“Consacrata” la tesi del missile. Nuovo processo a Stato per depistaggi

ROMA. – Ancora una volta la Cassazione, nel giro di pochi mesi, è tornata ad occuparsi del disastro di Ustica del 27 giugno 1980 consegnando nuovi tasselli di verità giudiziaria – questa volta sul dato di fatto “non più suscettibile di essere messo in discussione” dei depistaggi delle indagini ad opera di militari dell’Aeronautica – dopo aver dato il via libera, lo scorso gennaio, ai risarcimenti delle vittime da parte dello Stato. Una decisione rispettata anche dal governo che alla fine di giugno, con una nota di Palazzo Chigi, aveva fatto sapere che non avrebbe fatto ricorso contro quel verdetto “per rispetto” delle ottantuno vittime. I familiari dovrebbero essere risarciti con 110 milioni di euro per le vite dei loro parenti perdute in uno scenario di guerra non visto dai nostri radar, e 650 milioni potrebbe costare il crac di Itavia. Con una nuova sentenza, sempre della Terza sezione civile, la Suprema Corte non solo ha elevato a “consacrazione” la tesi del missile lanciato contro il Dc9 dell’Itavia da un aereo “rimasto sconosciuto” e già sostenuta nel verdetto di nove mesi fa, ma si è spinta oltre. Ha affermato – ecco il nuovo tassello – che é “incongruo e contrario a criteri di logicità” escludere il peso di quegli acclarati depistaggi, che parlavano di “cedimento strutturale” del velivolo, nel fallimento del gruppo di trasporto aereo fondato dall’imprenditore marchigiano Aldo Davanzali, accusato di far volare “bare volanti” e al quale dopo il disastro sui cieli siciliani fu vietata l’attività. Ora è stata spazzata via la decisione con la quale la Corte di Appello di Roma, nel 2010, aveva mandato indenni da responsabilità finanziarie per il crac Itavia sia il Ministero della Difesa, sia quello dei Trasporti nonostante non abbiano saputo garantire la sicurezza dei cieli. Invece, il processo civile sarà riaperto, ha stabilito la Cassazione, e deve essere riconsiderato il peso dell’attività di raggiro, menzogna e omertà compiuta dagli uomini di quelle due importantissime articolazioni dello Stato nella bancarotta della compagnia aerea. “Sentenza coraggiosa che restituisce la dignità umana e professionale a mio padre”, ha commentato Luisa Davanzali, la figlia di Aldo, scomparso nel 2005 dopo aver combattuto nei tribunali, fino all’ultimo giorno di vita, nonostante il morbo di Parkinson avesse reso necessaria la nomina di un tutore. Luisa, colpita lo scorso anno da infarto, ha fatto ricorso insieme alla sorella Tiziana alla Suprema Corte e si è scontrata con l’Avvocatura dello Stato che all’udienza svoltasi venti giorni fa, il due ottobre, ha contestato “qualunque responsabilità” di Difesa e Trasporti nel collasso di Itavia. Evidentemente la non belligeranza decisa dal governo Letta sull’affaire Ustica, a giugno, non riguardava anche i conti in sospeso con i Davanzali, sebbene anche loro siano vittime dello stesso missile che ha abbattuto il Dc9 Itavia decollato da Bologna e diretto a Palermo pochi minuti dopo le otto di sera di mille anni fa. “Dopo 33 anni, la malattia e la morte di papà, il crollo delle sue aziende, non è l’eventuale futuro risarcimento economico che potrà cambiare la nostra vita” dice Luisa che, però, tiene vivo il sogno di volare “su un nuovo aereo dell’Itavia, anche un solo apparecchio, qualcosa che ricordi a tutti che mio padre ha contribuito ed è stato un pioniere dell’industria del cielo”. Per Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime di Ustica, “ora serve un maggiore impegno del Governo per capire chi abbia abbattuto l’ aereo e abbia depistato le indagini. E’ un problema politico del governo che non deve solo pagare i conti ma chiedere conto del perché si sono depistate indagini”. Anche il sindaco di Bologna Vittorio Merola vuole che si “scoprano i colpevoli di quella strage”, mentre i parlamentari del Pd Michele Anzaldi e Andrea Marcucci sollecitano la riapertura della Commissione di inchiesta su Ustica e la desecretazione di tutti gli atti su quel disastro “in possesso delle istituzioni pubbliche”. Critico sulla sentenza – come già lo era stato sul verdetto di gennaio e la pista del missile – Carlo Giovanardi del Pdl che si aspetta dalla Cassazione “la cortesia di spiegare dove, come e chi abbia depistato visto che i generali dell’Aeronautica sono stati assolti”.