano l’esistenza del Governo di larghe intese. Dopo il naufragio di Lampedusa, tuttavia, il premier Enrico Letta è intenzionato a mettere mano al dossier. Lo stanno studiando il Viminale ed il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge e c’è già una prima bozza di modifica che interviene sui Cie: in particolare, si punta a ridurre il tempo di permanenza massima in queste strutture, portato nel 2011 a 18 mesi (in precedenza erano sei) dall’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni. C’è dunque una strategia ad ampio respiro del Governo per affrontare l’emergenza immigrazione: l’operazione Mare Nostrum con il rafforzamento della vigilanza nel Canale di Sicilia; le richieste da portare in Europa al Consiglio di giovedì prossimo; lo stanziamento di risorse aggiuntive per 210 milioni di euro; le modifiche alla normativa nazionale. Su quest’ultimo versante il Consiglio dei ministri è già intervenuto il 9 ottobre con il recepimento della direttiva asilo che concede ai rifugiati di ottenere il permesso di soggiornanti di lungo periodo. Ora si punta a modificare la Bossi-Fini, con tutte le cautele necessarie ad evitare la deflagrazione di conflitti nella maggioranza su un tema così spinoso. “Noi – ha detto qualche giorno fa Letta – siamo di fronte ad un cambio epocale dell’immigrazione e questo impone un cambio radicale di normativa e di approccio a livello europeo e nazionale”. Il premier ha quindi tenuto a sottolineare che “da cittadino e da politico abolirei la Bossi-Fini e ho sempre ritenuto sbagliato il reato di clandestinità, ma siamo una grande coalizione nella quale è normale ci siano delle contraddizioni”. Difficilmente, infatti, potrebbe passare in un Governo di cui è vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano una linea tranchant sulla contestata legge. C’è però la possibilità – senza mettere in discussione la filosofia del provvedimento – di trovare dei punti d’incontro su alcune specifiche misure. Nei giorni scorsi si è aperto così un confronto tra il ministro Kyenge, il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico ed il sottosegretario all’Interno Roberto Manzione. E’ stata messa a punto una bozza che punta ad intervenire sui Cie, teatro di rivolte e scontri quotidiani e nel mirino di associazioni ed istituzioni per le loro condizioni. Innanzitutto, il testo parla di “drastica riduzione” del tempo massimo di permanenza dei migranti dopo l’allungamento deciso da Maroni che ha portato ad un sovraffollamento delle strutture e ad un crescente malcontento degli ospiti. Altro punto critico che si vuole aggredire è il sistema di affidamento della gestione dei Centri, attuato con bandi al ribasso che portano a privilegiare in molti casi la proposta più economica a discapito poi dell’offerta di servizi adeguati. Infine, la bozza prevede l’eliminazione della norma che indica che gli ex detenuti debbano essere portati nei Cie per essere identificati – provvedendo così ad un ulteriore intasamento delle strutture – invece di procedere all’identificazione direttamente in carcere.

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